
Gaia Sidoni è una content creator e critica cinematografica, laureatasi in “Cinema, televisione e produzione multimediale”, che analizza i media sui canali social. Su Sanremo, e la messa in scena di quest’anno, ha realizzato contenuti interessanti mettendo in luce un progetto innovativo di forma dello show che introduce elementi classici della sintassi del cinema: dissolvenza in nero, montaggio sull’azione, ricerca espressiva degli stili d’illuminazione. THR Roma le ha rivolto, proprio su questo, qualche domanda.
Quali sono le novità più interessanti della “forma tv” adottata da Sanremo 2025 sul piano del linguaggio audiovisivo?
Sicuramente le novità più interessanti sono quelle apportate al racconto delle esibizioni canore. La regia di Maurizio Pagnussat, infatti, è tutt’altro che invisibile, come vorrebbe la grammatica classica del linguaggio televisivo. Partecipa alla melodia con quello che lui chiama “spartito digitale”, una sinfonia di inquadrature, luci, grafiche ed effetti speciali che dovrebbero dare all’esibizione un look da videoclip. Il risultato è sicuramente dinamico, non sempre però questa scelta audace lo ha premiato, restituendo a volte una distanza dalla performance piuttosto che un accompagnamento visivo.
In che misura queste sono dettate da un progetto “autoriale” e registico piuttosto che da una sorta di mainstream tecnologico?
Credo che siano una somma delle due cose. Durante le edizioni di Amadeus il regista Stefano Vicario aveva già aperto la strada verso una regia più energica tanto da essere etichettata a volte come una regia dedita allo “stacco” e quindi al montaggio veloce. Si può pensare che quello intrapreso negli ultimi anni sia un percorso che tenda al ringiovanimento della tv generalista che con il suo programma di punta cerchi di stare al passo con il mondo dei social e dello streaming e quindi, purtroppo, con un abbassamento della soglia dell’attenzione che richiede uno stimolo visivo continuo.
Quali sono i precedenti più interessanti che possono avere influenzato la messa in scena di quest’anno?
Alcuni degli spunti sono sicuramente da ricercare nelle edizioni precedenti di Sanremo anche se le influenze più grandi arrivano dai programmi di intrattenimento musicale più seguiti come “Xfactor” che con la regia di Luigi Antonini costruisce una vera narrazione audiovisiva, non solo dei brani ma anche dei singoli artisti, e “L’eurovision Song Contest” che nell’edizione italiana del 2022 ha avuto alla regia un eccellente Duccio Forzano.
Regia televisiva e regia cinematografica, nonostante la condivisione del termine, sono in realtà due discipline assai differenti. È possibile che stiamo assistendo ad un loro insospettabile riavvicinamento?
Mi sembra proprio di sì e il merito è sicuramente di questi grandi registi televisivi che attraverso la loro visione stanno riscoprendo una via più “passionale” e meno scolastica di raccontare il media tradizionale ad un mondo che va nella direzione dello storytelling in ogni sua forma.
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