‘House Of The Dragon’: Ecco Come La Produttrice Esecutiva Melissa Bernstein Ha Portato Un Po’ Di ‘Breaking Bad’ A Westeros

Bernstein commenta anche su un'idea persistente riguardante Jesse Pinkman: "Questo è un percorso interessante da seguire"

È difficile trovare un curriculum televisivo più impressionante di quello di Melissa Bernstein. Quattro volte vincitrice dell’Emmy, Melissa è stata al fianco di Vince Gilligan fin dagli albori di Breaking Bad nel 2007. Insieme a Mark Johnson e a Gran Via Productions, ha contribuito a trasformare quella serie in un vero fenomeno globale.

Subito dopo il clamoroso successo di Breaking Bad, Gilligan, Bernstein, Peter Gould e il resto del team creativo hanno dato vita allo spin-off con Bob Odenkirk Better Call Saul, ormai considerato uno dei prequel più acclamati di sempre. A seguire, nel 2019, è arrivato il ben accolto El Camino, film sequel di Breaking Bad, che racconta la fuga di Jesse Pinkman (Aaron Paul). In quel periodo, Bernstein ha inoltre contribuito al successo di altre serie come Rectify, Halt and Catch Fire e la quarta stagione di In Treatment. Quest’ultima rappresenta una svolta significativa, poiché la produttrice, verso la fine di Better Call Saul, ha lasciato il fianco di Mark Johnson per firmare un accordo di produzione con HBO. 

L’accordo di Bernstein con HBO implicava anche che non avrebbe potuto unirsi a Gilligan nel suo prossimo progetto per Apple TV+, ancora senza titolo, con protagonista Rhea Seehorn (Better Call Saul). Bernstein ha così intrapreso un viaggio a Westeros, entrando a far parte dello spin-off di Game of Thrones, l’ormai celebre House of the Dragon

«Che ci siano draghi o che tu sia in pieno Medioevo, si tratta sempre di natura umana», dice Bernstein. «Il mio obiettivo era assicurarmi che le scene, gli archi narrativi e le trame fossero autentici in termini di chi siamo come persone e della nostra esperienza su questa terra. Per me, questo è ciò che fa funzionare una storia». Durante una recente conversazione Bernstein ha parlato di House of the Dragon in vista del finale di stagione e ha affrontato anche un possibile ritorno all’universo di Breaking Bad.

Beh, hai lasciato il nido, per così dire. Hai lavorato con Mark Johnson e Gran Via per molto tempo, e anche con Vince Gilligan dal 2006 o 2007. Cosa ti ha fatto capire che era il momento giusto per metterti in proprio?
In realtà ho lasciato Mark e Gran Via prima della fine di Better Call Saul. Il tempo ha questo modo di deformarsi, e non ricordo nemmeno esattamente quando è stato, ma è successo prima della fine dello show. Io e Mark abbiamo lavorato insieme per più di un decennio, lo adoro e lo rispetto. Parliamo ancora spesso e un giorno lavoreremo di nuovo insieme. Ma ho deciso di mettermi in proprio perché ho capito di avere un punto di vista molto forte sui progetti che volevo intraprendere, e onestamente non volevo limitare Mark in quello che stava facendo. Lui è sempre stato così rispettoso nei miei confronti che penso mi avrebbe lasciato scegliere i progetti, ma Gran Via era la sua produzione e ho pensato che avrebbe dovuto essere lui a prendere le decisioni.

C’è sicuramente stato un momento in cui hai dovuto dare la notizia a Vince che non ti saresti unita al suo ultimo progetto su Apple TV+. Immagino sia stato difficile, visto che lui ha rappresentato un’importante parte della tua vita per quasi due decenni?
Sì, molto. Tutto ciò di cui Vince fa parte diventa qualcosa di unico e speciale. Lo adoro sia come persona che come mentore. E poi, anche da un punto di vista egoistico, è difficile non far parte dei suoi progetti. Non è che non volevo entrare nel suo nuovo show. Avevo un accordo preesistente con HBO e dovevo onorarlo. Non è che non volessi lavorare con Vince, anzi. Spero in futuro di avere l’opportunità di collaborare con lui e con l’intero team. I produttori, il cast e la troupe di quello show mi stanno molto a cuore.

Per anni ho sentito diverse storie su come quelli di Game of Thrones amassero Breaking Bad. Hanno persino assunto Michelle MacLaren e Michael Slovis per dirigere alcuni episodi. Anche tu in quel periodo hai percepito una sorta di reciproca ammirazione tra i due show?
Era impossibile non rispettare quello che David [Benioff] e Dan [Weiss] stavano facendo con Game of Thrones e HBO in generale. Era uno show spettacolare, e non c’era niente di simile in televisione. Era molto diverso da quello che stavamo facendo con Breaking Bad, ma era davvero speciale, unico e avvincente. Restavo a bocca aperta ogni volta che guardavo quello show, ed è stata una cosa intelligente portare a bordo Michelle e Michael. È meraviglioso quando artisti come loro riescono a contaminare universi tanto distanti.

