
Roberto Benigni conquista l’Italia, incolla su Raiuno 4 milioni e mezzo di spettatori, e con il suo “Sogno”, un monologo di oltre due ore, strappa il 28,1% di share. Ma di che cosa parla “Il sogno”? Dell’Europa, dell’Unione europea, “la Silicon Valley della democrazia”, l’ “ultima trincea della democrazia” da affidare ai giovani. Nella prima mezz’ora di trasmissione, ci sono stati picchi di 6 milioni di spettatori.
Ed è successo, mediaticamente, un cortocircuito imprevedibile. Proprio nel giorno in cui la premier Giorgia Meloni ha preso nettamente le distanze dal Manifesto di Ventotene, il primo progetto di unità politica europea, scritto nel 1941 da un gruppo di antifascisti esuli nell’isola di Ventotene, il premio Oscar Roberto Benigni ne prende appassionatamente le difese. Con un monologo certamente preparato in precedenza, del quale non poteva immaginare il tempismo.
Benigni, con la sua voce trascinante, entusiasta, coinvolgente, in una scenografia arancione che sembra una forma di trepidazione e di speranza, la regia di Stefano Vicario, dice che in quella piccola isola “tre eroi, Spinelli, Rossi e Colorni” concepirono l’idea di una Europa unita. E dice “L’Unione europea è la più grande istituzione degli ultimi cinquemila anni realizzata sul pianeta terra dall’essere umano”. Un endorsement pazzesco verso l’Europa, e un attacco contro i nazionalismi: “Il motore dei nazionalisti è la paura”, dice ancora Benigni.
Non potevano mancare le reazioni, anche nel mondo dello spettacolo.
Fra i colleghi di Benigni, Diego Abatantuono è uno di quelli che hanno trascinato al cinema folle enormi con i loro film. Trionfatore degli incassi all’inizio degli anni ’80 con il personaggio del “Terrunciello”, poi si è evoluto con il cinema chiaroscurale di Pupi Avati – Regalo di Natale – e con quello on the road/nostalgico di Salvatores – Marrakech Express, Mediterraneo, Turné. Parla benissimo della performance del collega, che ha visto integralmente: “Mi è sembrata perfetta, sia nella scelta dell’argomento, ben trattato, raccontato con divertimento, sia nel suo approccio. Bisogna anche tener conto del fatto che era in diretta, e questo dava un’emozione in più a tutta la performance: e faceva anche ‘perdonare’ qualche eventuale ripetizione. Se fosse stato tutto calibrato al millimetro, asciugato nei tempi, limato alla perfezione, si sarebbe guadagnato in pulizia ma perso in intensità, in emozione. Il tema in sé? Ma come si fa a essere contro all’Europa unita? L’importante è lavorare per trovare una soluzione pacifica, tutti insieme, alla questione della guerra. Benigni è stato straordinario a portare il tema dell’Europa unita, grazie anche al suo immenso carisma. No, non sono invidioso quando un collega è così bravo: ne sono felice. In lui apprezzo la sua qualità intellettuale, e anche la sua evoluzione, la sua ricerca di migliorarsi e di affrontare nuove sfide. Questo spettacolo lo aveva annunciato al festival di Sanremo: dunque, è chiaro che ci stava ragionando da tempo, e non è certo uno che cavalca gli eventi. Quello che abbiamo visto ieri è il frutto di un lavoro maturo e profondo”.
