
In occasione del centoventicinquesimo anniversario dalla storica prima esecuzione di Tosca di Giacomo Puccini, avvenuta al Teatro Costanzi di Roma il 14 gennaio 1900, il Teatro dell’Opera celebra l’evento con una raffinata riproposizione filologica dell’allestimento originale, frutto del genio scenografico di Adolf Hohenstein. La ripresa, affidata all’abilità registica di Alessandro Talevi e al meticoloso lavoro di recupero curato da Carlo Savi e Anna Biagiotti, si configura come un tributo colto e stratificato all’eredità pucciniana, riaffermandone la centralità nel repertorio operistico internazionale.
La serata d’inaugurazione è stata impreziosita dalla partecipazione delle più alte cariche istituzionali, tra cui il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, accorse per omaggiare l’intrinseco valore storico-artistico del Teatro Costanzi, autentico tempio del melodramma. L’evento è stato ulteriormente nobilitato dallo svelamento di una targa commemorativa, a sancire il ruolo di questo luogo come culla di capolavori entrati nell’immaginario musicale collettivo.
L’allestimento scenico, fedele ai bozzetti originali, si distingue per una resa visuale che, pur nella sua ricchezza estetica, non prevarica mai la narrazione musicale. Le scenografie di Hohenstein, qui ricreate con perizia artigianale, rappresentano non solo una cornice ma un vero e proprio contrappunto visivo, capace di dialogare intimamente con la struttura drammatica dell’opera. Talevi, nella sua direzione registica, dimostra una capacità rara nel cogliere le sottigliezze psicologiche dei personaggi, trasfigurandole in un linguaggio scenico di estrema eleganza: Tosca, incarnazione stessa della passionalità romana, si muove con una fisicità che traduce in gesti la forza della sua interiorità; Scarpia, ieratico e opprimente, domina la scena con un’immobilità che amplifica il senso di minaccia latente; mentre Spoletta e il Sagrestano, con caratterizzazioni incisive e sfaccettate, aggiungono ulteriori livelli di complessità drammaturgica. Particolarmente riuscita è apparsa la rappresentazione del Te Deum, apice drammatico del primo atto, reso con una teatralità solenne e magniloquente.
La bacchetta di Michele Mariotti, al timone dell’orchestra, si distingue per un approccio analitico e visionario alla partitura. Mariotti non si limita a eseguire la complessa tessitura orchestrale di Puccini, ma ne esalta le infinite sfumature timbriche e dinamiche, costruendo una narrazione musicale coerente e stratificata. La sua direzione si caratterizza per l’uso sapiente delle pause e per l’attenzione meticolosa ai dettagli, come testimoniato dal silenzio sospeso dopo il “Vissi d’arte”, un momento di rarefazione emotiva che ha catturato il pubblico, sfociando in un applauso liberatorio e appassionato.
Protagonista indiscussa della serata è stata Saioa Hernández, interprete di Tosca di straordinaria sensibilità e maestria tecnica. La sua voce, dotata di un timbro pieno e omogeneo, si distingue per un controllo assoluto e una capacità di fraseggio che rende giustizia alla complessità psicologica del personaggio. Gevorg Hakobian, nei panni di Scarpia, offre un’interpretazione dominata da una vocalità scura e incisiva, benché talvolta meno variata nel fraseggio. Gregory Kunde, veterano del ruolo di Cavaradossi, si conferma interprete di rara eleganza stilistica, capace di bilanciare una recitazione intensa con una linea di canto impeccabile.
Tra i comprimari, spicca la prova di Saverio Fiore, uno Spoletta impeccabile per precisione e vivacità scenica, mentre Domenico Colaianni tratteggia un Sagrestano vibrante di autenticità romana. Notevole anche la performance di Irene Codau, che dona al pastorello un’inattesa profondità poetica.
Il Coro del Teatro dell’Opera, diretto da Ciro Visco, si conferma elemento di assoluto rilievo, capace di passare dalla maestosità del Te Deum alla delicatezza della cantata del secondo atto con una versatilità e un’esattezza timbrica ammirevoli. L’amalgama tra coro e orchestra è stato il risultato di un lavoro sinergico che ha valorizzato ogni sfumatura della partitura.
La serata si è conclusa con applausi entusiastici e prolungati, a suggello di una celebrazione che ha saputo onorare il passato con uno sguardo rivolto al futuro. In questa ripresa, Tosca non solo riafferma il suo status di capolavoro immortale, ma si conferma come un ponte ideale tra la grande tradizione lirica e le nuove prospettive dell’arte teatrale.
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