I magnifici 15 del Sundance 2025. Una classifica stilata dai critici di THR

Un thriller gay sexy ambientato nel mondo del cruising, un dramma fin troppo attuale sulla ripresa post-incendio e un documentario scioccante sulle prigioni statunitensi sono tra i preferiti dei nostri critici al festival

The Alabama Solution

Basato in gran parte su filmati girati dai detenuti con cellulari proibiti, il potente e avvincente documentario di Andrew Jarecki e Charlotte Kaufman non è una visione facile, ma è fondamentale. Il film si concentra sulla corruzione e sugli abusi di potere specifici delle prigioni dell’Alabama – e sull’eroismo degli uomini che hanno trovato il modo di evolversi all’interno di un sistema che non ha alcun interesse a partecipare alla loro riabilitazione e nega la loro umanità di base in ogni modo. – DANIEL FIENBERG

BLKNWS: Terms & Conditions

Prima della sua morte nel 1963, lo studioso W.E.B. Du Bois trascorse decenni cercando di pubblicare un’enciclopedia sulle persone di origine africana. Questa missione è il motore dell’ipnotico lungometraggio d’esordio di Kahlil Joseph – un mobile saggio video che mescola narrazione afro-futurista, filmati d’archivio e memorie: come fosse un indice della cultura nera degli ultimi 50 anni. Joseph anima la storia immaginaria di un giornalista che racconta un progetto curatoriale intercontinentale con voce fuori campo, didascalie e uno stile ispirato ad autori come Jean-Luc Godard a Garrett Bradley. – LOVIA GYARKYE

The Librarians

La recente messa al bando di libri nelle biblioteche scolastiche – in particolare quelli con temi LGBTQ+ o legati alla razza – potrebbe non essere più all’attenzione dei titoli dei giornali, dato lo tsunami di decreti presidenziali che sopprimono i diritti. Ma sta ancora succedendo. Ciò rende questo documentario scrupolosamente assemblato da Kim A. Snyder tanto più opportuno. Intrecciando fluidamente frammenti di film d’epoca con filmati d’archivio e originali, il film osserva un gruppo di educatori, quasi tutte donne, che combattono le proibizioni. È una cronaca essenziale piena di dramma e disperazione, ma anche piccoli barlumi di speranza. – LESLIE FELPERIN

Pee-Wee as Himself

Ricavato da 40 ore di interviste e migliaia di ore di filmati d’archivio, il documentario in due parti di Matt Wolf per HBO offre a Paul Reubens un posto sotto i riflettori postumo. Sfruttando al massimo il tempo trascorso con il suo soggetto e rifiutandosi di edulcorare il tono delle loro interazioni, Wolf ha creato un ritratto illuminante e piacevolmente sconcertante di un artista piacevolmente sconcertante. Il risultato regge bene al confronto con la recente serie di documentari di HBO sui “Difficili uomini divertenti” incentrati su personaggi come Garry Shandling e George Carlin. – D.F.

The Perfect Neighbor

Nel giugno 2023, Susan Lorincz, una donna bianca della Florida, ha sparato un singolo colpo mortale alla sua vicina di casa nera Ajike Owens, madre di quattro figli, mentre quest’ultima stava bussando alla sua porta d’ingresso. Basandosi su filmati della body cam della polizia, la regista Geeta Gandbhir ricostruisce una linea temporale degli eventi che hanno portato a quel giorno, osservando una tranquilla comunità lacerata da una faida latente. È un resoconto propulsivo di paranoia razzista, inerzia della polizia e delle conseguenze delle leggi “Stand Your Ground” americane. – L.G.

Peter Hujar’s Day

Un esperimento di straordinaria bellezza nel genere delle biografie su grande schermo, lo studio del personaggio di Ira Sachs è costruito a partire da nastri ritrovati di una conversazione del 1974 tra il fotografo gay Peter Hujar (Ben Whishaw) e la sua amica Linda Rosenkrantz (Rebecca Hall) per il progetto di un libro. Guidato dalla straordinaria interpretazione di Whishaw, il film diaristico trasforma il tempo compresso in qualcosa di libero, espansivo, illuminante e risonante emotivamente, il tutto ottenuto con elegante moderazione. – DAVID ROONEY

Plainclothes

Un film di realtà palpabile per quelli di noi che ricordano anni di vergogna, paura e segretezza, il thriller ambientato negli anni ’90 dello scrittore-regista esordiente Carmen Emmi segue un poliziotto incaricato di un’operazione sotto copertura, arrestando uomini gay che fanno cruising in un centro commerciale di Syracuse. La sua volontà di fingersi esca si dissolve quando inizia a confrontarsi con la propria identità sessuale mentre è ossessionato da un incontro simile, tenuto nascosto. Le solide interpretazioni di Tom Blyth e Russell Tovey ti tengono incollato a questo dramma sexy, triste e autenticamente grintoso. – D.R.

