Art Playlist/ Venti di guerra infuriano nel mondo, ecco 6 opere di scultura e pittura che ne raccontano ll fascino sinistro e l’orrore

Sangue, gloria, memoria. L'arte ha sempre raccontato la guerra: dalle colonne imperiali alle tele della propaganda, fino alle grida silenziose di Guernica. Oggi, con un mondo sull'orlo di un nuovo riarmo, il conflitto torna protagonista nell'immaginario visivo.

«L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è.» Così Paul Klee definiva il potere evocativo dell’arte, una dimensione che, fin dall’antichità, ha accompagnato l’umanità nella narrazione del proprio destino. E tra le narrazioni più ricorrenti, cariche di pathos e di tensione, vi è certamente quella della guerra. Le armi, i conflitti, gli eserciti e i momenti di gloria o disfatta hanno inciso la storia e la memoria collettiva non solo con il clangore delle spade o il fragore dei cannoni, ma anche con la potenza dell’immagine, della scultura e della pittura. 

Dalle imponenti colonne trionfali dell’antica Roma ai moderni graffiti di denuncia, l’arte e la guerra hanno sempre dialogato, celebrando la vittoria o svelando l’orrore, esaltando la potenza o condannando la distruzione. Oggi, con il mondo che sembra avviarsi verso una nuova corsa agli armamenti, il connubio tra arte e guerra assume significati sempre più attuali, tra propaganda, memoria e critica sociale.

Già nell’epoca assira e babilonese, i rilievi celebravano le vittorie militari con minuziosi dettagli: il celebre bassorilievo di Ninive che raffigura la caccia al leone di Assurbanipal è una delle tante espressioni artistiche che glorificavano il potere e la forza del sovrano. Nell’antica Grecia, i fregi del Partenone narravano le gesta eroiche della civiltà ateniese, mentre l’arte romana, con le colonne e gli archi di trionfo, raccontava la potenza imperiale attraverso la rappresentazione plastica delle campagne militari. Tra queste, la Colonna Traiana rimane una delle più straordinarie narrazioni per immagini della guerra, con i suoi bassorilievi continui che descrivono le campagne daciche dell’imperatore Traiano.

Dettaglio dell Arazzo di Bayeux (XI secolo)

Nel Medioevo, la guerra assunse una dimensione epica e sacra. Gli arazzi e le miniature medievali celebravano le crociate, mentre la figura del cavaliere divenne l’emblema dell’onore e della fede. Il celebre Arazzo di Bayeux (XI secolo) racconta con sorprendente dettaglio la conquista normanna dell’Inghilterra, un vero e proprio racconto per immagini lungo 70 metri. Le cattedrali gotiche ospitavano vetrate istoriate che narravano battaglie e martiri, enfatizzando l’idea di un conflitto tra bene e male.

Velázquez La resa di Breda, Museo del Prado, Madrid

Con il Rinascimento, la guerra si trasforma in spettacolo pittorico. Leonardo da Vinci studia macchine belliche per Ludovico il Moro, lasciandoci disegni di straordinaria ingegnosità, mentre Michelangelo raffigura la forza e la tensione nei suoi corpi possenti, come nella Battaglia di Cascina (perduta, ma nota attraverso le copie). Nel Barocco, la pittura militare trova massima espressione in artisti come Velázquez con La resa di Breda, che immortala la dignitosa capitolazione degli sconfitti, o in Rubens, che esalta la potenza marziale con dinamismo e teatralità nelle sue tele monumentali, come Le conseguenze della guerra.

I disastri della guerra, Francisco Goya, Museo del Prado, Madrid

Il XIX secolo vede la guerra raccontata con spirito eroico e propagandistico, ma anche con una crescente vena critica. Francisco Goya, con la serie I disastri della guerra, rompe con la tradizione celebrativa e mostra la brutalità e l’orrore dei conflitti. Con le guerre napoleoniche e l’Unità d’Italia, l’arte diventa anche strumento di identità nazionale, come dimostrano le tele di Francesco Hayez e le raffigurazioni del Risorgimento.

Pablo Picasso, Guernica

Il XX secolo è segnato da due guerre mondiali che sconvolgono l’umanità e mutano il ruolo dell’arte nella rappresentazione del conflitto. Picasso, con Guernica, dipinge un grido di dolore universale, mentre Otto Dix e George Grosz raccontano con crudezza le devastazioni della Grande Guerra. Le avanguardie, dal Futurismo alla Pop Art, affrontano il tema bellico in modi diversi: se da un lato i futuristi celebrano la guerra come “igiene del mondo”, dall’altro artisti come Andy Warhol ridicolizzano il militarismo con la riproduzione seriale delle icone del potere.

Oggi, nel contesto geopolitico attuale, assistiamo a una nuova corsa agli armamenti e a un crescente utilizzo della tecnologia militare in ambito artistico. Installazioni e performance esplorano la tematica della guerra con approcci critici e concettuali, come dimostrano le opere di Ai Weiwei e Banksy. Il cinema e la fotografia continuano a documentare i conflitti con un impatto visivo potente, mentre la digital art e la realtà virtuale aprono scenari inediti nella rappresentazione della violenza e del controllo militare.

L’arte e la guerra si rincorrono da sempre, specchiandosi l’una nell’altra. Se la storia ci insegna che l’umanità ha spesso oscillato tra pace e conflitto, resta da chiedersi se il mondo contemporaneo stia virando nuovamente verso un futuro di riarmo o se l’arte possa ancora una volta farsi veicolo di riflessione e resistenza.