Quella casa nella prateria: su Netflix presto il reboot di una delle serie televisive più amate degli anni 80

Il colosso dello streaming ha in serbo un nuovo adattamento dei romanzi di Laura Ingalls Wilder. I pasdaran repubblicani tuonano contro influenze woke nella nuova versione

La famiglia Ingalls del XIX secolo sta per tornare in tv nel XXI secolo. 

Netflix, infatti, a ben 40 anni di distanza, sta preparando un nuovo adattamento per la tv di La casa nella prateria, ispirato anch’esso ai celebri romanzi di Laura Ingalls Wilder. La nuova versione è affidata alla showrunner Rebecca Sonnenshine (The Boys, The Vampire Diaries).

“La casa nella prateria ha conquistato il cuore e l’immaginazione di tantissimi fan in tutto il mondo, e siamo entusiasti di condividere i suoi temi intramontabili di speranza e ottimismo con una nuova edizione di questa storia iconica – ha dichiarato Jinny Howe, vicepresidente delle serie drammatiche di Netflix -. La visione di Rebecca coglie nel segno, con una profondità emotiva che delizierà sia i nuovi fan che quelli di vecchia data di questo amato classico”.

Sonnenshine ha aggiunto: “Mi sono innamorata profondamente di questi libri quando avevo cinque anni. Mi hanno ispirato a diventare una scrittrice e una regista, e sono onorata ed emozionata di adattare queste storie per un nuovo pubblico con Netflix”.

La nuova casa nella prateria sarà, secondo Netflix, “in parte un dramma familiare pieno di speranza, in parte un’epica storia di sopravvivenza e in parte la storia delle origini del West americano e offrirà una visione caleidoscopica delle lotte e dei trionfi di coloro che hanno insediato la frontiera”.

Sonnenshine sarà produttrice esecutiva insieme a Joy Gorman Wettels di Joy Coalition, Trip Friendly di Friendly Family Productions, Dana Fox e Susanna Fogel. La serie è prodotta da CBS Studios e Anonymous Content Studios. Trip Friendly è il figlio di Ed Friendly, che deteneva i diritti dei romanzi di Wilder ed era produttore esecutivo della serie originale, andata in onda dal 1974 al 1983 e da cui sono nati diversi film per la tv.

Un reboot de La casa nella prateria era in cantiere da diversi anni: Anonymous Content e quello che allora era Paramount TV Studios hanno iniziato a lavorare al progetto nel 2020. Wettels, Friendly e Fox sono coinvolti come produttori esecutivi fin dall’inizio.

“È stato un mio sogno coltivato a lungo quello di portare avanti l’eredità di mio padre e adattare le classiche storie americane di Wilder per un pubblico del XXI secolo in un modo che riunisca i fan sia dei libri che della serie televisiva originale – ha dichiarato Friendly – sono entusiasta del nostro talentuoso team creativo guidato da Rebecca Sonnenshine che sta portando queste storie così amate sulla famiglia, la comunità e la sopravvivenza ai fan di lunga data e alle nuove generazioni”.

La serie originale, disponibile in streaming su Peacock, è ancora popolare: Nielsen ha dichiarato nel suo comunicato di fine anno sullo streaming che gli spettatori statunitensi hanno guardato più di 13 miliardi di minuti di La casa nella prateria nel 2024.

La serie originale vedeva protagonisti Michael Landon (che era anche produttore esecutivo e ha diretto più di 80 episodi), Karen Grassle, Melissa Gilbert, Melissa Sue Anderson e Sidney e Rachel Greenbush nei panni della famiglia Ingalls. Katherine MacGregor, Richard Bull, Jonathan Gilbert, Alison Arngrim, Matthew Labyorteaux e Dean Bell hanno avuto ruoli regolari o ricorrenti.

L’annuncio della produzione, non ha mancato di mettere in allarme i pasdaran repubblicani anti woke. La conduttrice conservatrice Megyn Kelly, su X, ha scritto: “Se renderete woke La casa nella prateria farò sì che la mia unica missione sia quella di rovinare il vostro progetto” mentre molti fan della vecchia serie  hanno scritto che la serie “non ha bisogno di alcun reboot” o  “questa cosa mi fa infuriare. Ci faremo grosse risata su come cercheranno di renderlo woke. Mrs. Olsen finirà con l’essere trans.”

Melissa Gilbert, che dal 1974 al 1983 ha interpretato il ruolo di Laura Ingalls, ha affrontato con equilibrio e intelligenza la polemica nascente. Ha scritto sul suo account Instagram,: “Sembra che Megun abbia twittato (non sono su quella piattaforma), chiedendo a Netflix di non ‘wokizzare’ il remake de La casa nella prateria. Uhm, guarda di nuovo l’originale. La tv non ha bisogno di essere più woke di quanto già non fossimo noi. Abbiamo trattato razzismo, dipendenza, i nativi, l’antisemitismo, la misoginia, lo stupro, l’abuso domestico e qualsiasi altro argomento ‘woke’ a cui possiate pensare. Grazie mille”.