Come la Sony è rimasta intrappolata all’interno della battaglia Lively contro Baldoni

Nella ricostruzione del dramma che ha travolto la produzione di It Ends With Us, The Hollywood Reporter svela che dapprima la Sony aveva solo accettato di commercializzare e distribuire il film, quando però la battaglia per il controllo sul montaggio tra le due star si è intensificata, lo studio a malincuore è stato costretto a mediare

Pochi giorni dopo l’uscita di It Ends With Us lo scorso agosto, il CEO di Sony Pictures Entertainment, Tony Vinciquerra, ha rilasciato una dichiarazione molto insolita a The Hollywood Reporter elogiando Blake Lively, che in quel preciso momento veniva distrutta sui social media a causa delle notizie su una lotta di potere con il regista e co-protagonista Justin Baldoni e sul modo in cui lei aveva promosso il film. In particolare, non c’era alcuna menzione di Baldoni o della sua compagnia, Wayfarer Studios, che pure aveva coinvolto la Sony per commercializzare e distribuire il loro adattamento del romanzo bestseller di Colleen Hoover su una donna coinvolta in una storia d’amore intrecciata di violenza domestica.

“La passione e l’impegno di Blake nel far progredire l’attenzione sulla violenza domestica sono encomiabili. Adoriamo lavorare con Blake e vogliamo fare altri dodici film con lei” ha detto Vinciquerra, che da allora si è ritirato. Ha anche elogiato Hoover e le altre donne coinvolte nel film.

Quello che nessuno sapeva all’epoca, era che la Sony aveva per mesi interpretato il ruolo involontario di mediatore in quella che è sfociata nella più grande guerra incivile della storia recente di Hollywood, contrapponendo una delle coppie più potenti di Hollywood, Lively è sposata con Ryan Reynolds, a un’ambiziosa società di produzione di terze parti piene di fondi.

È facile supporre che la dichiarazione di Vinciquerra sia arrivata su richiesta di Lively, che era ansiosa di fermare l’emorragia rispetto alla sua immagine pubblica,  i virulenti commenti online e le minacce alla sua famiglia e persino a conoscenti. Infatto anche molti dei suoi compagni membri del cast che, come Lively, si erano rifiutati di sostenere Baldoni alla premiere del film o ad altri eventi di marketing, venivano attaccati online e minacciati.  Almeno uno di loro si è rivolto a Lively per chiedere se la Sony potesse aiutarli, secondo una denuncia modificata depositata il 17 febbraio dalla star, che sta facendo causa a Baldoni e tra gli altri al CEO di Wayfarer Jamey Heath, nel distretto meridionale di New York per presunta molestia sessuale sul set e per aver lanciato una campagna diffamatoria dopo l’uscita del film.

La dichiarazione di Vinciquerra è solo uno dei numerosi esempi lungo il percorso in cui la Sony apparentemente ha tentato di supportare e placare Lively anche se la presa di Baldoni sul film lentamente ma inesorabilmente è venuta meno. La Sony, che ha rifiutato di commentare questa storia, sembrava avere poca scelta se non quella di dare la priorità a Lively poiché era vitale per il marketing e l’uscita del film. E la Sony era anche a conoscenza dei travagli sul set.

It Ends With Us avrebbe dovuto essere un motivo di festa duratura e un punto di svolta per Wayfarer dopo aver guadagnato più di 350 milioni di dollari al botteghino mondiale contro un modesto budget di 25 milioni di dollari. Invece, è diventato l’incubo definitivo per un importante studio di Hollywood. La Sony, che ha solo firmato per co-finanziare e distribuire il film di un’altra società, ora si ritrova coinvolta in battaglie legali che sollevano accuse di molestie sul set, cyberbullismo, estorsione e uso della propria fama per esercitare il potere.

Finora, la Sony non è stata nominata parte in nessuna delle cause legali, ma è citata da entrambe le parti e dovrà far fronte bel caso i suoi dirigenti vengano citati in giudizio se il caso andrà a processo nel marzo 2026. “È un casino”, afferma un dirigente veterano dello studio. Fino ad ora, il mistero di come il montaggio del film liceziato da Lively sia arrivato nelle sale non è mai stato dettagliato. Ma una revisione di centinaia di pagine di documenti del tribunale, risponde, almeno in parte, a come il montaggio di Baldoni sia finito in disparte a favore di quello di Lively. Il regista inoltre afferma di non aver nemmeno potuto vedere il film definitivo fino alla prima mondiale.