Ricordo di aver sentito storie di attori di Game of Thrones che guardavano Breaking Bad durante le pause tra le riprese.
Cosa c’è di più diverso di un insegnante di chimica che diventa un narcotrafficante?

Probabilmente è per questo che gli piaceva. Era l’esatto opposto di quello che stavano facendo in quel momento.
Esattamente!

Miguel Sapochnik era il produttore esecutivo uscente di House of the Dragon, nonché regista interno e co-showrunner. Sei stata fondamentalmente chiamata a riempire i suoi panni come produttrice?
No, penso che Miguel e io abbiamo ruoli molto diversi, e non credo fossi destinata a sostituirlo. Inoltre, non sto dirigendo lo show.

Dovresti farlo, considerando i tuoi episodi di Better Call Saul.
(Ride) Sei molto gentile. Ma lui ha così tanti talenti e non penso che quello fosse il mio ruolo. Quando Ryan Condal è diventato lo showrunner, io ero lì per supportare lui e il team. Non sono una maestra del fantasy. Non ho l’esperienza o la conoscenza enciclopedica del mondo incredibile di George R.R. Martin che ha Ryan, ma ho un solido background televisivo e narrativo. Quindi ero lì per essere parte di quell’aspetto dello show e concentrarmi esclusivamente sulla storia e su come raccontarla, assicurandoci di rispettare le bellissime sceneggiature.

Qual è stato il tuo primo compito sul set di House of the Dragon? Come hai iniziato a sporcarti le mani?
È cominciato con la lettura degli script. Ho iniziato a novembre [2022] prima di partire con le riprese [nella primavera del 2023], e avevano già tutto scritto. In questo senso è stata un’operazione davvero incredibile. Non era così che eravamo abituati a lavorare nel mondo di Vince, ed è stato fantastico entrare a far parte del progetto e poter visualizzare la stagione tutta insieme. Quindi sono entrata in gioco dal punto di vista della storia, chiedendomi: “Quali sono gli archi narrativi per questi personaggi in questa stagione? Quali sono i viaggi che devono compiere per arrivarci?”

La co-produttrice esecutiva Trina E. Siopy viene da Better Call Saul. Era importante avere una persona familiare e fidata al fianco durante un salto professionale così grande?
Assolutamente. È stata una sfida entrare in uno show, in un mondo e in un franchise di cui non facevo parte. Non sapevo quali sarebbero state le dinamiche lavorative per House of the Dragon, e avere accanto qualcuno che si rapportava alla narrazione, alla produzione e alla realizzazione dello show nel mio stesso modo è stato davvero importante per me. La serie ha due squadre che girano contemporaneamente, cinque registi per otto episodi, quindi è impossibile essere ovunque nello stesso momento. Sapendo di avere una partner mi sono subito sentita meglio. Potevamo dividerci e assicurarci di avere davvero il controllo di quello che stava succedendo in ogni angolo del regno.

Avevi già lavorato con gli effetti speciali: la vacanza tedesca di Lalo, il fuoco di Chuck, la partizione di vetro nell’ufficio postale dell’HHM, che a un certo punto è stata anche l’inquadratura più costosa di Better Call Saul
(Ride) Sì.

Ma non era nulla a confronto con la battaglia tra draghi. Quanto ti è servito per abituarti a quel tipo di flusso di lavoro?
Ero abituata a lavorare su sequenze specifiche, pianificate con largo anticipo, mentre qui il processo era continuo e in costante evoluzione. La necessità di creare nuovi draghi, nuove scene di volo e di espandere l’intero universo visivo mi ha tenuta costantemente impegnata. È stata un’esperienza nuova e stimolante.

La battaglia di metà stagione a Rook’s Rest, qual è stato il tuo coinvolgimento nella preparazione? Come hai contribuito a preparare un’impresa così mastodontica?
Beh, gran parte del merito va all’incredibile regista, Alan Taylor, che conosce davvero bene il mondo di Game of Thrones e capisce alla perfezione quel tipo di battaglie. Ryan ha scritto l’episodio, ed è così entusiasta di quelle sequenze. Quindi ci siamo assicurati di dargli molto tempo insieme al team degli effetti digitali, allo stunt team e al team degli effetti speciali in modo da pianificare la loro visione. Alan ha lavorato molto con Jane [Wu], la sua storyboard artist, e insieme hanno cercato di capire come rendere la battaglia in cielo nel migliore dei modi. Poi c’era il problema di mantenere l’azione a terra in movimento e dare l’impressione che le due battaglie interagissero contemporaneamente. Quindi è stato un incredibile sforzo collaborativo di tutti i reparti di produzione. In queste situazioni, l’apporto di ogni membro del team è fondamentale. Quindi il mio lavoro è solo quello di assicurarmi che le persone comunichino le loro esigenze, la loro visione, le loro preoccupazioni. E poi si trattava di mitigare questi rischi dando al team ogni opportunità di successo.

