“Realizzare il film di Casanova Opera Pop è diventata proprio un’esigenza perché gli spettacoli in teatro sono stati tutti sold out e ci siamo trovati nell’impossibilità di accontentare, non solo gli spettatori, ma i teatri stessi che ci chiedevano di estendere la programmazione per l’enorme richiesta,” ci spiega Red Canzian alla vigilia del debutto del suo musical, che il 27, 28 e 29 novembre viene proiettato in oltre 120 sale sparse in tutta Italia. Ideato, composto e prodotto dal bassista dei Pooh, lo spettacolo è divenuto rapidamente il più grande successo italiano nella stagione 2023, con oltre 100.000 spettatori in 88 repliche nei principali teatri d’Italia che lo hanno portato ad essere il vincitore del Premio Flaiano per il teatro come miglior musical dell’anno.
Casanova Opera Pop dipinge il quadro di una Venezia ai tempi della Serenissima, la cui storia e salvezza si giocano fra i bácari popolati da varia umanità e i ricchi quanto decadenti Palazzi del potere. Un crescendo che accompagna lo spettatore in un intreccio di avventure, emozioni, sentimenti, ricerca di libertà, affermazione di diritti, sete di giustizia e intrighi politici, rivelandosi in tutta la sua contemporaneità, seppur vestito in chiave settecentesca.
Giacomo Casanova è interpretato da Gian Marco Schiaretti, e accanto a lui, nella parte dell’incantevole Francesca Erizzo, destinata a conquistarne il cuore, Angelica Cinquantini. Con loro fanno parte del cast: Gipeto, Manuela Zanier, Jacopo Sarno, Paolo Barillari, Roberto Colombo, Chiara Famiglietti, Rosita Denti, Francesca Innocenti e Gianluca Cavagna. Le riprese sono avvenute durante le repliche al Teatro Rossetti di Trieste e al Gran Teatro Geox di Padova per la regia di Riccardo Guernieri.
Canzian, quando ha iniziato a scrivere il musical?
Casanova mi ha sempre affascinato. Ho cominciato 12 anni fa a scrivere qualcosa, però poi mi sono fermato perché tutto quello che si leggeva era sempre la solita immagine stereotipata del libertino impenitente. Poi il romanzo di Matteo Strukul mi ha aperto un mondo, perché era la sceneggiatura perfetta di tutta la storia che avevo in mente. Ho chiamato Matteo e abbiamo lavorato a preparare i 35 capitoli per cui ho scritto 35 brani.
Lei è anche il produttore.
Che chiaramente non è il mio mestiere. Ho investito senza fare bene i conti perché ho voluto fare uno spettacolo alla Broadway. Non volevo fare un musical povero come molto spesso accade qui in Italia. Infatti alla fine i conti non sono tornati nonostante sia stato il musical più di successo dell’anno. Abbiamo fatto sempre sold out ma in Italia, con i prezzi dei biglietti e la capienza dei teatri italiani, è impossibile andare in pari se vuoi fare un grande show di alto livello. E siccome io le cose ridotte e brutte non le voglio fare, ci ho messo di mio ma credo di aver fatto una cosa bellissima. Talmente bella che sarà l’unico musical che arriva al cinema.
Perché ha pensato di farlo vedere nelle sale cinematografiche?
Volevo coprire il buco che si è creato da marzo scorso, quando ci siamo fermati, fino ad ottobre del 24 quando ripartiremo con lo spettacolo nel centro sud Italia. Per cui mi sono detto come riempiamo questo buco? E ho pensato di farne un film. Ho fatto anche il DVD per quelli ammalati che sono costretti a stare a casa, che non possono muoversi e andare a teatro.
Meglio il musical dal vivo al teatro o al cinema?
Sono due emozioni diverse. Quelli che lo hanno visto nelle sale in anteprima a Milano e che avevano visto anche il musical dal vivo hanno detto che è un’altra cosa ma è altrettanto bella. È importante che dicano questo e non ‘eh sì però al teatro è tutta un’altra cosa’. C’era una signora che è venuta a teatro per ben 21 volte e poi anche al cinema e mi detto che è una cosa altrettanto pazzesca perché ha notato cose che a teatro non aveva visto. Per esempio tutti i primi piani che a teatro non vedi, le espressioni, la partecipazione, l’empatia di ogni attore che in video è fantastica. Quindi mi sembra che entrambe le visioni agiscono con la stessa voglia di ottenere il risultato di arrivare al cuore della gente.
