“Tra le donne che ho interpretato, Giulia Spizzichino è quella che ha affrontato più dolore” ha detto Elena Sofia Ricci protagonista di La farfalla impazzita, in onda su Rai Uno

Il film per la tv, presentato in sala nella Giornata della Memoria, vede l’attrice confrontarsi per la quarta volta con il personaggio di una donna realmente vissuta

Giulia Spizzichino, ebrea romana segnata dallo sterminio nazista della sua famiglia (26 familiari persi nell’Olocausto) è protagonista di La farfalla impazzita, in onda su Rai 1 mercoledì 29 gennaio (in anteprima per le scuole, nel Giorno della Memoria, al cinema Adriano di Roma a cura di Alice nella Città). Ne è protagonista Elena Sofia Ricci che The Hollywood Reporter ha incontrato. 

Per la quarta volta nella sua carriera, interpreta una donna realmente vissuta: quanto è stato difficile calarsi nel dolore di Giulia Spizzichino?

È stato veramente molto difficile. Nessuna delle donne realmente vissute che ho interpretato, ad eccezione di Francesca Morvillo, che è morta per amore dell’uomo della sua vita e della giustizia, aveva vissuto un dolore così pesante per così tante perdite. È un dolore che io non conosco e che mi auguro di non conoscere mai, qualcosa di inimmaginabile. È stato molto complesso raccontare questa donna, congelata nel dolore del passato, con uno sguardo sempre rivolto indietro, incapace di vivere il presente, nonostante le persone care che aveva accanto. Era come se fosse troppo intrappolata nel suo passato per riuscire a vedere ciò che aveva ancora davanti a sé.”

Quali sono stati i consigli ricevuti da chi ha conosciuto realmente Giulia?

Ho iniziato a interpretare Giulia prima di conoscere suo figlio Marco, che è un uomo di straordinaria dolcezza. Avevo letto il suo libro e visto molte sue interviste, e da lì ho compreso molto di Giulia. Non volevo in alcun modo trascurare questo aspetto: mi premeva raccontare una donna segnata da un profondo raggelamento interiore. Forse questo non rende Giulia un personaggio immediatamente simpatico sul piccolo schermo, ma credo che fosse necessario rispettare la verità e l’onestà nel rappresentare una persona realmente esistita. Marco stesso, suo figlio, la definiva una donna alfa, quasi come fosse un uomo nella sua forza e determinazione. Per me era fondamentale essere onesta. Questo è un bisogno che sento fortemente nella mia vita e, ancor di più, quando interpreto un personaggio

Cosa le hanno insegnato i personaggi che ha interpretato e quale le ha insegnato di più?

Mi hanno tutti lasciato e insegnato qualcosa. Sylvia Gellburg, che ho interpretato in Vetri rotti, è stata un personaggio particolarmente importante. Portandola in scena per quasi due anni in due stagioni teatrali, ho sentito che mi risuonava sempre più familiare. I vetri rotti non rappresentavano solo la Notte dei Cristalli, ma anche qualcosa dentro di me. È stato un viaggio emotivo e personale molto intenso.