Dietro lo splendore figurativo e le atmosfere da raffinato thriller kubrickiano di Conclave, il film di Edward Berger nominato a 6 Golden Globes e a 11 Critic’s Choice Awards, in uscita in Italia giovedì 19 dicembre, ci sono una costumista tedesca e un artigiano orafo italiano.
La costumista tedesca è Lisy Christl, già nominata all’Oscar per i costumi di Anonymous di Roland Emmerich, e responsabile dei costumi, con Berger, in Niente di nuovo sul fronte occidentale. È lei che ha lavorato sui tessuti e sui colori di un film che vede centinaia di personaggi, tutti con la stessa veste, la porpora cardinalizia. Come differenziarli, come distinguerli, come caratterizzarli?
Qui entra in scena l’orafo fiorentino. O meglio la bottega orafa fiorentina, con il giovane Riccardo Penko e la sua bottega orafa familiare, da anni specializzata in oreficeria di arte sacra.
Al laboratorio Penko è stato affidato il compito di disegnare e realizzare 150 croci cardinalizie, l’una diversa dall’altra. Ognuna delle quali, essendo quasi l’unico elemento variabile del costume, doveva definire anche il carattere, l’atteggiamento, la storia, l’orientamento politico dei singoli cardinali impegnati in quella guerra di ambizioni, di idee, di visioni del mondo che è ogni conclave. E lo è, a maggior ragione, nel film di Edward Berger.
Conclave ha ricevuto una nomination nella categoria Best Costume ai Critic’s Choice Awards, ed ha ricevuto una nomination per i Costume Designers Gulid Awards.
“Ancora prima di cominciare a lavorare a Niente di nuovo sul fronte occidentale, Edward Berger mi parlò del progetto di un film ambientato in Vaticano”, dice Lisy Christl, che accetta di raccontare la sua esperienza a The Hollywood Reporter Roma. “Per molte ragioni, era il mio grande sogno lavorare a Roma, e su un film sul Vaticano”, dice Christl. “Berger mi disse: ‘che tu ci creda o no, ho uno script che riguarda proprio il Vaticano’. Io pensai a un incrocio di destini: sto preparando da anni un libro sui costumi del clero, è qualche cosa che mi interessa profondamente”.
“Per quello che riguarda le vesti dei cardinali, sono andata in Vaticano. Ho visto le vesti che i cardinali indossano: beh, non mi piaceva il colore, non mi piaceva il tessuto, non mi piaceva il taglio”, dice Lisy.
“Non è stato semplice convincere tutti. Ma ho scelto un tessuto più solido, più pesante. E anche il colore: il famoso ‘rosso cardinale’ era troppo acceso per lo schermo. D’accordo con Edward Berger, ho scelto una tonalità più cupa, più scura, che secondo noi avrebbe funzionato molto meglio sullo schermo”.
“Era chiaro, per me, che avrei dovuto lavorare con una troupe italiana”, prosegue Christl. “Ho fatto una lunga ricerca, e ho iniziato a lavorare con una costume supervisor, Ilaria Marmugi. Il lavoro è iniziato nel settembre 2022. Ilaria, che è fiorentina, mi ha fatto conoscere il laboratorio di oreficeria Penko. Ho pensato, inizialmente, di commissionare a loro le croci dei personaggi principali, quelli interpretati da Ralph Fiennes, Stanley Tucci, Sergio Castellitto e John Lithgow”.
“I primi schizzi che mi ha mandato Riccardo erano così belli, ero così felice: allo stesso tempo, ho avuto quasi una crisi di nervi. Sono andata al mercato delle pulci, ho cercato croci cardinalizie e non c’era niente di paragonabile, niente che si avvicinasse a quella qualità. Ho pensato che sullo schermo non ci sono solo i personaggi principali che dialogano fra loro, compaiono continuamente anche gli altri cardinali. Non potevano indossare croci tanto più brutte. Ho pensato: non possiamo cominciare in Paradiso, e proseguire all’inferno… Così, ho convinto la produzione a investire per fare realizzare 150 croci, e centinaia di anelli, tutti dallo stesso artigiano. Tutti i gioielli sono stati realizzati in 10 settimane soltanto”, dice Lisy.
“Abbiamo lavorato ancora con Edward Berger, nel suo film successivo, che è stato girato a Macao”, dice Lisy Christl. “Il film si chiama The Ballad of a Small Player. Il film è interpretato da Colin Farrell e Tilda Swinton. È un po’ un incroci fra Erroll Flynn e Oscar Wilde: la storia di un avventuriero che si compra un falso certificato di morte e inizia una seconda vita a Macao. Nel film ci sono molti gioielli, e abbiamo rinnovato la collaborazione con gli orafi Penko, e in particolare con Riccardo”.
Riccardo lavora da sempre nella bottega di famiglia, proseguendo una tradizione artigiana che Firenze coltiva da secoli. “Abbiamo realizzato un disegno diverso per ognuna delle croci dei cardinali: per quella che indossa Ralph Fiennes, ne abbiamo parlato con lui stesso, l’abbiamo in un certo senso disegnata insieme. Alla fine delle riprese, Ralph se l’è voluta tenere”.
“Le croci sono gli unici elementi del costume che differenziano i cardinali”, dice Riccardo Penko. “Quindi era fondamentale che ognuna di esse raccontasse una storia. Ci sono croci più ricche, che appartengono ai cardinali più legati alla tradizione, altre più sobrie, che appartengono ai cardinali più progressisti: ci sono croci elaborate, altre scarne. Ci sono croci che raccontano dei continenti dai quali i cardinali provengono”.
“È stato un lavoro enorme”, prosegue Riccardo Penko, “giorno e notte, per dieci settimane. Sono stato aiutato dalla famiglia: mio padre Paolo, che ha aperto la bottega orafa, mia madre Beatrice, mio fratello Alessandro”. Sembra quasi di sentire i racconti delle botteghe artigiane del Rinascimento, quelle di Bronzino, di Botticelli, di Benvenuto Cellini.
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