
Milano, 7 dicembre 1976. Alla prima dell’Otello, alla Scala, per la regia di Zeffirelli, sono schierati 5000 carabinieri. I ragazzi dei Circoli del proletariato giovanile iniziarono a lanciare sassi, vernice e uova contro le pellicce e gli smoking dell’alta borghesia che sfilava all’entrata. E poi bombe molotov contro la polizia. In pochi istanti si scatenarono degli scontri violentissimi. Vennero fermati 250 manifestanti, 30 arrestati, 21 feriti (tra cui alcuni ustionati per le auto incendiate).
Quanto era distante quel mondo da quello della prima della Scala della Forza del Destino, della scorsa settimana, diretta da Riccardo Chailly, dove abbiamo visto sfilare presidenti del senato, governatori, attori, ballerini, chef in grande spolvero?
Sono proprio quei giovani che lanciarono uova e molotov i protagonisti di La parte bassa di Claudio Caligari e Franco Barbero, che verrà presentato in anteprima, in versione restaurata, al festival Sottodiciotto, a Torino, il 15 dicembre.
Si tratta di un’inchiesta che dava voce al movimento formato dalla galassia di gruppi extraparlamentari il cui motto era, come si legge alle spalle dei protagonisti del documentario, sulle pareti del circolo ‘il Panettone” – così chiamato perché nelle prossimità della fabbrica della Motta – “Ribellarsi è giusto, ribellarsi è possibile”.
Realizzato nel 1978, restaurato dal Centro Sperimentale di Cinematografia nelle sue immmagini video grigie e lattiginose trasformate in pellicola dal vidigrafo inventato da Alberto Grifi, l’autore eponimo del cinema sperimentale, è un reperto archeologico di cinema militante ancor più interessante oggi di quanto lo fosse, forse, allora.
I protagonsti parlano dell’episodio degli scontri alla prima della Scala come un momento politico importante per “la nostra rabbia che sfoghiamo”. Perché “è impossibile venire a patti con il capitale”. Ma soprattutto perché il rifiuto della vita ordinaria è assoluto e incondizionato. Nessuno di loro è disposto a vivere “in questo mare di merda dove la gente lotta per un aumento di stipendio o una lavatrice nuova”. Il loro obiettivo è “stare bene” e progettare espropri popolari, occupazione di case, “autoriduzioni” al cinema o al supermercato.
CALIGARI SI AFFERMA
Caligari, che si affermerà qualche anno dopo con Amore tossico, che godrà di un caloroso favore di grandi cineasti come Marco Ferreri e che verrà scoperto alla Mostra del Cinema di Venezia, si sentiva parte di questo movimento Dichiarò: “Non sono entrato nelle Brigate Rosse ma era così facile contattare Curcio o Franceschini. Credo mi abbia salvato il Cinema. La cosa che anche allora pensavo era: se fai la guerriglia in un paese col capitalismo avanzato, è chiaro che perdi”.
Prima di La parte bassa aveva realizzato un documentario sulla tossicodipendenza (Droga che fare, 1976, cui collaborò un altro autore destinato ad afferarsi, Daniele Segre). Fu un’inchiesta su un territorio abbandonato dopo un terremoto (Lotte nel Belice, 1977), Ma è in La parte bassa che il suo cinema militante, nel finale (girato in pellicola, in 16mm), cerca di mettere in scena l’aspetto ribellista e situazionista, anarchico e gioioso che fotografa i “giovani proletari” in una sorta di teatro di strada.
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