Vox populi, vox Dei, usava ripetere Alessandro Manzoni nel suo I Promessi Sposi, e se anche la voce del popolo non è sempre la voce di Dio, è altrettanto innegabile che proprio da questo popolo possano nascere delle intuizioni straordinarie.
Questa breve premessa per accennarvi all’universo dei meme su Taylor Swift che stanno facendo impazzire gli italiani. Disegni, caricature e foto che si pongono una e una sola domanda: qualcuno conosce le canzoni della cantante americana? Per quanto le radio passino ogni due per tre un suo brano, nessuno sembra in grado di citare un suo titolo o ritornello in meno di dieci secondi senza ricorrere a Spotify, Apple Music o Youtube.
Allora, come è riuscita a fare ben due sold out al San Siro di Milano, per un totale di 135.000 presenze paganti e scatenate?
Presenze, giova ricordarlo, di cui quasi un 30% addirittura direttamente dagli Stati Uniti perché oltreoceano il costo di un singolo biglietto ha superato i 2.000,00 dollari. Pensate la portata del fenomeno.
Vedete, fin quando si parla di fenomeni come i Maneskin, riferendoci alle nuove generazioni, la spiegazione è semplice: hanno tirato fuori due singoli che conoscono e cantano tutti, di cui uno è la cover di Beggin’, canzone del 1967 dei Four Seasons. Stessa cosa si può dire per Annalisa, Elodie, o la rivisitazione di Una Donna Per Amico di Battisti, ribattezzata Te E Un Piede Per Amico da Peppe Borgia Fetish. Tutti classici stagionali in grado di riempire gli stadi, ma i maligni potrebbero dire che stiamo parlando di fenomeni italiani mentre lei è americana. Riflessione giusta, ma in parte perché, se dovessimo usare come parametro la nazionalità, sarebbero inspiegabili le 4 date dei ColdPlay allo Stadio Olimpico di Roma, evento di cui non si è parlato rispetto alle due date della nostra cantante americana.
La Swift non avrà tutta la verve di Madonna, la poliedricità di Lady Gaga, o la fisicità di Beyoncé, ma ascoltando le sue canzoni, non si tratta della solita paccottiglia pop usa e getta, ma stiamo parlando di un country dopato e condito da quelle venature pop che contribuiscono a rendere i brani godibili, oltre che ballabili. Una signora musicista, insomma. Se ciò non bastasse, Taylor è stata inserita all’ottavo posto tra i chitarristi più bravi degli ultimi 20 anni da Guitar.com.. Verissimo, si scrive da sola le musiche, i suoi testi sono una sorta di ossessione per qualsiasi teenagers da New York a Boston perché raccontano delle sue personali storie d’amore, ma… Resta il mistero: perché due sold out?
Andando alle origini del fenomeno, la Swift non è nata ieri, ha 11 album alle spalle, oltre 200 milioni di copie vendute ed ha finanche superato Whitney Huston nel numero di settimane in prima posizione su Billboard: sono numeri pazzeschi, ma… C’é sempre un “ma”. Parliamo di un successo straordinario, sì, ma in America, non in Italia.
In realtà, secondo lo scrivente, il successo della cantante americana nel Bel Paese ha ragioni che con la musica e il suo talento nulla hanno a che spartire. Tutto va ricondotto a una parola: marketing.
Sì, marketing, lo ripeto, perché chi ha riempito per due sere di fila lo stadio di San Siro probabilmente non è stata la Taylor Swift cantante, ma il personaggio. Il megafono della sua strategia è stato TikTok, non Instagram o Facebook, ma la piattaforma cinese, l’unico strumento attualmente esistente in grado di muovere i favori di milioni di under 30 in tutto il mondo, da New York a Osaka, senza distinzione di sesso, genere o fede. Forte del successo in patria, la Swift è riuscita a imporre il suo nome e la sua immagine nel mondo attraverso quell’apparentemente innocuo giochino che sono i reel, che puntualmente da TikTok sono saltati su Instagram e infine in forma di short su Youtube. Facebook non ha subito l’onda perché gli utenti sono più “anziani”.
