
Edward Norton, ospite di questo episodio del podcast Awards Chatter di The Hollywood Reporter, è uno dei nostri migliori attori cinematografici da 30 anni. È un tre volte candidato all’Oscar, nominato due volte prima dei 30 anni, e sembra sempre più probabile che riceverà una quarta nomination alla fine di questo mese in riconoscimento della sua toccante interpretazione del gentile cantante folk Pete Seeger al fianco di Bob Dylan, interpretato da Timothée Chalamet, in A Complete Unknown di James Mangold. È già stato nominato per un Golden Globe Award ed è candidato ai Critics Choice e ai SAG Awards.
Descritto dal Los Angeles Times come “l’attore degli attori della Generazione Y, l’erede del grande mantello della recitazione indossato da luminari come Robert De Niro e Dustin Hoffman” e dalla rivista Cineaste come “uno degli attori più potenti del cinema americano… uno di quei camaleonti toccati dal genio come Alec Guinness o Daniel Day-Lewis”, Norton ha recitato in film come Schegge di paura del 1996, American History X del 1998, Fight Club del 1999, 25th Hour del 2002, The Illusionist del 2006 e Birdman e Grand Budapest Hotel del 2014.
Nel corso di una conversazione negli uffici di Los Angeles della United Talent Agency, il 55enne ha riflettuto sul periodo precedente al suo debutto sul grande schermo, che lo ha catapultato verso la celebrità; su come è arrivato a fare alcuni dei suoi lavori migliori per i registi d’autore David Fincher, Spike Lee, Alejandro González Iñárritu e Wes Anderson; sul perché è rimasto così colpito dal regista e dal co-protagonista di A Complete Unknown; e molto altro ancora.
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