La Berlinale apre con Das Licht: un film esagerato, facile da odiare, destinato a dividere, ma anche vivo e imprevedibile.

Il suo regista, Tom Tykwer, ha lavorato con le registe di The Matrix e Sense8. E si vede.

BERLINO: I grandi festival di cinema internazionali di solito, per l’apertura, scelgono tra due categorie di film: da un lato i blockbuster hollywoodiani, il cui obbiettivo principale è quello di portate sul primo red carpet della kermesse il maggior numero di star possibile, dall’altro, film nazionali spesso anonimi e poco incisivi, figli di scelte “politiche” o industriali (Jeanne du Barry – La favorita del re a Cannes 2023, ma anche Comandante di Edoardo de Angelis lo stesso anno a Venezia). 

Per queste ragioni sorprende in positivo la scelta della Berlinale di quest’anno di affidare questo slot ad un film inevitabilmente divisivo come Das Licht di Tom Tykwer.

Il nuovo film del regista tedesco racconta la storia di una famiglia disfunzionale: il padre Tim, la madre Milena, i gemelli Frieda e Jon, il piccolo Dio, nato da una relazione extra-coniugale di Milena. Più che una vera famiglia, la loro esistenza si svolge in parallelo, senza un reale legame che li unisca, entrando e uscendo continuamente dall’appartamento berlinese senza neanche salutarsi. 

Tutto cambia quando nella loro quotidianità entra Farrah, una governante di origine siriana. La sua presenza sconvolge gli equilibri, facendo emergere emozioni rimaste a lungo sepolte. Ma Farrah non è lì per caso, come scopriremo. 

Sembra di star vedendo uno spin-off di Sense8, la serie Netflix creata dalle sorelle Wachowski tra il 2015 e il 2018, di cui lo stesso Tom Tykwer ha diretto diversi episodi. Si tratta di un film profondamente imperfetto, esagerato, sopra le righe e fin troppo lungo che sceglie di fare sempre la cosa più difficile e rischiosa. Ma, proprio come accadeva con Sense8, Das Licht è un film che funziona nonostante tutto questo, che lavora in maniera preziosa sulle immagini e sull’emotività. 

Quello che fanno i personaggi non è credibile, eppure i personaggi sono estremamente “veri”. Tom Tykwer non è mai stato un regista tradizionale, a partire dal film che lo ha reso celebre nel 1998 Lola Corre, ma la sensazione è che proprio l’incontro con Lilly e Lana Wachowski, prima con Cloud Atlas nel 2012, e poi con la serie Netflix pochi anni più tardi, lo abbiano indirizzato definitivamente sulla strada più adatta al suo modo di fare cinema.

Tykwer immerge, letteralmente, i suoi protagonisti in una Berlino costantemente sotto la pioggia, in un mondo segnato dai cambiamenti climatici, le migrazioni globali e dall’estremismo politico. 

Sono disconnessi tra di loro, ma anche da loro stessi, anime intrappolate che vagano per il mondo e che hanno bisogno di qualcuno che le liberi dal circolo vizioso di infelicità di cui sono schiavi.

Das Licht è un film che cambia continuamente forma: un momento è un dramma familiare, quello dopo una commedia grottesca, passa a un musical e poi all’animazione. Facile da odiare, destinato a dividere le opinioni, ma anche vivo, interessante, vivace e imprevedibile. Se il film di apertura è un indizio su questa Berlinale, ci sarà da divertirsi.