Serena Brancale a Hollywood Reporter Roma: “Voglio Portare In Alto La Cultura Barese”

Serena Brancale, regina dell’estate musicale 2024 grazie alle hit Baccalà e La Zia, ci ha parlato della sua recente trasformazione artistica e di come la musica popolare affondi le proprie radici nei dialetti.

Di THR ROMA

Cantautrice e polistrumentista, Serena Brancale è un’artista strutturata che ha saputo conquistare il pubblico di tutto il mondo con la sua voce unica, le sonorità soul e un talento indiscusso. Dopo aver debuttato come attrice a soli 14 anni nel film Mio cognato di Alessandro Piva (2003), nel 2015 partecipa al Festival di Sanremo con il brano da lei scritto e arrangiato Galleggiare, che la consacra tra le nuove promesse del panorama musicale italiano. Nel corso degli anni, Serena ha continuato a stupire grazie a una sorprendente versatilità che le ha permesso di spaziare dal jazz al soul, dal funk al pop sino ad arrivare al successo di Baccalà, un accattivante electro-folk cantato in dialetto barese. Numerose le collaborazioni con artisti rinomati quali Il Volo, Mario Biondi e Clementino, così come le esibizioni dal vivo, capaci di conquistare migliaia di fan oltre a figure del calibro di Quincy Jones.

Fenomeno Serena Brancale, (Foto: Instagram @serenabrancale)

Il tuo recente cambio di look e stile musicale ha sorpreso molti. Cosa ti ha spinto a una trasformazione tanto radicale?
“Era nell’aria il cambiamento. O meglio, era da un anno che sperimentavo il dialetto nei reel su generi musicali diversi e anche ai concerti incominciavo ad essere più sportiva, più comoda nel cantare. La trasformazione è sinonimo di crescita. Sono felice che oggi io sia diversa da ieri, non siamo solo una persona”.

In un’epoca di crescente censura e perbenismo, la scelta di utilizzare un linguaggio più sboccato nelle tue canzoni ti fa sentire una outsider? In un certo senso, ti vedi come una paladina della libertà di parola nell’industria musicale?
“Ho aggiunto le parolacce in Baccalà perché nella metrica erano le parole più giuste per rimanere a tema baile funk. Trovo che le parolacce dialettali conservino ancora la poesia di altri tempi. Non mi sento una outsider bensì una conservatrice”.

Il brano ‘Baccalà’ ha avuto molto successo. Puoi raccontarci come è nato e se hai mai avuto timore che il contenuto della canzone potesse essere frainteso o criticato?
“Il brano è nato per gioco. Era da un po’ di tempo che giocavo sui social con armonizzazioni di parolacce con i miei studenti o con racconti di storie popolari. Baccalà doveva essere uno di questi invece mi è esploso tra le mani”.

La tua musica è caratterizzata da una forte personalità e da una certa irriverenza. Alla luce del dilagare della Cancel Culture, cosa pensi di questo fenomeno?
“Nel mio piccolo voglio raccontare la cultura barese sempre di più e portarla in alto. Quello che accade a Bari Vecchia, quello che osservo per strada, quello che mi raccontano e quello che ho vissuto io. Se cancellassero la mia cultura non avrei molto da dire, solo storie d’amore che mi hanno fatto soffrire”.

In quanto artista, quali strategie adotti per rimanere fedele alla tua visione creativa mentre navighi tra le aspettative e le sensibilità del pubblico moderno?
“Non c’è strategia semmai una pozione che su di me è magica. Musica uguale tradizione e storia.  Unisco la musica, la voce e il piano alla tradizione. Spesso nei video mangio cibi tipici e al contempo canto raccontando una storia dove la gente si rivede”.

L’intelligenza artificiale sta avendo un impatto crescente su diversi settori, e l’industria musicale non sembra fare eccezione. Cosa pensi di questa tecnologia e del suo utilizzo per creare musica?
“Mi preoccupa un po’ sebbene possa risolvere tanti problemi e accorciare le distanze. Sono per chi spazza per terra a mano e non per l’aspirapolvere. Vediamo dove ci porterà questa tecnologia”.

Digital Cover “Brancale Mainstream Pugliese”

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