
Roma e Sharjah. Due mondi distanti, eppure uniti da un filo invisibile che attraversa secoli di storia, commerci e influenze culturali. Questo legame riaffiora nella mostra Da Sharjah a Roma lungo la Via delle Spezie, ospitata nella maestosa Curia Iulia, l’antica sede del Senato Romano, e frutto della collaborazione tra il Parco archeologico del Colosseo e la Sharjah Archaeological Authority. Un’esposizione che porta per la prima volta in Italia i tesori di un passato inaspettatamente connesso.
Mleiha e Dibba: due nomi che forse non suonano familiari, ma che tra l’epoca ellenistica e i primi secoli dell’Impero Romano erano punti nevralgici dei commerci globali. Dalle coste dell’India alle strade polverose della Mesopotamia, fino ai fasti di Roma, le carovane cariche di tesori attraversavano questi territori, lasciando tracce tangibili di una società incredibilmente aperta e cosmopolita. Il percorso espositivo lo racconta con oggetti che parlano da soli: anfore da vino provenienti da Rodi e dall’Italia, gioielli indiani, statuette di Afrodite, monete indo-greche e romane, unguentari in vetro dal Mediterraneo orientale. Piccoli frammenti di vita quotidiana che rivelano una rete di scambi inarrestabile, capace di far viaggiare merci, idee e credenze religiose.
L’elemento centrale della mostra è il commercio delle spezie, vero e proprio oro dell’antichità.
Roma ne era ossessionata: l’incenso, il pepe e la mirra non erano solo aromi esotici, ma status symbol, strumenti di culto e merce regolata con ferrea attenzione dall’Impero. Così importante che gli Horrea Piperataria – i magazzini imperiali per la conservazione delle spezie – sorgevano a pochi passi dalla Curia Iulia, proprio nel Foro Romano. Ed è qui che la storia si fa ancora più intrigante. L’incenso, che ardeva nei templi e nelle case patrizie, arrivava dalle coste dell’Arabia e attraversava Sharjah prima di giungere nei mercati romani. Un viaggio epico, oggi rievocato in un allestimento che, grazie a videoproiezioni immersive, restituisce il senso del tempo e della distanza.
Oltre ai manufatti di lusso e agli oggetti di uso quotidiano, la mostra apre uno squarcio affascinante sulle antiche pratiche funerarie. Le tombe monumentali di Mleiha, imponenti e ricche di corredi, ci restituiscono le tracce di una società stratificata e sofisticata. E tra i reperti, spiccano un’anfora da vino di Rodi, una ciotola in bronzo decorata con motivi ellenistici e africani, e un set da vino raffinato, testimoni di un’élite che, pur distante, si sentiva parte di un mondo più grande.
Più che una semplice esposizione, Da Sharjah a Roma lungo la Via delle Spezie è un invito a riscoprire le connessioni globali del passato. In un’epoca in cui i confini sembrano sempre più marcati, questa mostra dimostra che già duemila anni fa il mondo era intrecciato da legami culturali e commerciali profondi. Un viaggio nel tempo, da Roma agli Emirati, lungo le rotte delle spezie e delle civiltà. Un’esperienza che connette il visitatore con una storia sorprendentemente contemporanea: l’idea che le civiltà non si sono mai sviluppate in isolamento, ma grazie agli incontri, agli scambi e alle contaminazioni reciproche.
Si respira la sensazione di un’epoca in cui il Mediterraneo e il Golfo Arabico erano due poli dello stesso universo culturale, con Roma come centro nevralgico di una rete che univa la Cina, l’India e la Mesopotamia.
Nel cuore di Roma, tra le rovine di un passato glorioso, si riscopre il valore di un mondo in continua evoluzione, dove la ricerca dell’esotico e dello sconosciuto è sempre stata motore di progresso e innovazione. Da Sharjah a Roma lungo la Via delle Spezie è più di una mostra: è una finestra su un tempo in cui l’umanità non era divisa da confini, ma unita da rotte e scambi che hanno plasmato la storia. In mostra sino al 23 aprile 2025.
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