L’angoscia sul set è aumentata rapidamente. Il 26 maggio 2023, poche settimane dopo l’inizio della produzione, Lively ha chiamato il dirigente della produzione Sony, Ange Giannetti, per registrare le preoccupazioni sul comportamento indesiderato e inappropriato di Baldoni e del CEO di Wayfarer, Heath, sul set, come scritto nella denuncia modificata. L’attrice ha citato diversi esempi di come si sia sentita molestata sessualmente o a disagio. Giannetti aveva spiegato che qualsiasi reclamo formale delle risorse umane deve essere presentato a Wayfarer, poiché era la società di produzione e la Sony era solo il distributore. Lively ha detto di essere preoccupata che Wayfarer non avrebbe preso provvedimenti adeguati, poiché è gestita dai due uomini anch’essi coinvolti.

Si dice che Giannetti abbia preso sul serio la questione e abbia trasmesso le preoccupazioni di Lively a Wayfarer. Ha fatto lo stesso quando ha appreso da terze parti di un incidente che coinvolgeva un’altra interprete, spingendo Baldoni a scrivere un’e-mail all’attrice il 1° giugno 2023 dicendo che era a conoscenza delle sue preoccupazioni e che sarebbero stati apportati ‘aggiustamenti’, secondo il punto di vista di Lively. Mentre la denuncia modificata di Lively non nomina l’attrice, afferma però che due altre interpreti oltre lei hanno segnalato preoccupazioni e hanno accettato di testimoniare se il caso andrà a processo.

Per quanto riguarda Lively, ha rifiutato di presentare un reclamo formale alle risorse umane a Wayfarer e invece nel novembre 2023 ha redatto un elenco di 17 richieste che Baldoni e Heath dovevano firmare se volevano farla tornare al lavoro, dopo una chiusura di mesi a causa dei doppi scioperi di sceneggiatori e attori.

Il team legale di Sony in un’e-mail ha consigliato a Wayfarer di firmare l’elenco di 17 richieste, ma ha ricordato che “nel complesso, il tono della risposta deve essere in parte negare le insinuazioni/accuse sottostanti, ma farlo in un modo che non infiammi o intensifichi ulteriormente poiché la maggior parte di ciò che è su questo elenco Wayfarer si stanno riconoscendo e affrontando”, secondo una causa intentata da Baldoni il 31 dicembre 2024, presso la Corte Superiore di Los Angeles.

Le richieste includevano: “non più menzione di genitali”  di fronte alla star, “non più menzione delle loro precedenti dipendenze dal porno o della mancanza di consumo pornografico di Lively a lei o ad altri membri della troupe” e “non più discussioni con Lively o i suoi dipendenti sulle loro esperienze personali con il sesso, in riferimento a coniugi o altri”,  questo secondo la denuncia modificata di Lively depositata presso il tribunale distrettuale meridionale.

Parte delle richieste includeva anche che la Sony accettasse di inviare Giannetti sul set e di assumere un produttore veterano ‘di serie A’ per aiutare Lively e rappresentare lo studio, infatti successivamente è stato assunto Todd Black. Nella loro causa, Heath e Baldoni hanno affermato di aver firmato le richieste sotto costrizione per salvare il film. Affermano inoltre che molte delle richieste erano basate su commenti o situazioni completamente fuori contesto.

Dopo che Wayfarer ha firmato le richieste, Giannetti ha inviato un messaggio a Lively il 29 novembre 2023 per dire: “Sono così felice che Todd [Black] sia dentro e supervisioni tutto, ma vorrei comunque intervenire per offrire tutto ciò che posso. So che è stato a dir poco impegnativo”.

Un mese dopo, sia la Sony che Wayfarer furono colte alla sprovvista in una riunione del 4 gennaio 2024 nel loft Tribeca di Lively e Reynolds quando appresero che le richieste di ritorno al lavoro erano cresciute fino a 30 articoli, secondo la causa di Baldoni. Ancora una volta, hanno acconsentito, dicendo nella loro causa che sentivano che questo era ciò che sarebbe servito per tornare alla produzione.

