Teatro e Polizia. No, non è un nuovo spettacolo di denuncia civile di Marco Paolini o un atto unico di satira o un adattamento brechtiano. No, al Teatro India va in scena una replica di ciò che è avvenuto al Teatro Argentina: celere e Digos schierati per “fermare” semplici cittadini, prevalentemente attori, autori e registi, armati di volantini con cui osano convocare quanti più artisti possibili alle riunioni stabilite per i prossimi giorni.
Domani, giovedì 1 febbraio, infatti, alle ore 15 ci sarà un’assemblea pubblica con il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, che incontrerà i lavoratori dello spettacolo presso la Sala Nicoletta Calcagni in via Tempio di Giove, mentre domenica 4 febbraio alle ore 17 è in programma l’assemblea pubblica presso Spin Time in via di Santa Croce in Gerusalemme.
A quanto pare una pacifica incitazione alla partecipazione alla vita culturale della città di Roma, la richiesta di partecipare o anche solo l’informazione su eventi in cui potersi confrontare con e per le nostre istituzioni risultano insopportabili a chi è in divisa e in particolare ai loro referenti. Quelle istituzioni, va detto, che solo 10 giorni fa segnalavano il piccolo golpe con cui Regione e Ministero insediavano Luca De Fusco alla direzione artistica del Teatro di Roma (quindi Argentina, India, Torlonia e Valle) a insaputa del Comune di Roma, maggiore “azionista” della fondazione. E che chiamavano all’insurrezione uomini e donne d’arte.
Teatro India, polizia in tenuta antisommossa identifica chi volantina
Certo, i manifestanti ieri all’Argentina (30 gennaio) e oggi all’India (31 gennaio, in occasione della prima di Appuntamento a Londra di Mario Vargas Llosa, regia Carlo Sciaccaluga, con Lucia Lavia e Luigi Tabita: bello, andatelo a vedere, non vi arresteranno) volantinavano con l’intento di ribaltare le decisioni già prese. “Luca De Fusco non è il mio direttore” è il temibile coro udito al Lungotevere Vittorio Gassman con toni decisamente sobri ma che devono comunque aver convinto le forze dell’ordine a schierare i propri uomini addirittura in tenuta antisommossa e a identificare tutti coloro che erano nell’area adiacente al teatro.
Compresi alcuni in possesso del biglietto per la piéce, probabilmente perché lo spettacolo si annunciava così bello da far temere la presenza di bagarini.
Fuori dalla necessaria ironia di fronte a uno scenario tanto inquietante ma grottesco, va detto che a segnalarlo, attraverso i social e con tanto di immagini, sono stati tra gli altri i ragazzi del collettivo Angelo Mai, tra i più attivi nella protesta, e Christian Raimo che all’Argentina ha protestato vivamente anche in un alterco con Francesco Siciliano, poi si è appellato a sindaco, assessore della cultura e segretaria del PD senza successo e oggi ha testimoniato con più fotografie lo scenario distopico fuori da uno dei teatri più belli di Roma.
Le nomine al Teatro di Roma: la situazione
Nel frattempo lo stallo sulle nomine mette ancora più in imbarazzo il teatro di Roma. Di fronte al ricco contratto quinquennale firmato da De Fusco, infatti, e al compromesso trovato da Gualtieri e Rocca e Sangiuliano per il cambiamento dello Statuto (ancora da approvare) che dovrà prevedere una direzione artistica e una manageriale, continuano a fioccare i no.
Prima ha declinato l’invito per la seconda carica Ninni Cutaia, oggi è arrivato il gentile no di Paola Macchi che preferisce rimanere al Festival dei Due Mondi a Spoleto. E ora la nomina di De Fusco traballa seriamente.
Un imbuto da cui sarà difficile uscire. E che conferma che questa destra con il teatro non riesce a farne molte giuste. Basta ricordare il pasticcio – quello a livello nazionale, con tanto di legge ad personam sconfessata dal Tribunale del Lavoro – fatto con Lissner e Fuortes al Teatro San Carlo.
Va detto che l’egemonia culturale dei conservatori perseguita attraverso celere e Digos sembra un copione di quelli un po’ ideologici anni ’70. E invece è cronaca.
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