Quando le persone usciranno dal cinema cosa le piacerebbe dicessero?
Mi piacerebbe che dicessero che è una bella emozione, perché sono convinto che lo sia, per certi versi, superiore anche al teatro, proprio per questa intromissione dell’obiettivo che va a prendersi i particolari che in teatro non puoi avere. In teatro vedi una scena globale. Entrambe le cose però non si allontanano molto dall’effetto finale di emozionarti e di farti venire il brivido.
Le sarebbe piaciuto interpretare Casanova?
Certo che si. Ma essendo vecchio sono riuscito a fare solo l’anziano doge in tre recite perché l’attore che lo interpretava era malato. Mi hanno messo il mantello e mi hanno mandato me in scena. Meno male che non erano le sere delle riprese cinematografiche. Del resto l’anziano chi meglio di me poteva farlo?
L’hanno anche applaudita?
Molto, anche se è stato un po’ imbarazzante perché interpretavo una scena molto seria. Il doge che scopre gli intrighi dell’inquisitore per cui, insomma, era una cosa abbastanza tragica eppure beccavo gli applausi tipo concerto. Non erano proprio adatti in quel momento, però è stato bello e mi sono divertito come un pazzo a fare il doge.
Cosa c’è di lei nel musical?
Praticamente tutto: mentre scrivevo le musiche io le immaginavo già ambientate e quindi ho creato tutte le scene sulle quali poi Emanuele Gambi, il regista ha lavorato per montare lo spettacolo. Tutte le scene di realtà immersiva le ho realizzate io andando in pieno Covid a Venezia a filmare, a fotografare. Ho lavorato quasi un anno al computer per renderle credibili, infatti a teatro e vedi Venezia, non vedi una ricostruzione di Venezia con le casette di legno, vedi proprio Venezia.
Oltre a Casanova anche Venezia è molto presente.
È un atto d’amore nei confronti della Serenissima perché io amo quella città quasi come fosse la mia. Sono nato a 80 chilometri da Venezia, un posto incredibile e fragile che va tutelato e trattato bene, non certo come quelle orde di turisti che sicuramente non la rispettano, che lasciano cartacce e resti di panini in giro per le calli. Non è assolutamente il turismo di cui Venezia ha bisogno.
Quanto tempo ha impiegato a scrivere questa Opera Rock?
Ci ho messo sei mesi a scrivere i 35 pezzi di tutta l’opera perché è stato facilissimo. Sapevo cosa dovevo rappresentare con la musica. Quando scrivo una canzone per i Pooh o per me, parto sempre dalla musica, mai dal testo. Non so cosa dirà la canzone, quindi di solito è la musica che mi ispira il testo. In questo caso però io sapevo che se dovevo fare il brano dedicato all’Inquisitore che era cattivo, doveva dire determinate cose, aveva una voglia di potere, avevo già tutti gli elementi che mi stimolavano a scrivere.
Qual è il suo rapporto col cinema?
Mi affascina perché è una maniera di vivere la vita migliorandola. Anche se racconta magari una storia tragica, c’è comunque un miglioramento nella narrazione che purtroppo la vita non sempre ti offre. A me piace l’ordine e il cinema mette ordine in quello che succede nella vita, raccontandolo in una determinata maniera, aggiungendo un pò di enfatismo, migliorando nel colore ma sempre coinvolgendoti. Da piccolo andavo spesso con i miei genitori al Cineforum di Treviso a vedere i primi film. Era il momento più bello perché si mangiava anche una pizza al taglio piccolissima che costava 10 lire.
Le piacerebbe scrivere una colonna sonora?
Impazzirei se venisse un regista importante a dirmi “mi fai la colonna sonora?” È bellissimo scrivere per il cinema, per una storia, per le immagini. Mi piacerebbe tantissimo musicare un film come esperienza. Il fatto che mi muovo su tanti fronti è perché sono fatto così, a me piace cambiare, provare, mi annoio a fare sempre le stesse cose. La noia è un sentimento che non mi piace, non la voglio provare, nella mia vita mi caccio nei guai a inventare sempre qualcosa di nuovo.