Quando le riprese sono ricominciate a gennaio per circa altre sei settimane, non ci sono stati più incidenti, secondo Lively.

Ma un’altra saga stava per dispiegarsi. Secondo la denuncia modificata di Baldoni, Black informò il regista a fine febbraio che Lively voleva passare due giorni in sala di montaggio con lui, una richiesta alquanto insolita a causa delle regole della DGA che garantiscono al regista il tempo necessario per consegnare il proprio montaggio senza interferenze. Una fonte vicina a Lively afferma che c’erano state così tante modifiche alla sceneggiatura che Lively era preoccupata di promuovere un film che non aveva visto, soprattutto considerando il tema. Aveva anche il diritto di approvazione su una scena di sesso che coinvolgeva la versione più giovane del suo personaggio, Lily, interpretata da Isabela Ferrer.

Baldoni acconsentì alla richiesta per timore che lei usasse il documento di 30 punti contro di lui, e a causa delle pressioni di Sony, secondo la denuncia modificata di Baldoni. Wayfarer contattò un dirigente di Sony per discutere della situazione insolita, con il dirigente di Sony che concluse: “Siamo con voi, alla fine di questo dolore c’è una GRANDE VITTORIA!!!”. Lively si unì infine a Baldoni nella sala di montaggio il 12 marzo 2024, con sette pagine di note sulla sceneggiatura che lui e il suo montatore incorporarono, ma lei non si presentò il secondo giorno.

Poi, nell’aprile 2024, Sony, sempre nel ruolo di mediatore, informò Wayfarer che Lively voleva tempo per stare da sola in sala con il suo montatore, dicendo che aveva nuovamente sollevato lo spettro che non avrebbe promosso il film, secondo la denuncia di Baldoni. Infatti alla fine ingaggiò il montatore Shane Reid, che aveva lavorato su Deadpool & Wolverine di Reynolds. Ancora una volta, Wayfarer cedette. Dal 22 aprile al 1° maggio, Lively lavorò al suo montaggio mentre Baldoni procedeva con il suo, secondo i documenti del tribunale di Baldoni.

“La storia del montaggio del film non è rilevante per le accuse di molestie sessuali e ritorsioni della signora Lively. È un depistaggio progettato per distogliere l’attenzione del pubblico dalla grave cattiva condotta degli imputati”, afferma la denuncia modificata di Lively. “Il montaggio di Sony è il film che è stato scelto per essere distribuito nelle sale. La signora Lively ha guidato il montaggio di Sony, con il loro supporto, lavorando in stretta collaborazione con Sony e Colleen Hoover”. Lo sostiene con diverse e-mail di dirigenti di Sony che lodano il suo lavoro sul trailer e sul film.

Mentre Lively lo chiama il montaggio di Sony, Baldoni e Wayfarer sostengono il contrario. In una cronologia allegata alla loro denuncia modificata, affermano che “In realtà, Sony non aveva un montaggio dello studio; piuttosto, Wayfarer e Sony condividevano un montaggio dello studio. Se il montaggio del regista non avesse avuto successo nelle proiezioni di prova con il pubblico, gli studi avrebbero avuto collettivamente il diritto di rimontare il film. Tuttavia, ciò non è mai avvenuto, poiché Lively ha usato i suoi sforzi promozionali per assicurarsi il montaggio finale”.

Il controllo creativo tornò a essere un problema alla fine di aprile 2024, quando Heath si infuriò dopo aver saputo che Lively aveva chiesto di portare collaboratori creativi nella sala di montaggio oltre al suo montatore. Secondo la denuncia modificata di Baldoni, un dirigente di Sony disse che sarebbe stato chiarito che Lively avrebbe avuto bisogno anche dell’approvazione di Wayfarer per qualsiasi coinvolgimento di questo tipo. “Wayfarer ha il montaggio finale e gestisce il processo. Sony è un investitore e il distributore”, disse il dirigente di Sony a Heath. La denuncia modificata afferma inoltre che, quando Heath fece notare che Sony sembrava fare i salti mortali per accontentare Lively, il dirigente riconobbe lo squilibrio e ammise che questa non era una situazione che nessuno aveva previsto. Ma in questo caso, Sony rimase ferma. A Wayfarer fu detto che qualcuno più in alto nella gerarchia aveva parlato con Lively. Lei ritirò la richiesta riguardante i collaboratori aggiuntivi.