House of the Dragon ti ha insegnato delle cose, ma tu hai sicuramente portato la tua saggezza da Breaking Bad, Better Call Saul e molti altri. In precedenza mi hai detto che si trattava principalmente di entrare nella testa dei tuoi personaggi, assicurandoti di portare sullo schermo gli aspetti umani. C’è un caso specifico in cui ti sei ritrovata a citare i tuoi giorni ad Albuquerque?
È esattamente come hai detto. In sostanza, si trattava di applicare i principi fondamentali che ho imparato lavorando a serie come Breaking Bad e Better Call Saul. Ovvero, concentrarsi sull’aspetto personale e umano delle situazioni. Anche in un mondo fantasy come quello di House of the Dragon, è importante che i personaggi agiscano in modo credibile e motivato dalle loro emozioni. Quindi, con Ryan Condal e Sarah Hess, il focus era assicurare che le storie fossero radicate nella realtà umana, indipendentemente dal contesto storico o fantastico.

Il marketing di House of the Dragon ha riassunto lo show nei semplici termini di Squadra Nera contro Squadra Verde. Internamente, la maggior parte delle persone tende al Nero, o esistono dei difensori piuttosto accaniti del Verde?
Beh, nella seconda stagione si conosce meglio la generazione più giovane, quindi penso che questo aiuti davvero il pubblico a investire di più in una delle due fazioni. Ad esempio, quando si conosce meglio il Re Aegon II (Tom Glynn-Carney), si inizia a capire il suo personaggio, a sentire la sua vulnerabilità e il suo desiderio di fare bene, ma si vedono anche le mancanze della sua educazione. Quindi penso si inizi a capire che non è così semplice che Rhaenyra (Emma D’Arcy) debba essere a tutti costi quella che vince. A questo punto si percepisce il dramma familiare in stile shakespeariano. Si capisce davvero cosa ogni personaggio si porta dentro, e questo rende molto più difficile tifare per una o per l’altra squadra. Quando capisci il punto di vista di ognuno, in un certo senso diventa molto più complicato ma anche molto più interessante.

I fan di Better Call Saul non dimenticheranno mai il momento in cui tu, come regista, hai fatto saltare in aria una sede di Los Pollos Hermanos.
(Ride) Nemmeno io!

Sembra che quella sensibilità si adatterebbe bene a House of the Dragon. Vorresti mai provare a dirigere un episodio un giorno?
Non lo escluderei. È un’idea emozionante per me, ma in questa stagione ho guardato e imparato cosa significa dirigere uno show di questo livello. Ho studiato a fondo questo franchise e all’inizio ho pensato: “Non potrei mai dirigerlo. C’è di mezzo troppa matematica”. Ma poi, quando ti abitui ai processi e vedi gli incredibili talenti che guidano ogni reparto, allora ti rendi conto di essere in buone mani come regista. Quindi, chissà? Dirigerò di nuovo, sicuramente, ma forse non in questo show. Mi piacerebbe comunque mantenere aperta la possibilità.

In “Salud” di Breaking Bad, Jesse Pinkman fu filmato mentre cucinava metanfetamina per un cartello messicano della droga. Bene, quel nastro è ancora là fuori da qualche parte, il che significa che qualcuno potrebbe ancora mettere le mani sulla formula di Heisenberg.
Ooh, sono intrigata! Questa è una pista interessante da seguire.

C’è un film che uscirà a settembre chiamato Speak No Evil, e ha causato un certo scalpore tra i fan di Halt and Catch Fire perché Mackenzie Davis e Scoot McNairy interpretano una coppia sposata. Avendo contribuito alla selezione del cast per i loro ruoli di amici e colleghi in Halt, questa situazione ti sconvolge in qualche modo?
Mi è piaciuto molto! Ho visto il trailer ed ero così eccitata nel rivedere quei due lavorare insieme. Sia Scoot che Mackenzie sono attori incredibilmente talentuosi. Sono esseri umani meravigliosi e artisti eccezionali. Quindi vederli recitare insieme è un vero piacere, non vedo l’ora di guardare quel film.

Mi chiedo se abbiano fatto sedere Lee Pace e Kerry Bishé, co-protagonisti in Halt, prima di dar loro la notizia.
(Ride) Beh, loro sono la prossima coppia. Dobbiamo assolutamente vedere quei due in un film insieme.

Sì, occhio per occhio. Bene, Melissa Bernstein, congratulazioni per il tuo straordinario viaggio a Westeros.
Grazie per le tue gentili parole e per l’idea della formula di Jesse [registrata].

Qualcuno deve averla! Ora state tutti facendo altre cose, ma a un certo punto tutti devono tornare al Gilliverse o Heisenverse, se preferisci.
Sì, assolutamente. La forza di attrazione è troppo forte.

Quando costruisci un universo condiviso tanto perfetto, non puoi lasciarlo inviolato troppo a lungo.
Ti assicuro che non lo farò.

Il finale della seconda stagione di House of the Dragon andrà in onda la prossima settimana su HBO.