Scott Feinberg analizza lo scandalo che sta travolgendo Karla Sofía Gascón di Emilia Pérez nella sua corsa agli Oscar. E che danneggerà drasticamente le sue chance. O no?

L’ executive editor della sezione premi di The Hollywood Reporter analizza le origini e le implicazioni di una situazione che ha completamente sconvolto la corsa agli Oscar: “uno scandalo molto moderno” che non ha precedenti

La corsa annuale agli Oscar, che dura circa 10 mesi, dal Festival di Cannes alla cerimonia degli Academy Awards, è come una competizione politica. Inizia con i candidati che gettano il cappello nell’arena (nei festival cinematografici e alle premiere). Poi, i sostenitori dei candidati che mostrano potenziale (in base alle reazioni e alle recensioni) iniziano ad affinare le loro strategie (enfatizzando narrazioni che li presentino nella migliore luce possibile) e a corteggiare i votanti (a proiezioni e ricevimenti, e attraverso Q&A e interviste). Alcuni avanzano alle ‘primarie’ (i molti altri premi che precedono gli Oscar). E poi arriva il giorno delle elezioni (la notte degli Oscar).

Ma le somiglianze non finiscono qui. Sebbene sia certamente vero che le implicazioni della vittoria di un’elezione politica siano più importanti e di vasta portata delle implicazioni della vittoria di un Oscar, le potenziali ricompense della vittoria di un Oscar – reputazionali, monetarie e di altro tipo – sono abbastanza significative da poter indurre le persone a comportarsi in modo sgradevole e/o da spingere altri a cercare e a smascherare cattivi comportamenti passati.

Caso emblematico: Karla Sofía Gascón, l’attrice spagnola protagonista di Emilia Pérez è stata premiata con una nomination all’Oscar come migliore attrice il 23 gennaio, cosa che l’ha resa la prima persona trans in assoluto ad arrivare in finale agli Oscar nella categoria dedicata alla recitazione.

Meno di una settimana dopo, le speranze di un Oscar per la Gascón si stanno allontanando. In un’intervista del 28 gennaio, ha rilasciato commenti che insinuavano, senza prove, che persone associate all’altra candidata all’Oscar come migliore attrice Fernanda Torres (I’m Still Here) fossero le stesse che l’avevano attaccata cercando di danneggiarla. 

Le pesanti dichiarazioni hanno inevitabilmente provocato la rapida e indignata reazione di molti, tra cui quella dell’‘esercito’ di brasiliani che hanno appassionatamente difeso la Torres e il suo film per tutta la stagione.

Poco dopo, casualmente o meno, sono stati scoperti e fatti circolare su X (precedentemente Twitter) dei tweet pubblicati negli ultimi anni dalla Gascón che contenevano commenti offensivi su una vasta gamma di comunità emarginate e persino sugli stessi Oscar. L’intera vicenda è diventata virale e ha trasformato la Gascón, che ha rapidamente disattivato il suo account X, nella versione hollywoodiana di Gary Condit, John Edwards o George Santos – in altre parole, completamente tossica. A questo punto, Mel Gibson è probabilmente più popolare di lei in città!

Si può ipotizzare che la divulgazione dei tweet della Gascón, e i tempi in cui è avvenuta, non siano stati del tutto programmati. E si può anche sostenere che la Netflix, distributore di Emilia Pérez, con le possibilità finanziarie e le decine di persone che lavorano specificamente ai premi, avrebbe dovuto scovarli prima di investire milioni nella campagna agli Oscar di un film sostenuto con questa determinazione; dopo tutto, una situazione simile, anche se riguardava un singolo tweet, sei anni fa ha quasi fatto deragliare le prospettive di Oscar di Green Book, altra pellicola controversa.

Ma la sostanza, ovviamente, è che la Gascón ha fatto tutto da sola.

Trovo l’intera situazione scioccante e triste.

Ho interagito parecchio con la Gascón negli ultimi mesi in vari festival, eventi, interviste e Q&A, e non ho visto alcun segnale di questo lato oscuro. Aveva un legame inequivocabile e speciale con le sue co-star, Zoe Saldaña e Selena Gomez, e con il suo regista, Jacques Audiard. Spesso era accompagnata dalla sua giovane figlia, che mi è sembrata una bambina davvero in gamba, e che ora deve provare molto dolore.

