
Una recitazione di audacia inaudita che interpella lo spettatore, scene, luci e costumi da colossal, il repertorio in bianco e nero che inquina senza preavviso la fotografia grigio e menta, sabbia e ocra, in una scena che alterna massacri sanguinosi e goliardia oscena, l’irresponsabile fragilità del giovane Stato, della indifendibile monarchia e la spietata strategia squadrista. “La produzione di Lorenzo Mieli, tratta dai romanzi di Antonio Scurati, può ormai essere considerata il battistrada di una sorta di “nuova serialità italiana 2.0”.
Risultato: nessuno spettatore sembra rimanere indifferente.
Ecco un campione di opinioni di intellettuali, artisti, cariche istituzionali.
Vladimir Luxuria (attivista e conduttrice radiofonica, su Luca Marinelli)
“Mi fa impazzire, è un attore davvero bravissimo.”
Francesco Storace (ex presidente della Regione Lazio ed ex ministro della Salute, su Luca Marinelli)
“Come in Ecce Bombo di Nanni Moretti, Marinelli ogni giorno si chiede se lo si nota di più per la presenza o per l’assenza: un contorsionista”
Francesco Giubilei (editore, su Luca Marinelli):
“Luca Marinelli ha capito come funziona il meccanismo: dopo aver recitato in un film che parla del fascismo, è necessario rilasciare tante interviste in cui si fa professione di antifascismo. Lui lo ha fatto, dichiarando che non avrebbe voluto avvicinarsi a Mussolini. Inutile dire che non solo nessuno lo ha obbligato a interpretare il Duce nella serie tv, ma è stato anche lautamente pagato, per cui il suo vittimismo è quanto mai fuori luogo”
Stefano Andrea Macchi (attore e doppiatore, sulla serie tv e su Luca Marinelli):
“La serie è girata veramente bene. Spettacolari le luci e la fotografia. Nonostante non mi convinca troppo l’idea che gli attori guardino in camera e parlino con gli spettatori, ho trovato grandiose le performance degli attori, compreso Luca Marinelli: si percepisce chiaramente il grande lavoro di studio e approfondimento della figura di Benito Mussolini”
Diego Fusaro (scrittore e filosofo, sulla serie tv e su Luca Marinelli):
“A mio giudizio la serie televisiva, così come il libro, risulta discutibile, perché fa valere un’istanza puramente moralistica, di condanna in blocco del fascismo. Ora, possiamo criticare il fascismo finché vogliamo, ma dobbiamo farlo con argomenti seri, analizzandolo nel suo contesto storico. Non basta il piagnisteo delle anime belle con il broncio verso il passato.”. Se la sarebbe potuta risparmiare”
Alfonso Pecoraro Scanio (avvocato, ex ministro dell’Ambiente) sulla serie tv:
“Da una parte noto una ricostruzione troppo macchiettistica dei personaggi: Benito Mussolini sembra un pagliaccio invece che un personaggio pericoloso. Al contempo però noto con piacere l’attenzione che viene data ai fatti storici, in particolare alle elezioni del 1919 e del 1922: in quei passaggi si percepisce bene la smania di Mussolini di entrare in Parlamento, anche a costo di compromettersi con una figura come quella di Giovanni Giolitti. Questo è importante, in un Paese in cui quel periodo storico non viene mai insegnato nelle scuole”
Suor Monia Alfieri (membro del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione presso il ministero dell’Istruzione e del Merito) sulla serie tv:
“In tutta onestà, non posso che prendere le distanze dai contenuti della serie televisiva. In generale non apprezzo film che hanno come tema la biografia di personaggi della storia, soprattutto se altamente divisivi, come nel caso di Benito Mussolini. Con la storia non si scherza, la storia è costruita sui documenti e sulle testimonianze lasciate dai contemporanei”
Camillo Langone (giornalista e scrittore) sulla serie tv:
“Non ho visto la serie e non la vedrò. Innanzitutto perché non guardo la TV, e se guardassi la TV non guarderei le serie, e se guardassi le serie non guarderei una serie su Mussolini”
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