Prime Minister

Il documentario delle registe Lindsay Utz e Michelle Walshe su Jacinda Ardern è un ritratto tempestivo e intimamente toccante di una donna al potere, che esamina il lavoro e le scelte di vita della prima ministra laburista durante il suo mandato di cinque anni come capo di un galvanizzante governo in Nuova Zelanda. Montando abilmente video casalinghi, candide interviste contemporanee e filmati di archivio, il film offre un raro sguardo di prima mano sul peso e le richieste subite dai politici quando le crisi gli piovono addosso. – CARYN JAMES

Rebuilding

Lavorando nel Colorado dove è nato, come ha fatto nel suo debutto, A Love Song, Max Walker-Silverman evoca di nuovo un potente linguaggio visivo del paesaggio. Questa volta, però, il panorama è segnato da un devastante incendio che lascia un allevatore di nome Dusty senza casa. Il cuore straziante di questo tranquillo dramma è interpretato con eloquente sottigliezza da Josh O’Connor, che offre l’ultima di una straordinaria serie di interpretazioni – e, con emozione un analoga abilità, battuta per battuta, è offerta dagli altri membri del cast. – SHERI LINDEN

Sally

L’illuminante documentario di Cristina Costantini sull’astronauta Sally Ride intreccia magnificamente la sua storia personale, raccontata dalla donna che è stata sua partner per 27 anni, e un resoconto dettagliato del sessismo sbalorditivo che Ride ha subito come prima donna americana nello spazio. Toccante e socialmente rilevante, è un raro film di profonda capacità di comprensione, ma non edulcora la personalità a volte spinosa della sua eroina. – C.J.

Seeds

Il documentario, sereno e sorprendente di Brittany Shyne osserva due agricoltori neri nel sud dell’America contemporanea, costruendo con empatia un ritratto della vita contadina, rivelando al contempo le minacce alla sua sopravvivenza. Usando una tavolozza in bianco e nero con uno splendido effetto mirato – una scena di trattori che arano il cotone evoca i ricordi di una travagliata storia a causa della sua somiglianza con le immagini d’archivio – non è un’indagine giornalistica, ma una contemplazione poetica che ricorda l’indimenticabile Time di Garrett Bradley. – L.G.

Sorry, Baby

Eva Victor dirige, scrive e interpreta il suo debutto sul grande schermo, su una giovane accademica del New England che si sta gradualmente riprendendo da un’aggressione sessuale. È una svolta disarmante, franca e intima sulla “traumedy” femminile – perspicace, divertente e sostenuta da convincenti interpretazioni in ruoli secondari di Naomi Ackie nel ruolo della migliore amica della protagonista e Lucas Hedges in quello del suo vicino diventato corteggiatore. Il film posiziona Victor come un talento multi tasking, con una voce specifica e dalla forma matura che mescola ironia e serietà con un effetto accattivante. – JON FROSCH

The Stringer

Come si fa a svelare una bugia e, cosa ancora più difficile, la storia ufficiale che è stata costruita attorno ad essa? Questa è la domanda che guida la tranquilla bomba a mano di un documentario di Bao Nguyen. Al centro c’è una famosa foto del 1972 (conosciuta come “Ragazza Napalm”) che ebbe un effetto sensazionale in tutto il mondo durante la guerra del Vietnam, e il piccolo team di giornalisti che si è messo in viaggio, 50 anni dopo, per determinare se fosse stata attribuita al fotografo sbagliato. Cronaca di un giornalismo investigativo in giro per il mondo, è un film commovente meno sulla geopolitica che sulla politica del posto di lavoro – e in definitiva sul legame controverso tra i due. – D.L.

Train Dreams

Il dramma di Clint Bentley su un taglialegna dell’inizio del XX secolo nel Pacifico nordoccidentale è stato magnificamente adattato dal racconto di Denis Johnson. Mai prigioniera del testo originario, la storia è plasmata da una recitazione superba e da personaggi finemente incisi – il protagonista Joel Edgerton offre forse la migliore interpretazione della sua carriera, e la co-protagonista Felicity Jones è radiosa. I due sembrano essere vissuti molto tempo fa, con volti usciti da un catalogo di Walker Evans. È un film affascinante e di forma impeccabile che consente a Bentley (Jockey) di far parte della lega dei registi americani essenziali. – DR.

Twinless

Un equilibrismo tra umorismo e compassione, l’affascinante e toccante opera di James Sweeney ruota attorno a due giovani uomini (interpretati da Dylan O’Brien e lo stesso Sweeney) che stringono un’insolita amicizia in un gruppo di supporto per la perdita di gemelli. O’Brien si sdoppia con notevole bravura interpretando sia l’irascibile protagonista che, nei flashback, il suo estroverso fratello gay. La sceneggiatura avvincente è costellata di osservazioni pungenti sul dolore e la solitudine, nonché di una manciata di colpi di scena intelligenti. — L.G.