Si è conclusa la 42° edizione del Torino Film Festival. Nei prossimi giorni parleranno i numeri: quelli dei biglietti staccati, dell’affluenza alle proiezioni. Per il momento, registriamo l’impressione di un festival che non ha perso il suo rapporto con la città, con un pubblico formato principalmente da giovani.
Un impatto mediatico, evidentemente studiato, quello del TFF, ottenuto soprattutto grazie alla presenza di molte star, arrivate in quella che – per dieci giorni – è stata una sorta di mini-Hollywood sul Po. Da Sharon Stone ad Angelina Jolie, che ha presentato in anteprima il suo film da regista Senza sangue, dal romanzo di Alessandro Baricco. Da Rosario Dawson ad Emmanuelle Béart, da Matthew Broderick ad Alec Baldwin, fino al regista Ron Howard, che ha presentato in anteprima europea il suo film drammatico Eden.
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Nella serata finale sono stati assegnati i premi. La giuria del concorso lungometraggi, presieduta dalla scrittrice Margaret Mazzantini, e composta dal regista Milko Manchevski, dall’attrice Anne Parillaud, dal critico Giovanni Spagnoletti e dal regista Krzysztof Zanussi, ha assegnato il premio per il miglior film – 20.000 euro – a Holy Rosita di Wannes Destoop.
Holy Rosita è l’opera prima del regista belga fiammingo quarantenne Wannes Destoop, che già nel 2011 vinse il Premio della giuria al festival di Cannes con il suo cortometraggio Swimsuit 46. Dieci anni dopo, Wannes ha vinto l’Europa Prize per la miglior serie europea dell’anno per il suo lavoro televisivo Albatros, una serie che esplorava il tema della fatphobia.
Rosita, interpretata da Daphne Agteb,lavora come steward presso la squadra di calcio della sua città, e nel tempo libero effettua massaggi sensuali a pagamento. Vive in un appartamento popolare, affronta tutto col sorriso. È una persona sola, tenta di tirare avanti come può, fra mille difficoltà, e ha il sogno di diventare madre. Il film non la perde di vista un minuto, con la camera sempre incollata a lei: illuminando la grandezza e l’umanità di un personaggio di quelli che finiscono quasi sempre per non essere visti, non essere notati, per rimanere nell’ombra. Il tema che entra nel film è quello della gravidanza. La gravidanza come privilegio che non tutti possono permettersi.
“Il mio amore per i reietti della società è il principale motivo per cui voglio raccontare storie e fare film”, dice il regista Destoop. “Desidero illuminare ambienti e persone che troppo spesso rimangono nell’ombra della società. Durante i miei studi ho vuto contatti con una donna molto simile a Rosita. Per anni la sua storia ha continuato a ronzarmi in testa, mentre mi chiedevo fino a che punto una società abbia il diritto di determinare il destino di una persona, o stabilire quali criteri siano necessari per essere considerati ‘idonei alla gravidanza’”. Un film di fiction, ma fortemente radicato nella realtà.
Il premio speciale della giuria IWonderfull, consistente in 7.000 euro, va a Vena di Chiara Fleischhacker. Il premio per la miglior sceneggiatura va a L’aguille di Abdelhamid Bouchnack.
Per la migliore interpretazione, sono state premiate le tre protagoniste del film Madame Ida, Floria Ofelia Hofmann LIndahl, Christine Albeck Børge e Karen-Lise Mynster. Sempre per la migliore interpretazione, è stato premiato River Gallo, protagonista di Ponyboi.
La giuria del concorso documentari era presieduta dalla regista Roberta Torre, che ha lavorato insieme al giornalista Federico Gironi e a KD Davison. Il premio per il miglior film, consistente in 10.000 euro, è andato a Le retour du projectionniste di Orkhan Aghazadeh. Il Premio speciale della giuria è andato ex aequo a I’m Not Everything I Want To Be di Klara Tasovska e a The Brink of Dreams di Ayman El Amir, Nada Ryadh. Premio per il miglior cortometraggio – 3.000 euro – a Walk In di Haneol Park.
Il premio FIPRESCI della federazione internazionale della stampa cinematografica, assegnato da una giuria composta dai critici cinematografici Marco Lombardi, Giuseppe Di Salvatore e Massimo Aciresi, è andato a Vena di Chiara Fleischhacker. La motivazione sottolinea la “interpretazione molto umana”, la “storia emotivamente forte” e nel complesso nota una “maturità registica non comune per un’opera prima”.
Il festival è stato realizzato con il sostegno di Regione Piemonte e Città di Torino, col contributo del Ministero della cultura, della Fondazione San Paolo e della Fondazione CRT. Main sponsor è il gruppo Intesa San Palo, main media partner la Rai.
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