Francesco Bruni, regista della serie Tutto chiede salvezza, ha scritto insieme a Paolo Virzì il film Un altro Ferragosto, che è ambientato a Ventotene, dove il personaggio interpretato da Silvio Orlando è un irriducibile intellettuale comunista, ormai in fin di vita, ossessionato proprio dal mito di Spinelli e del manifesto di Ventotene. “Noi – io e Paolo Virzì – quel film l’abbiamo scritto due anni fa. Non dico che siamo stati profetici, ma si annusava un’aria già presente, uno scontro sull’Europa e sulle sue ragioni di esistere. Quella dell’Europa è l’ossessione del personaggio interpretato da Silvio Orlando: noi, nel film, lo mettevamo in ridicolo, ma solo perché siamo autori di commedie, e lo abbiamo fatto prendere in giro dai suoi stessi amici di sinistra. Ma era solo un espediente narrativo, funzionale alla commedia: in realtà, il nipote piccolo prende sul serio i racconti del nonno. Ed è lui, quel bambino, che rappresenta il futuro e la speranza, in mezzo alla disillusione di tutti. Benigni ha avuto ragione, a esaltare il manifesto di Ventotene e l’idea di Europa, e soprattutto ha avuto un grande tempismo. Noi siamo arrivati un filo troppo in anticipo. Benigni dice che l’Europa unita è la cosa più meravigliosa creata dall’umanità negli ultimi cinquemila anni? No, per me è la cecina”, dice, riferendosi alla farinata di ceci. Che a Livorno prende anche il misterioso nome di “5 e 5”.
Roberto Andò, regista del film L’abbaglio, che racconta un’altra unificazione, quella dell’Italia del Risorgimento, ha visto lo show di Benigni e commenta: “L’ho trovato appassionante, in continuità con quello che Benigni ha sempre fatto, cioè intervenire molto sul tempo, sul nostro tempo. Questa volta lo ha fatto con una preveggenza incredibile; non poteva sapere che ne avrebbe parlato, nelle stesse ore, Giorgia Meloni, che relativamente al manifesto di Ventotene ha detto ‘Questa non è la mia Europa’. Alla Meloni, Benigni ha dato la risposta migliore di tutti: una risposta da poeta civile, da grande narratore che riesce a spiegare con frasi semplici fasi appassionanti della nostra Storia. Benigni racconta la storia odierna dell’Europa come se fosse la guerra di Troia, e fa capire che tutti i passaggi che abbiamo vissuto sono conquiste, conquiste da difendere una per una. È vero, forse qualche anno fa Benigni aveva una diversa carica eversiva. Ora sente il bisogno di intonare un altro tipo di suono, di melodia, dettata dal tempo che è passato, e dalla situazione che questo paese vive”.
Andrea Zalone, autore dei testi di Maurizio Crozza e suo complice sul palco di Fratelli di Crozza, dice: “Come sai, sono molto restio a commentare il lavoro dei colleghi. Ma posso dirti che Benigni ha fatto una cosa meravigliosa, con un tempismo perfetto. Ha detto cose giuste al momento giusto”.
Ecco una trascrizione di una parte del monologo di Benigni.
“Non è un caso se chi scappa dall’Africa, da altri paesi, cerchi l’Europa. Non è che vanno in Russia o in Arabia Saudita, che è ricchissima, no. Vogliono l’Europa, sono attratti da noi, da questa nostra idea di pace, di libertà, di democrazia”
“Attratti dalla democrazia sono, perché noi europei abbiamo fatto una cosa storica, colossale. Abbiamo dimostrato in concreto che si può costruire una comunità democratica perfino fra nazioni che fino a ieri si sparavano addosso e l’hanno fatto per secoli. È un esempio meraviglioso, toglie l’alibi a chiunque altro. Nessuno può più dire in Asia, in Africa, nel mondo, ecco, non si può fare. Vedi, è utopico. No, l’abbiamo fatto noi, ce l’abbiamo fatta persino noi”
“Votiamo ogni cinque anni noi che ci siamo sparati addosso fino a ieri, per secoli, veramente. Con questa impresa ci siamo messi all’avanguardia. Stiamo facendo qualcosa che nessuno ha mai avuto il coraggio e la fantasia di fare. Un tentativo mai visto. Oggi noi europei siamo i pionieri del futuro, la Silicon Valley della politica. Questo è un valore che va oltre, oltre. È una cosa mondiale, storica”
“È una responsabilità degli europei nei confronti di tutti gli altri popoli. È una responsabilità perché se noi falliamo nell’Unione, se facciamo crollare tutto, e guardate che alcune persone anche in Europa spingono, spingono per far crollare tutto, terribili, ce ne sono tanti, se succede così noi togliamo all’umanità questa speranza, ci hanno provato, hanno fallito, è impossibile, se invece noi riusciamo a completare il progetto, nel senso di dare all’Unione Europea un vero e proprio governo unico, allora noi diamo all’umanità la più grande speranza che abbia mai avuto nella storia, quello di poter costruire una democrazia pacifica fra i popoli e ditemi se questo non è il vero grande sogno concreto dell’umanità e dico dell’umanità, ma dico e quindi si è capito di che sto parlando?”