Ha qualche regista con cui le piacerebbe collaborare?
Ho un rapporto che viene da lontano con Pupi Avati perché lui fece la regia del film di un nostro concerto, credo all’inizio anni Ottanta a Udine. Mi piace molto come lavora perché anche è un musicista. È uno che l’immagine la lega molto alla musica, per cui lavorare con lui mi piacerebbe. Anche con Gabriele Salvatores che ha fatto un film su Casanova, che sinceramente non è venuto come io mi aspettavo, però lui è un regista con il quale mi piacerebbe lavorare a livello musicale. Ci sono dei giovani registi delle donne registe che stanno facendo delle bellissime cose, come Paola Cortellesi. La musica deve essere al servizio dell’immagine ma può anche aiutare molto l’immagine.
All’inizio del film si sente una voce narrante familiare…
Mi hanno obbligato a farlo! È stata una richiesta dei miei figli. Ci sono anche un paio di miei assoli di basso in sottofondo con il mio fretless, così ho messo un po’ anche il timbro musicale che mi caratterizza di più.
Ha anche vinto il premio Flajano 2023 per il teatro.
Mi ha fatto molto piacere vincere come musical più di successo del 2023. Pensi che mi hanno detto che è la prima volta che i giurati non litigano per stabilire chi deve vincere il premio. È stata la prima volta che erano unanimi e questo mi ha fatto ancora più piacere. Poi ho preso due leoni d’oro, uno dal sindaco di Venezia e uno consegnato dalla Regione in occasione della Mostra del Cinema di Venezia dove lo abbiamo presentato.
I colleghi Pooh l’hanno visto il musical? Cosa le hann0 detto?
Sono andati a vederlo da soli. Mi hanno detto che ho fatto un bellissimo lavoro anche a livello di scrittura musicale. Mi ha fatto molto piacere, perché di solito i complimenti tra di noi non ce li facciamo mai. Credo che Roby abbia pagato pure il biglietto. È andato con la moglie e i figli a Bergamo. Dodi invece è andato a vederlo all’Arcimboldi a Milano. Sono andati quando ero grave in ospedale, perché il tour è partito senza di me. Il giorno che iniziavano le prove sono stato ricoverato per due mesi per un’infezione da stafilococco aureo che mi stava ammazzando.
Riccardo Fogli non pervenuto?
Riccardo non l’ha ancora visto perché era via, infatti gli ho appena regalato il DVD. Ha detto che lo guarderà appena arriverà a casa.
Ci sarà una possibile reunion?
Stiamo facendo ancora concerti insieme. Siamo appena tornati dall’America dove abbiamo fatto un piccolo tour. Ci hanno proposto di fare uno anche a Capodanno.
Discograficamente parlando invece?
Non credo. Per adesso siamo quattro amici che si sono ritrovati a suonare e a ricordare i loro due poeti che purtroppo non ci sono più (Velerio Negrini e Stefano D’Orazio, ndr). Non c’è la previsione di un disco nuovo. Poi tutto può essere. Magari fra sei mesi ci ritroviamo e le dico, sa che andiamo in sala a fare un disco? Oppure no. Adesso la parola d’ordine dei Pooh è: navighiamo a vista!
Siete dei musicisti che passano del tempo insieme magari qualche cosa verrà fuori.
Noi di stimoli musicali continuiamo ad averne tutti quanti. Stiamo scrivendo cose per noi stessi. Durante i tour parliamo sempre di musica, di concerti, “hai visto quello, hai sentito quest’altro, ti ricordi quella volta che abbiamo suonato lì”. Nel 2016 abbiamo concluso la nostra attività e il fatto che ci ritroviamo a suonare è perché ci vogliamo bene, siamo amici e non abbiamo nulla che ci impedisce di farlo. Ma non c’è una progettualità di firmare contratti discografici nuovi.
Marcella Bella, Patty Pravo, Loredana Bertè, Serena Grandi, e queste sono solo le donne famose con cui è stato. Lei è un Casanova?
