Carla Accardi: Un Secolo di Astrazione e Innovazione al Palazzo delle Esposizioni

In occasione del centenario dalla nascita di Carla Accardi, Roma celebra la straordinaria carriera dell'artista con una retrospettiva presso il Palazzo delle Esposizioni.

Curata da Daniela Lancioni e Paola Bonani e promossa dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e Azienda Speciale Palaexpo, la mostra “Carla Accardi: Un Secolo di Astrazione e Innovazione” si immerge nell’evoluzione artistica di Accardi dal 1946 al 2014. Questa esibizione mette in luce l’audace uso di colori e materiali di Accardi e il suo ruolo pionieristico nel movimento dell’arte moderna italiana. Con opere chiave come la “Triplice Tenda” e installazioni immersive, l’esposizione offre una visione approfondita dell’impatto duraturo dell’artista sul panorama artistico globale, sottolineando la sua capacità di sfidare convenzioni e confini artistici.

Carla Accardi. Mostra al Palazzo delle Esposizioni. Foto @Alberto Novelli

“Tutte le cose che ho fatto le ho volute. In fondo il lavoro si far per sé, non si fa per gli altri, perché se lo fai per gli altri segui sempre delle cose che non sono pure, che sono delle imposizioni, delle influenze, invece seguire il proprio sogno è diverso, perché fai una cosa e la prima volta che la fai ti sembra strana…dopo ti ci immergi e ne ricavi un significato”. CARLA ACCARDI

Carla Accardi. Mostra al Palazzo delle Esposizioni. Foto @Alberto Novelli

Nata a Trapani il 9 ottobre 1924, Carla Accardi segnò il proprio destino artistico attraversando prima i portali dell’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Firenze, post maturità classica e artistica conseguita nel 1943. Il suo trasferimento a Roma nel 1946, al fianco del pittore Antonio Sanfilippo, suo futuro sposo, inaugurò una fase di fervente partecipazione al cuore pulsante dell’avanguardia artistica. Immersa negli incontri dell’Art Club e dello studio di Pietro Consagra, Accardi intessé dialoghi creativi con figure quali Ugo Attardi, Piero Dorazio, e altri, culminando nella firma del manifesto Forma 1 nel 1947, un atto fondativo per il movimento di rottura con l’arte tradizionale. La sua carriera si distinse per un’incessante ricerca espressiva che, negli anni ’50, virò verso un’astrazione semplificata nel segno e nel binomio cromatico bianco-nero, per poi riabbracciare il colore in un dialogo con la cultura metropolitana e giochi di effetti optical. La sperimentazione divenne il leitmotiv di Accardi, particolarmente nell’adozione di supporti plastici trasparenti che rivelavano la tela come una membrana luminosa, esplorando e sfidando i confini dell’arte dall’astrattismo all’informale, dalla pittura-ambiente all’arte femminista, fino alla gioia di vivere rinnovata nei suoi lavori degli anni ’80 e nei vasti dittici e trittici delle decadi successive. 

Carla Accardi. Mostra al Palazzo delle Esposizioni. Foto @Alberto Novelli

La celebrazione del centenario dalla nascita di Carla Accardi si concretizza in una mostra antologica di rilievo, allestita presso il Palaexpo e nell’ambito della città di Roma, la quale illumina il considerevole apporto dell’artista al contesto artistico. Questa retrospettiva, arricchita da circa 100 lavori che spaziano dal 1946 al 2014, propone un viaggio cronologico attraverso l’evoluzione artistica dell’ Accardi. Punti di intersezione strategici permettono di scoprire gli aspetti distintivi della sua ricerca, con un focus particolare sui momenti fondamentali della sua produzione. Un’esemplare ricostruzione della sua personale sala espositiva alla Biennale di Venezia del 1988 è stata resa possibile grazie a un accurato lavoro di documentazione fotografica. Tra i pezzi più significativi in mostra spicca la “Triplice Tenda” (1969-1971), proveniente dalle collezioni del Centre Pompidou di Parigi, testimoniando l’ampio riconoscimento internazionale del suo lavoro. Nel cuore dell’installazione, quest’opera di Carla Accardi si afferma come elemento pulsante, diffondendo nell’ambiente un’energia che interpella direttamente i visitatori, invitandoli a penetrare il cuore più intimo dell’esposizione. 

L’ispirazione dietro questa serie di lavori audaci e innovativi si può ricondurre a un momento di profonda riflessione scaturito da una visita al mausoleo di Galla Placidia a Ravenna, un’esperienza che ha stimolato un dialogo significativo con la critica d’arte Carla Lonzi. Tale riflessione spinse l’artista a sfidare le convenzioni esistenti tra architettura e arti visive, dando vita alla sua celebre Tenda del 1965, un’opera che, con le sue tonalità di rosso e verde e la forma che ricorda un tempietto, segna l’inizio di un nuovo capitolo nel suo percorso creativo. Con un impegno meticoloso e personale, realizzò quest’opera e proseguì oltre, concependo l’Ambiente arancio. Quest’ultimo progetto smussa ulteriormente i confini tra arte e quotidiano, integrando elementi domestici quali un ombrello e un letto in un contesto che evoca un habitat, seppur immerso in una realtà sociale quasi onirica che riporta, forse inconsapevolmente, alla sperimentazione del Bauhaus.

La sua intenzione non era quella di fornire un modello di vita replicabile, ma piuttosto di stimolare una riflessione su come poter vivere in maniera più genuina e spontanea. Da quel momento in poi, l’opera di Accardi si è distinta per una complessità e una cura nell’esecuzione che caratterizzano una progressione misurata e intenzionale dei segni. Tale evoluzione simboleggia il suo continuo desiderio di superare i limiti tradizionali dell’arte, impegnandosi in un’esplorazione costante che rinnova il linguaggio visivo. Carla Accardi si è posizionata in prima linea nel dibattito sull’intersezione tra gli spazi vissuti e l’esperienza estetica, affermandosi come una delle figure più innovative e influenti nel panorama artistico, capace di trasformare la visione dello spettatore sull’arte e sull’ambiente che lo circonda. 

Carla Accardi. Mostra al Palazzo delle Esposizioni. Foto @Alberto Novelli

L’esposizione si distingue per la sua eccezionale accessibilità, risultato di una meticolosa organizzazione cesellata dai curatori della mostra, che invita a un’esperienza di visita intuitiva e partecipativa. Un impianto di illuminazione attentamente concepito, che armonizza diffusione e focalizzazione, mette in risalto ogni opera esposta, svelandone l’essenza e permettendo di apprezzarne i dettagli più sfuggenti. Benché esista il pericolo di trasformare eventi di questo calibro in esclusivi ritrovi elitari, questa mostra emerge come tributo aperto e inclusivo, esente dall’essere un santuario inaccessibile agli iniziati. In tale scenario, si invita il visitatore a un coinvolgimento diretto, a instaurare un dialogo vivace con l’arte che trascende le convenzionali barriere di accesso e intellettuale, trasformando la visita in un’occasione di arricchimento culturale significativo e collettivo.

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