Ragazzine e ragazzini italiani di ogni luogo e dialetto, dal paesino di provincia alla grande città, in poco tempo si sono innamorati della sua immagine, delle sue espressioni, dei suoi sorrisi, di ciò che ha voluto mostrare di sé, con tanto di iniziative commerciali nel mondo dei profumi e dell’abbigliamento, nonché impegnandosi politicamente senza intermediari in questioni politiche importanti negli Stati Uniti come i diritti LGBTQ+. In pratica, ha conquistato il pubblico che definiremo “globale” compiendo i passi giusti al momento giusto, cavalcando le onde più alte, e mantenendo sempre un profilo positivo e propositivo.Il fenomeno del suo recente successo in Italia è stato così improvviso e straordinario, anche perché fino a prima dei suoi sold out di lei parlavano in pochi, che abbiamo deciso di interpellare qualche addetto ai lavori che ha competenza in materia.
Il primo che siamo andati a intervistare è un discografico con una storia di spessore alle spalle, nonché ex Presidente della Warner Music Italy, Marco Alboni oggi consulente strategico del settore, il quale risolve il nostro dubbio relegando la problematica a un discorso anagrafico: “Io sono andato a vederla a San Siro, c’erano una roba come 64/65.000 persone. Tutti cantavano le sue canzoni e, a occhio e croce, dubito che non le conoscessero. Effettivamente c’é un’idolatria, e di questo sono responsabili Tik Tok, Youtube e i social. Quella che ho visto sul palco, è un’artista che suona, canta, sa dominare il pubblico, quando fa le sue canzoni al piano piuttosto che alla chitarra. Si cambia d’abito? Sì, si cambia d’abito come fanno tutti. Dietro le produzioni c’é una disciplina incredibile, come dietro ogni spettacolo, e credo ci sia solo da riconoscerlo. Secondo me è un problema generazionale, magari un cinquantenne oggi è difficile che conosca la Swift. Poi, dipende a chi chiedi, quanta musica ascolta, cosa ascolta. Superati i 40 è fisiologico ascoltare meno musica. Non per pigrizia, ma per come va la vita. Comunque, le canzoni ci sono, lo stile è riconoscibile. Anche il titolo del tour ti fa vivere un racconto di ere diverse. e ognuno di quei mondi meriterebbe un concerto a parte”.
Di parere diverso è stato Stefano Carboni, Direttore di Radio Number One ed ex uomo di punta di RMC Radio Monte Carlo, che ai nostri microfoni ha detto: “Io, che sono in radio da quando ero piccolo, non è che non mi sia accorto del fenomeno in undici anni. A suo tempo andammo a intervistarla negli States, figurati, ma pensare che sia differente da una Dua Lipa e personaggi analoghi di cui mi ricordo di più, mi sembra difficile. Oggettivamente, se analizziamo le classifiche radiofoniche, anche l’ultimo singolo che ha fatto insieme a Post Malone, se arriva alla 40esima è già tanto. Leggendo qualche articolo cattivello su di lei, qua e la, non mi stupisco ci si chieda quale sia la sua Billy Jean. Per quanto discutibile nella qualità media, non ricordo nel passato recente un periodo così florido per la musica in Italia, però resta senza risposta il successo della Swift, sembra quasi che un algoritmo impazzito l’abbia lanciata. Per carità, è bella, è una professionista, canta bene, tutto quello che vuoi, ma non è Madonna, non ha quella penetrazione artistica così potente. Le sue canzoni sono carine, ma le mancano hit in grado di giustificare quello che all’apparenza vediamo”.
A fornirci un ultimo e terzo parere, Albertino, uno che quando si parla di musica conosce bene la materia e le ragioni di un successo: “Te la dico io una canzone che mi viene subito in mente, Shake it off almeno vinco la gara tra quelli che non sanno le canzoni (risate ndr). Detto ciò, molti fenomeni vivono in dimensioni parallele. Il pubblico di Taylor Swift è un pubblico molto giovane e prettamente femminile. Nello specifico credo che il suo successo sia legato più ai suoi testi che alle canzoni. Il mio modo di valutare le canzoni è il più classico, le ascolto. Ma ascoltando le sue, non mi arrivavano, o almeno non le percepisco come grandi brani musicali. Una canzone dei Beatles è bella al primo ascolto come per i Cold Play. Lei va capita, poi che ti piaccia o no è un altro discorso. Detto ciò, il suo show e attualmente la produzione più importante al mondo, e questo giustifica le due date a San Siro”.
I tre autorevoli addetti ai lavori che abbiamo intervistato, sembrano avere tre pareri differenti su questa cantante.
La morale di tutto però ce l’ha data proprio Taylor Swift quando sul palco di San Siro, ha detto: “Piacere di conoscervi”, saluto a cui sarebbe stato azzeccato rispondere con un corale “Altrettanto”.
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