A vent’anni, quando sei carino e hai voglia di vivere, siamo stati tutti un po’ Casanova. Però non è questo il motivo che mi ha portato ad amarlo. Lui mi affascinava perché era veramente una cosa diversa da tutti all’epoca. Era alto, 1,90 quando la media era 1,60, occhi e capelli neri corvini ma era rappresentato sempre male nei quadri, non era biondo come lo rappresentavano spesso.
Non aveva i capelli rossi come lei?
(Ride) Lui era uno che svettava ma soprattutto era un poeta, uno scrittore, un filosofo, cabalista e alchimista, uno che si interessava di tutto. Divenne agente segreto per Venezia affinché non avvenissero intrighi politici come quelli dell’Austria ai danni di Venezia. Era un uomo richiesto nelle più importanti corti d’Europa, quando arrivava portava il bello, portava cultura e portava questo suo fascino che faceva innamorare le donne che rispettava, anche se le amava per un’ora o per un giorno. Tutte erano felici di averlo incontrato perché era un gentiluomo, un uomo per bene, un uomo che amava l’amore e ne aveva paura tanto da fuggire via. Per la paura di soffrire si allontanava,
Come lei appunto.
Al contrario mi sono fatto male con tante di quelle donne. Io ho sofferto non è vero che ero un Casanova. Ho avuto tante donne perché le cercavo per amore, mi sono fidanzato con tutte e ho con tutte un rapporto bellissimo ancora oggi. Nessuna si è mai incazzata perché ho sempre avuto un grande rispetto della figura femminile.
Continua ad avere buoni rapporti con le ex perché veniva lasciato?
A seconda, ma non ho mai promesso quello che non potevo promettere. Ho sempre dato fino in fondo quello che potevo dare in quel momento. Ci vuole sempre onestà nel rapporto, è inutile raccontare le cazzate o promettere. Io quello che promettevo davo, poi finiva perché doveva finire, ma non c’era mai presunzione di reato alle spalle, erano sempre rapporti molto sereni, belli. Tuttora ho un rapporto bellissimo con le signore che lei ha citato, ma anche con tutte le altre che non sono famose.
Le donne per lei sono state sempre importanti?
Molto: sono state un percorso di vita bellissimo, non importa se di un mese, di un anno, di un giorno, però compagne in un rapporto bellissimo e soprattutto di grande rispetto, di grande amore. Oggi soffro nel vedere cosa sta succedendo adesso di questi uomini piccoli, deboli, sfigati, che uccidono la donna perché stanno per essere lasciati. Il possedere è obbrobrioso. La colpa purtroppo è dei genitori. Io credo che se i figli maschi crescono così male è per colpa in particolar modo della madre.
Quanto è stato agevolato dall’essere considerato il bello dei Pooh?
Sono entrato nella band per sostituire Riccardo Fogli, che era considerato il bello, il frontman, quindi sicuramente mi è servito, perché banalmente se fossi stato una ciofeca avrebbero detto che era meglio Riccardo. Invece io ho portato via le fan a Riccardo e ne ho aggiunte delle altre mie, per cui essere considerato bello mi ha sicuramente aiutato. Come musicista però in certi momenti mi dispiaceva che dicevano soltanto che ero il bello del gruppo. Mi sarebbe piaciuto sentire anche che ero quello bravo dei Pooh, facevo già tante cose per la band. Il logo per esempio è nato a casa mia, l’ho inventato io con un mio amico. Ne ho fatte di cose per i Pooh appena entrato, però quello che veniva notato era soltanto il fatto che ero carino.
Coltiva ancora bonsai?
Piante in generale, sono la mia passione: come posso compro piante e le pianto, perché mi piace. Tanti anni fa abbiamo fatto, per una decina d’anni, io e mia moglie un progetto che si chiamava Un albero per la vita. Abbiamo regalato 25 mila alberi ai bambini delle prime elementari. Pensi che ogni tanto incontro questi ragazzi che ormai sono grandi, hanno più di 20 anni e mi dicono che hanno ancora il mio albero a casa. Mi chiamano ancora maestro perché io ero lì in veste di insegnante perchè facevo le conferenze. Adesso sono diventati degli alberi giganti, per cui si respira un pò meglio. Peccato che lo abbiamo fatto solo in Veneto e nel Mantovano.
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