All’inizio odiava il suo personaggio, Giovanna Sannino. Poi ha studiato il copione di Mare Fuori, ha scritto una lettera alla sua Carmela, l’ha compresa e l’ha resa una parte di sé: un’entità amica da non giudicare, nonostante le divergenze caratteriali e di formazione.
“È una donna cresciuta in fretta, non ha gli strumenti per potersi difendere da un amore sbagliato”, la descrive come una ragazza forte, Carmela. Una che lotta con le unghie e con i denti per il nucleo familiare che si è creata troppo presto e senza le condizioni adeguate. Una giovane donna innamorata del suo Edoardo con tutta se stessa, legata a lui da un amore tossico dal quale non è in grado di svincolarsi e che vive con determinazione, come ogni altro tassello della sua vita.
Oltre l’immedesimazione attoriale, Giovanna Sannino non condivide niente con lei. Ci si è trovata in empatia per un certo attaccamento innato all’arte della recitazione, percepita come qualcosa che era già scritto, che doveva essere così. Quella di Carmela (come quella di Sannino) è una genesi tutt’ora in atto, di una donna che traina man mano sulle sue spalle le redini della sua famiglia e di tutto Mare Fuori 4. Dall’ambiente criminale in cui si trova a crescere suo figlio Ciro, alle continue mancanze del suo Edoardo, fino alla possibilità di saper perdonare per la necessità di sopravvivere.
Nei nuovi episodi Carmela è decisamente più presente e si impone sempre di più su coloro che ha intorno. Come racconterebbe la metamorfosi del suo personaggio?
Nella quarta stagione Carmela attraverserà un momento molto complicato. L’abbiamo sempre vista come una ragazzina tutta d’un pezzo, in senso negativo. Aveva molto chiaro quale fosse il suo posto nella vita di Edoardo, quale fosse il suo ruolo e quale padrone dovesse rispettare.
Dalla fine della terza stagione inizia a prendere forza per un istinto di sopravvivenza materno, per un amore smisurato per la propria famiglia. E questa forza tornerà anche all’inizio della quarta stagione, anche se non verrà mantenuta fino alla fine. Volevo vedere una Carmela che si concede un momento di adolescenza, che capisce che la sua vita non è stata già scritta in un certo modo e dunque così dovrà andare. Ha il diritto di prendersi dei momenti istintivi, di spensierata sofferenza, di dolore vissuto come una ragazza della sua età. Non come una donna adulta che deve necessariamente affrontare le cose girando la faccia e portando in alto la sua famiglia.
Quello con Edoardo è un amore che leva la pelle, fatto di bugie e tradimenti. È un rapporto esclusivamente tossico o pensa che nonostante le varie vicissitudini non felici i due riescano a portare avanti una relazione sana?
Penso che tra di loro non ci sia nulla di sano. Il tradimento è l’ultimo dei problemi di questa relazione. C’è di mezzo un figlio che ameranno sicuramente tantissimo, ma è nato in un momento sbagliato della vita, quando erano due ragazzini. È un rapporto fondato sul continuo aggrapparsi l’uno all’altro. Il fatto è che non essendo complici affondano tutti e due, insieme.
Che evoluzione augurerebbe alla sua Carmela?
A questo personaggio che è sicuramente malato d’amore augurerei un amore vero che non fa male. Che non ti tradisce, non ti consuma, ma che cura le tue ferite. Le augurerei di essere potente. Per la terza stagione ho studiato il mio personaggio scrivendo, non sapevo da dove iniziare. Alla fine delle riprese ho scritto una lettera a Carmela, in cui le auguravo di imparare a vivere il dolore che inevitabilmente l’accompagnerà per sempre, ma di farlo con la forza che l’ha sempre contraddistinta. Fino a consumarlo.
Nonostante tutte le scelte sbagliate del personaggio riesce ad empatizzare un po’ con lei?
