
Dopo una sequenza quasi leggendaria di annunci e rinvii, il Grand Egyptian Museum (GEM) sembra finalmente prossimo alla sua tanto attesa inaugurazione. O almeno, questo è ciò che le autorità si affrettano ad assicurare. La monumentale istituzione, situata a un soffio dalle piramidi di Giza, ha ora fissato la sua apertura per novembre 2025. Ma possiamo davvero concederci il lusso di crederci? I costruttori dell’Antico Regno completarono la piramide di Cheope in un periodo comparabile, mentre la modernità ha impiegato oltre due decenni per dare forma a un museo.
Estendendosi su 81.000 metri quadrati, il GEM custodirà, inclusa la collezione completa di Tutankhamon, oltre 100.000 reperti dell’antica civiltà egizia, molti dei quali vedranno la luce per la prima volta. Il progetto, parte del piano “Giza 2030”, offrirà gallerie permanenti e temporanee, un museo per bambini, installazioni immersive e schermi interattivi. L’ambizione non manca: il museo vuole ridefinire il modo in cui il passato viene raccontato.

Area del Grande Museo Egizio – Portale dei tour in Egitto. Per gentile concessione
Affidato allo studio irlandese Heneghan Peng Architects, il progetto ha preso forma nel 2002, dopo un concorso internazionale con oltre 1.500 partecipanti. Il risultato è un’imponente struttura triangolare che si allinea alle piramidi di Cheope e Micerino, omaggio al genio ingegneristico egizio e, al contempo, richiamo alle difficoltà della contemporaneità nell’eguagliarne l’efficienza.
Annunciato nel 2002 e atteso per il 2013, il GEM si è trasformato in simbolo dei ritardi della modernità. Problemi finanziari, instabilità politica e una pandemia globale hanno fatto slittare l’apertura più volte. Dopo varie date fallite, siamo giunti all’ennesimo annuncio per il 2025. Sarà la volta buona?
Per mitigare lo scetticismo, alcune sezioni del museo sono già accessibili attraverso tour privati. Dal 16 ottobre 2024, il Grand Hall, la Grande Scalinata e dodici gallerie pubbliche accolgono i visitatori. Tuttavia, i veri gioielli della collezione, come l’esposizione di Tutankhamon e il Museo della Barca Solare, restano celati.
L’impresa ha avuto un costo di circa 550 milioni di dollari, finanziato in gran parte da un prestito giapponese di 300 milioni, con il resto coperto dal Consiglio Supremo delle Antichità egiziane, donazioni private e fondi internazionali. La costruzione, affidata alla joint venture tra la belga BESIX Group e l’egiziana Orascom Construction, ha richiesto capacità ingegneristiche avanzate e una navigazione attenta tra le sabbie mobili della burocrazia.
Se davvero novembre 2025 sarà il momento del trionfo, il Grand Egyptian Museum potrebbe finalmente imporsi come uno dei luoghi più iconici della cultura mondiale. Nel frattempo, il pubblico resta in attesa, sospeso tra speranza e scetticismo, osservando il dispiegarsi dell’ennesimo capitolo di questa epica costruzione. Il tempo, come sempre, sarà giudice supremo.
Se l’apertura si concretizzerà, il GEM non sarà solo un faro culturale, ma anche un volano per il rilancio del turismo in un paese che, tra rivoluzioni e instabilità nei territori limitrofi, ha visto il proprio patrimonio storico divenire spettatore silenzioso di stagioni turistiche sempre più esili. Il ritorno dei visitatori, attratti dalla maestosità di un’istituzione che si annuncia come la più imponente del suo genere, potrebbe segnare una ripresa cruciale per l’Egitto, che attende di riappropriarsi del suo ruolo di epicentro della storia e della bellezza senza tempo.
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