Sony, però, dovette presto gestire un altro problema. Come dettagliato nella denuncia modificata di Baldoni, un dirigente marketing di Sony disse a Wayfarer che Lively si rifiutava di approvare un trailer a meno che Wayfarer – con cui non parlava – non l’avesse esentata dalla firma di documenti scaduti da tempo che avrebbero reso prive di significato le sue minacce di non promuovere il film, secondo i documenti del tribunale di Baldoni. Sony era particolarmente preoccupata che Lively cambiasse idea sul contattare la sua migliore amica Taylor Swift per assicurarsi l’uscita di “My Tears Ricochet” per il trailer. Quando Heath si rifiutò di acconsentire, il dirigente marketing di Sony, chiaramente frustrato, lanciò un avvertimento netto e preciso: “Non volete giocare secondo le regole, ritarderete e danneggerete gravemente il film. Buona fortuna. Finite il montaggio del regista e potremo fare diverse anteprime più avanti”. Wayfarer acconsentì, secondo i documenti del tribunale. Ma l’idea di distribuire il montaggio che aveva avuto i migliori risultati nei test, quello di Baldoni o quello di Lively, divenne irrilevante.

A giugno, il colpo di stato era completo: Sony chiamò Wayfarer per dire che né Lively né nessun membro del cast avrebbe promosso il film a meno che non fosse stato usato il montaggio di Lively, secondo la denuncia modificata di Baldoni. Baldoni fu costretto a scegliere tra uccidere il film o licenziarsi come regista e permettere a Lively di finire il suo film. Concluse che era la sua unica scelta, secondo i suoi documenti del tribunale.

E quando il suo montaggio del film fu proiettato alla convention del libro Book Bonanza nel giugno 2023 davanti a più di 3.500 persone, la risposta entusiasta infiammò i social media. Un dirigente di Sony scrisse a Lively che non aveva visto una risposta del genere da quando aveva lavorato a un film di successo della Marvel anni prima, dice una fonte vicina alla questione.

Anche allora, Sony non aveva finito di fare da mediatore. Le tensioni rimasero accese riguardo ad altre richieste durante l’estate su una serie di questioni, incluso quando Lively chiese a Sony di far presentare a Wayfarer lettere alla PGA che spiegassero tutto il lavoro che aveva svolto (a quel tempo era elencata come produttrice esecutiva). Lively incaricò Sony di dire a Wayfarer e Baldoni che “ogni buona volontà rimasta tra noi è finita” se le lettere non fossero state inviate, secondo uno dei documenti di Wayfarer. Heath e Baldoni lo fecero, ma inviarono anche una lettera ai loro avvocati di Wayfarer dicendo che stavano firmando sotto costrizione. Sony dovette anche dare la notizia che Lively stava chiedendo che il suo credito ‘film di’ fosse rimosso da un poster secondario del film dopo che il suo nome era già stato cancellato dall’apparire accanto al suo in altri materiali di marketing. In questo caso, Sony disse che avrebbe dovuto firmare una rinuncia in cui dichiarava di rinunciare al suo diritto al credito ‘film di’ sul poster, cosa che fece.

Il montaggio di Lively, con Baldoni elencato come regista, è stato distribuito nelle sale ed è diventato un successo straordinario per un film travagliato che è costato solo 25 milioni di dollari, aprendo con oltre 50 milioni di dollari e al secondo posto dietro al film del marito Deadpool & Wolverine. “Blake 5 milioni di dollari!! Il tuo sangue, sudore, lacrime, intelligenza brillante, cuore e anima in ogni singolo fotogramma. Mio Dio. È incredibile. Grazie 50 milioni di volte ed è solo sabato sera”, questo ilmessaggio inviato via email da Giannetti di Sony durante il weekend di apertura.

Eppure, nel giro di pochi giorni, il successo strabiliante di It Ends With Us è stato oscurato dai titoli dei giornali, man mano che emergevano dettagli sulla faida tra Lively e Baldoni.

THR ha chiesto a esperti veterani degli studi se, col senno di poi, valesse la pena per Sony farsi coinvolgere in un tale pantano. Hanno difficoltà a rispondere affermativamente, soprattutto se le crescenti cause legali porteranno a un processo nel marzo 2026, con il rischio che i dirigenti dello studio siano chiamati a testimoniare.