Oltre a ciò, c’è questo: non bisogna necessariamente apprezzare Emilia Pérez per riconoscere che la Gascón ha offerto una performance coraggiosa e audace nel film, e che il suo successo nella stagione dei premi ha rappresentato speranza e progresso per molte altre persone. In circostanze diverse, sarebbe stata celebrata agli Oscar, vincendo o perdendo, e sarebbe finita su una parete dell’Academy Museum of Motion Pictures, descritta come una pioniera al pari di Sidney Poitier e Kathryn Bigelow.

Ma ora, a causa del suo comportamento, le sue possibilità di vincere l’Oscar come migliore attrice, che erano miste fin dall’inizio, sono state annullate, ed è possibile che lo stesso si possa dire per il suo futuro nel mondo dello spettacolo. Ha inoltre danneggiato gravemente il suo film – che era probabilmente il favorito per l’Oscar come miglior film, avendo ricevuto ben 13 nomination, solo una in meno del record di tutti i tempi – oltre ad aver tolto le speranze anche ai suoi colleghi che hanno ricevuto delle nomination. Tra loro la Saldaña, che è stata la favorita come migliore attrice non protagonista per mesi. Insomma, sono molti i membri dell’Academy, che avranno difficoltà a votare per Emilia Pérez, in qualsiasi categoria.

Emilia Pérez è tutt’altro che il primo favorito agli Oscar a trovarsi coinvolto in uno scandalo. Solo negli ultimi venticinque anni, dalla rissa a mani nude tra Shakespeare in Love e Salvate il soldato Ryan, accuse di varia legittimità, e in alcuni casi di origine incerta, hanno ostacolato la corsa di A Beautiful Mind (il personaggio interpretato da Russell Crowe era stato accusato di essere antisemita); Slumdog Millionaire (accusato di sfruttare i suoi giovani attori indiani); The Hurt Locker (un veterano ha affermato che avesse copiato la sua storia); Il discorso del re (per aver presumibilmente falsificato la storia); e Green Book (per vari e tanti motivi).

È interessante notare però che tutti questi film hanno comunque vinto l’Oscar come miglior film. I membri dell’Academy hanno ritenuto le accuse false, fuorvianti o irrilevanti rispetto al loro compito di valutare la qualità di un film. Ma la situazione della Gascón sembra diversa da qualsiasi altra l’abbia preceduta, perché il suo cattivo comportamento è innegabile (anche se ha affermato che alcuni dei tweet che sono stati fatti circolare sono stati manipolati), indifendibile (c’è un gruppo etnico che non ha offeso?) e completamente contrario a ciò di cui lei e il suo film dovrebbero parlare (vale a dire, tolleranza). Inoltre, ha minato gli sforzi di molte persone che hanno lavorato instancabilmente a suo favore.

Questo è uno scandalo agli Oscar molto moderno, uno che non sarebbe stato possibile solo pochi anni fa, prima dell’avvento di Internet e dell’ascesa dei social media. Come in politica, ci sono sempre state forme di ricerca di opposizione mobilitate nella corsa agli Oscar, ma di solito da strateghi che lavorano per conto di un’altra campagna. In questo caso, però, tutto indica che semplici cittadini – che possono o meno far parte di un ampio numero di persone che si oppongono alla “wokeness”, da un lato, o che trovano la rappresentazione di persone trans e del Messico in Emilia Pérez offensivamente semplicistica, dall’altro – hanno preso in mano la situazione, cercando, individuando e facendo circolare informazioni dannose su qualcuno che ha lasciato loro molto materiale da trovare.

Questi semplici cittadini potrebbero essere stati aiutati e incoraggiati da una campagna rivale che trarrebbe vantaggio dalla caduta della Gascón e di Emilia Pérez? Tutto è possibile e, nell’era di Internet e dei social media, molto difficile da provare. Ma la sostanza rimane la stessa: hanno completamente sconvolto la corsa agli Oscar.