Ho imparato a farlo, all’inizio il dito contro veniva quasi naturale. Ricordo quando abbiamo letto la sceneggiatura dell’episodio della proposta di matrimonio. Carmela era forte, lo stava per lasciare, si stava innervosendo. Dopo, Edoardo le chiede di sposarla e lei cade ai suoi piedi, di nuovo. Ricordo che sul set la reazione di sgomento fu comune (ride, ndr). Invece devi metterti nei panni dell’altra persona e renderti conto che quella è la sua strada, quello è il suo modo di pensare, il suo vissuto, la sua educazione sentimentale. Non ha gli strumenti per potersi difendere da un amore sbagliato.
È riuscita ad avvicinarsi a lei alla fine?
Non abbiamo tanti punti di contatto. Siamo diverse, abbiamo due vite completamente distanti, neanche parallele. Per essere lei dovevo mettermici di fronte. E alla fine siamo diventate amiche.
Sognava di recitare sin da piccola?
In realtà ho avuto un rapporto molto conflittuale con la recitazione. Ho iniziato quando avevo 5 anni. È un mondo che ha sempre fatto parte della mia vita, ma mi spaventava l’incertezza, il non sapere se oggi lavori e domani no, il costante essere sotto il giudizio degli altri. Sognavo il grande cinema e i grandi teatri, ma pensavo che fosse un sogno destinato a restare lì, che non sarebbe mai diventato il motore delle mie giornate.
Poi cos’è successo?
È andato tutto in maniera naturale. Posso spiegare tutto con le parole di mio padre, “quello che ti sta succedendo è l’evolversi naturale della tua vita”. Fondamentalmente, è qualcosa che io mi sono costruita inconsapevolmente nel tempo, ma che doveva essere così.
Quando è entrata nella serie si aspettava un successo simile?
Nessuno di noi se lo aspettava. Certo, sapevamo di star lavorando per la Rai, immaginavamo che sarebbe diventato un prodotto visto, ma non il prodotto visto. Ancora adesso non siamo entrati in quella dinamica per cui Mare Fuori è effettivamente un fenomeno. Se la vivi da dentro, sei in una bolla, non ti rendi realmente conto di cosa sta succedendo fuori.
Come si spiega il successo di Mare Fuori? Cos’ha portato di nuovo alla tv italiana?
Sicuramente la sua natura di teen drama colpisce un pubblico che si nutre di questo. Siamo abituati a vedere questa tipologia di prodotto, sui giovani ed i loro problemi adolescenziali. Il pretesto di racconto del carcere, che inevitabilmente ferma il tempo, ti permette di mettere a fuoco, di indagare gli stati d’animo di questi ragazzi. Mare Fuori coinvolge, ti fa sentire dentro la storia, che tu abbia otto anni o sessanta. È un’ondata di sensazioni ed emozioni pure, che non sono mediate. Nella vita reale è esattamente l’opposto.
Uno dei punti di forza di Mare Fuori è il fatto racconta storie di ragazzi che, proprio per la giovane età, hanno la possibilità di evolversi, di cambiare strada.
È un momento molto complicato per qualsiasi tipo di lavoro. Il mondo dello spettacolo è attaccato su tutti i fronti, e trovare dei ragazzi con dei piccoli o grandi sogni, che tassello dopo tassello ce la fanno insieme è molto importante. L’unione in qualche modo fa davvero la forza.
Quale altro personaggio le sarebbe piaciuto interpretare?
Viola. Credo sia un personaggio interessantissimo, che analizza un lato black dell’uomo. Fare il cattivo psicopatico è la cosa migliore per un attore, perché ti permette di indagare un problema effettivo, di superare dei limiti.
Sicuramente, però, Carmela ha più possibilità di evolversi come personaggio.
Questo indubbiamente (ride, ndr). Però secondo me il percorso di Viola non era ancora finito lì. Aveva tanto da raccontare, ma ovviamente le dinamiche narrative ti costringono a fare dei cambiamenti. Che poi, io il mio personaggio all’inizio lo odiavo. Ora lo amo da morire.
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