Nato il 17 maggio 1958 a Chichester, in Inghilterra, Di’Anno è entrato nella leggenda esattamente nel 1980 con l’uscita del primo album omonimo degli Iron Maiden, per molti ancora un capolavoro assoluto. La title track e brani come “Prowler” e “Phantom of the Opera”, segnarono una svolta definitiva nel mondo dell’hard rock, presentando qualcosa di allora inedito che tonificava il suono dei Thin Lizzy ma non disdegnava l’impatto più graffiante degli UFO, anche grazie allo stile vocale graffiante di un ragazzo inglese che sembrava appena uscito da una festa punk.
Furono questi gli ingredienti che contribuirono a definire un suono che ancora oggi, dopo 44 anni, riesce ad ammaliare milioni di fan nel mondo.
Il secondo album, “Killers” (1981), consolidó ulteriormente lo status della band e del suo cantante, per molti un nuovo punto di riferimento, come scrisse un entusiasta Kerrang. Brani come “Wrathchild” e “Murders in the Rue Morgue”, diventarono subito dei classici. Musicalmente più cattivo del debutto, e forse per questo meno fortunato nel lungo periodo, l’album consacró la capacità di Di’Anno di raccontare storie e di esprimere emozioni forti grazie alla sua voce, ora roca e graffiante, ora quasi angelica, un tratto distintivo che segnó le basi di uno stile unico. Ma era sul palco che Paul dava il suo meglio, dominando la scena come un vero animale da palco.
Tuttavia, dopo il tour di “Killers”, nello stesso anno Paul lasció gli Iron Maiden a causa di tensioni interne causate dalle sue dipendenze. Nel mentre, la band, ormai inarrestabile, trovó in Bruce Dickinson il sostituto, e con lui raggiunse i risultati straordinari che tutti conosciamo.
Quell’addio segnerà per sempre il nome di Paul, da quel momento condannato senza possibilità di appello a essere semplicemente riconosciuto come l’ex cantante degli Iron Maiden.
A prova di ció, negli anni successivi, pur avendo intrapreso una carriera solista pubblicando album come “Battlezone” e “The Beast”, dignitosi ma non esattamente fortunati, come accennato, non riuscirà a farsi riconoscere come Paul Di’Anno. Non è un caso se durante i suoi concerti fosse praticamente costretto dal pubblico a suonare tutti i classici dei due dischi che lo resero immortale. Addirittura nel corso delle interviste, anche a distanza di 40 anni, i giornalisti chiedevano sempre e solo del suo periodo con i Maiden.
Beffa del destino, oltre alla musica, Di’Anno ha affrontato sfide personali significative. Tra problemi di salute, carcere e dipendenze, non è stata certo una passeggiata. Tuttavia, la sua resilienza e la sua determinazione l’hanno tenuto a galla, finanche nell’ultimo periodo in cui è stato costretto a esibirsi su di una sedia a rotelle.
Con la morte di Paul Di’Anno, il mondo del rock perde una voce iconica e un pioniere. La sua eredità vive attraverso la musica e le emozioni che ha suscitato in milioni di fan. Ogni volta che una delle “sue” canzoni degli Iron Maiden viene suonata, l’eco della memoria che fu continua a vivere, ricordandoci il potere della musica di unire e ispirare.
In questo momento di tristezza, ricordiamo Paul non solo per i suoi successi, ma anche per la sua autenticità e la passione che ha portato in tutto ciò che ha fatto. La sua storia è un richiamo all’importanza di vivere la propria verità senza smettere mai di seguire i propri sogni. Riposa in pace, Paul Di’Anno.
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