“Perché se non si è capito ora ve lo spiego meglio, ve lo dico con le parole che Vittorio Hugo ha detto a un pronunciato tanto tempo fa a un congresso sull’Europa. Questo sogno è la pace universale, la cooperazione, la mediazione, l’unità al posto della guerra e aveva ragione”
“Non può che essere così, ma io non mi fermo qui, voglio andare oltre. Proviamo a sognare fino in fondo, ancora di più. Questo sogno, questa incredibile idea che potrebbe partire dall’Europa unita, questo pensiero della pace universale. È possibile? È fattibile? Quasi tutti vi risponderanno no. E io invece vi dico sì, senza esitazione. E vado ancora oltre. Non dico solo sì a un obiettivo raggiungibile, ma vi dirò di più. È un obiettivo inevitabile. La guerra finirà per sempre. Dice: ‘Benigni, mi sembra che esageri’. No, non esagero. Non è impossibile. Ve lo ripeto, è inevitabile. Non c’è alternativa, perché siamo tanti, troppi al mondo, non può che finire così, ma lo sapete che abbiamo superato gli 8 miliardi e tra poco saremo 10 miliardi.”
“Il pianeta è quello che è, la circonferenza del pianeta è di 40.000 km all’equatore e a questi 40.000 non se ne aggiunge neanche uno, mai nell’eternità, mai! E quando hai 10 miliardi di persone stipate, strette su un piccolo pianeta, che fai?”
“O si impara a convivere, o ci si distrugge a vicenda, ci si fa la guerra tutti contro tutti fino all’ultimo, con tutte le armi a disposizione, con le bombe nucleari. E allora cosa vuol dire convivere?”
“Vuol dire vivere insieme sotto regole comuni, organizzare la convivenza, è chiaro. Quindi non è un un sogno impossibile, un’utopia, è il futuro. Una poetessa americana che si chiama Eve Merriam ha scritto “Sogno di dare alla luce un bambino che mi chiederà Mamma, cos’era la guerra?”
“E questo accadrà. Questo verrà il giorno in cui ci saremo dimenticati di cos’era la guerra. Il giorno in cui mostreremo un cannone, un carro armato, un Kalashnikov, una mina antiuomo, un F-16, una bomba grappolo nei musei, come oggi mostriamo uno strumento di tortura”
“Sarà così, perché non può che essere così e quel giorno arriverà e non ci vorranno secoli, perché viviamo nella corrente più impetuosa di eventi che ha finora trascinato il mondo e oggi un anno fa il cammino di un secolo, ma lo sapete che dalle statistiche e dai dati ufficiali risulta che per il mantenimento dei loro eserciti le nazioni di tutto il mondo spendono ogni anno più di 2 mila miliardi di Euro”
“In questi ultimi 80 anni, dopo l’ultima guerra mondiale, è stata spesa in armamenti la mostruosa cifra di 85 trilioni di euro che sarebbero 85 mila miliardi. Ora immaginiamo che i popoli invece di diffidare gli uni degli altri, di odiarsi, si rispettassero, si volessero bene, andassero d’accordo. Supponiamo che si fossero detti che prima di essere italiani, francesi, cinesi, russi, indiani, siamo uomini e che la nostra patria è il mondo, no? E allora questa somma incredibile di 85 mila miliardi di euro, ogni anno così insensatamente spesa per sfiducia, spendetela per fiducia! Questi 85 mila miliardi dati all’odio, alla paura, diamoli all’amore, all’armonia, diamoli al lavoro, all’intelligenza, all’industria, alla sanità, alla scienza, alle arti e immaginate il risultato!”
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