Appuntamento al Bar Luna tra le stelle con Alice Rohrwacher e le Tre sorelle di Čechov. “Chiediamo agli spettatori una relazione umana, calda”

La mostra della compagnia teatrale Muta Imago e della regista di La Chimera, dopo l’allestimento al Centre Pompidou di Parigi, arriva a Bologna dal 20 giugno, nella Galleria Modernissimo in occasione del festival Il Cinema Ritrovato. "Guardiamo il nostro pianeta da un’altra angolazione"

Per gli uomini della preistoria c’era un’affinità tra le costellazioni e il destino dei singoli. Per questo forse è un istinto primordiale guardare la volta celeste e interrogarla. Veniamo da lì? Da dietro le stelle? Torneremo a nuotare nel buio? Artisti, poeti, comuni sognatori, ogni notte guardano le stelle e con una magia recuperano un rapporto antico con il cielo. Proprio tra le stelle galleggia uno strano bar, il Bar Luna. La mostra della compagnia teatrale Muta Imago e della regista Alice Rohrwacher. Dopo l’allestimento al Centre Pompidou di Parigi, la mostra, dal 20 giugno, arriva nel cuore di Bologna, sotto Piazza Maggiore, nei sotterranei della Galleria Modernissimo. L’occasione è la 38ª edizione del festival Il Cinema Ritrovato, che si svolgerà dal 22 al 30 giugno, promosso dalla Cineteca di Bologna.

“Stiamo allestendo”, racconta a THR Roma Claudia Sorace, metà del duo di Muta Imago, l’altro è Riccardo Fazi. “L’obiettivo di Bar Luna è costruire una mostra da vivere, da abitare, che cerca con le stelle un rapporto di senso”, spiega. “Le stelle ci fanno pensare ai nostri desideri, alle nostre radici, e ci fanno percepire noi stessi da un’altra prospettiva”.

La mostra è nata al Centre Pompidou, nel contesto della retrospettiva dedicata ad Alice Rohrwacher Rêver entre les mondes. “Con lei un incontro bello e stimolante”, dice Sorace. “Ci sono dei punti di contatto forti, soprattutto per l’idea di relazione con il mondo, che è la particolarità del Bar Luna”.

La mostra Bar Luna di Muta Imago e Alice Rohrwacher

Bar Luna: da una cucina alle stelle

Scendendo negli spazi sotterranei della Galleria Modernissimo, i visitatori, varcata la soglia della normalità di una vecchia cucina si troveranno all’improvviso nel mezzo di un cielo stellato. Al centro un vecchio bar di periferia. Il punto di partenza di un percorso ispirato ai temi e all’immaginario cinematografico di Alice Rohrwacher. Soprattutto quelli del suo ultimo film La Chimera: cosa facciamo del nostro passato? Quali sono le nostre radici? “Al Centre Pompidou c’erano anche altre sale che costruivano un percorso intorno al mito di Orfeo ed Euridice, che fa da sfondo a La Chimera“.

La mostra chiede allo spettatore una relazione umana, “calda”, la definisce Sorace. “Questa relazione avviene attraverso domande dirette e performer che abitano questo spazio tra le stelle. Qualcuno è lì come cameriere del bar o come passante. Poi diventa una presenza che parla con lo spettatore, lo ascolta, e legge alcuni brani da Corpo Celeste di Anna Maria Ortese, testo guida per l’esposizione”. La domanda diretta, cui si risponde prendendo la cornetta del telefono dentro a una cabina, è “che cosa ti lega al mondo?”.

La mostra Bar Luna di Muta Imago e Alice Rohrwacher

“Quando ci si apre all’altro avviene uno scambio reciproco. Per questo creare dei luoghi per l’ascolto paga sempre”, dice Sorace. “Alcuni nastri di registrazione svelano segreti, momenti privati, commozioni. Questo ci dimostra che abbiamo bisogno di condividere, di raccontare pezzi di noi, ci fa sentire che non siamo soli sulla Terra”, prosegue. “Anna Maria Ortese dice anche questo. Che tutti noi sulla Terra, tutti gli esseri viventi, piante e animali, respiriamo la stessa aria”.

Gli spazi del Modernissimo sono molto diversi da quelli del Centre Pompidou. “Abbiamo ricreato la mostra adattandola ai nuovi spazi. Qui un luogo basso e piccolo, quello del sotterraneo. Abbiamo allora voluto proporre la sensazione di discesa e poi ribaltamento di prospettiva. Sottoterra ci si ritrova immersi nel firmamento”. E che si entri dalla cucina, luogo ordinario per eccellenza che diventa varco straordinario, “un po’ quello che ci dice la stessa Ortese. Guardare al mondo reale, alla nostra terra, al pianeta che abitiamo come qualcosa di speciale”.

Guardare la Terra e noi stessi attraverso una lente diversa è anche il compito del paesaggista e fiorista Thierry Boutemis che ha trasformato una stella in un buco. “Da questa lente guardiamo un giardino e il nostro pianeta da un’altra angolazione”, spiega Sorace.

La mostra Bar Luna di Muta Imago e Alice Rohrwacher

Tre Sorelle di Anton Čechov alla Biennale

Le radici, il passato, il tempo. Una ricerca che il Laboratorio Muta Imago fa sua già nel suo nome, definendosi una compagnia “composta da tutte le persone che sono state, sono e saranno coinvolte nella realizzazione dei progetti”. Si capisce meglio così la scelta dell’altro lavoro di questo momento: il dramma Tre Sorelle di Anton Čechov. Dopo la candidatura agli Ubu 2023, lo spettacolo arriva alla Biennale di Venezia dal 22 giugno al 23 giugno. Claudia Sorace è alla regia, Riccardo Fazi per drammaturgia e suono, e Federica Dordei, Monica Piseddu e Arianna Pozzoli sono le interpreti.

“Il testo si apre con una domanda fondamentale da parte di queste tre donne nella loro casa: ‘perché ricordare?”, racconta Sorace. Appena prima le tre sorelle hanno ricordato il giorno della morte del padre, quello stesso giorno alla stessa ora, “e adesso ce ne ricordiamo appena”, hanno detto. “Questa è la nostra complessità”, spiega, “dentro di noi c’è il nostro presente e il nostro passato, e pure il nostro futuro, tra sogni e speranze. Ci sono sempre tutti i tempi”.