Quel Don Camillo scomparso e mai terminato

Al festival custodi di sogni, Alberto Anile, presenta il libro sulla pellicola incompiuta di Christian-Jaque: L’ultimo Don Camillo. Immagini e ricordi di un film perduto

Nel luglio del 1970, a Brescello, iniziavano le riprese di un nuovo film ispirato agli amati personaggi nati dalla penna di Guareschi, Peppone e Don Camillo. Un film che avrebbe dovuto aggiungersi ma anche concludere la famosa saga dei due amici-nemici che così bene aveva saputo raccontare la piccola provincia italiana del secondo dopoguerra e del boom. La pellicola avrebbe avuto come protagonista, ancora una volta l’inossidabile coppia Fernadel – Cervi, ma purtroppo a causa della malattia del primo e della sua morte dopo pochi mesi, il film, diretto da Christian-Jaque, non venne mai terminato. A questo punto della storia comincia il giallo. 

A parlarne, al festival Custodi di sogni, in un incontro dedicato al libro L’ultimo Don Camillo. Immagini e ricordi di un film perduto, è Alberto Anile, già conservatore della Cineteca Nazionale, che in questo volume edito da Minimum Fax e Centro Sperimentale, ricostruisce, attraverso diversi contributi, la storia e la scomparsa di questo capitolo mancato: “ho deciso di scrivere questo libro intanto perché penso che chi ama il cinema, ami anche i film mai realizzati, mai completati, o addirittura mai iniziati, perché non gli bastano quelli esistenti, e perché, come credo abbia detto più volte Giuseppe Tornatore: non c’è miglior film di quello che non è stato fatto, in quanto ti permette di immaginarlo perfetto, senza compromessi e di fantasticare impunemente sul capolavoro che ci siamo persi; inoltre volevo ristabilire un principio di verità sulla scomparsa di questo titolo, infatti, proprio nel periodo in cui lavoravo in Cineteca, uscivano continuamente fake news che dicevano che questo Don Camillo lo avevamo noi e che per qualche oscuro motivo non lo volevamo mostrare. Non mi spiego la ragione di queste notizie false – se non per il fatto che la Cineteca, in quanto ente pubblico, è da sempre il bersaglio di tanti – ma nella realtà le bobine non sono mai state qui. E penso proprio siano andate distrutte. Noi come Cineteca le abbiamo cercate ovunque. È vero però che di quell’ultimo Don Camillo sono state recuperate fortunosamente, salvate da un bel mucchio materiale Rizzoli che stava andando al macero, quasi mille immagini e provini. Tutta roba che era conservata insieme a quella relativa al film che Mario Camerini diresse due anni dopo e che rimane a tutti gli effetti l’ultimo film della saga: Don Camillo e i giovani d’oggi”. 

La pellicola firmata da Camerini, che uscì, come il romanzo, dopo la morte dello stesso Guareschi, nel 1972, non ebbe la fortuna sperata. Lionel Stander e Gastone Moschin, seppur bravi, non furono in grado, probabilmente per una banale questione di confronti, di far rivivere in maniera convincente quei due personaggi che per il pubblico erano diventati più veri degli attori che li interpretavano. 

A questo proposito Gigi Oliviero, altra presenza che ha animato l’incontro e che è stato aiuto regista per entrambe le pellicole ha raccontato: “sul film di Jacques ho lavorato due mesi per la preparazione e quattro settimane per realizzarne la metà e malgrado fossi aiuto e potessi entrare ovunque sul set, non ho mai visto Fernandel e Cervi vestiti normali, solo in costume di scena. Erano davvero compresi nei loro personaggi. Si cambiavano in albergo e attraversavano il paese vestiti così! La gente andava in visibilio, li chiamavano con i nomi dei loro personaggi e chiedevano pareri e consigli come fossero davvero stati il prete e il sindaco. L’unico a non essere felice per la presenza dei due era il parroco vero, che per tutta la durata delle riprese era stato messo in disparte anche dai suoi parrocchiani”. Graziella Granata, che nel film scomparso interpretava la nipote di Don Camillo (l’altro giovane era Giancarlo Giannini nei panni di un esaltato maoista), anche lei presente alla conversazione, ha confermato quanto fossero amati i due attori e quanto l’abbiano cercata, anche dalla Francia per avere notizie della pellicola: “io non ho mai saputo dove fossero queste bobine, ma ogni tanto ancora mi chiamano dai luoghi più disparati per sapere se ho notizie, se so qualcosa. Purtroppo credo che non si troveranno mai. E pensare che Fernandel aveva registrato tutto il film a voce!”

“Il Don Camillo di Jaques sarebbe stato il sesto ma il primo a colori – conclude Anile – e io credo che sarebbe stato un bel film, Jaques era un artigiano abilissimo e poi in quegli anni sarebbe stato  quasi lisergico vedere questo mondo antico messo a confronto con l’estetica hippie (volevano chiamare anche Shel Shapiro!). Purtroppo dovremmo accontentarci di continuare a fantasticarlo”