Francesco Venditti: Una Vita Tra Arte E Bellezza. Intervista All’Attore Doppiatore

Francesco Venditti: "Il doppiaggio è un'eccellenza italiana. Tendo la mano a Elio Germano e lo invito a vedere quanto talento, passione, professionalità c'è dentro una sala di doppiaggio".

Classe 1976, Francesco Venditti, attore, doppiatore e figlio d’arte. Un uomo dalla sensibilità rara che coniuga il lavoro alla vita famigliare.  Ha debuttato nel 1996 al cinema nel film “Vite strozzate“, diretto da Ricky Tognazzi, secondo marito della madre Simona Izzo. Dalla coppia è stato diretto anche in “Camere da letto” del 1997 e “Io no” del 2003. Una carriera quella dell’attore che non si è più fermata da allora. Quest’anno lo abbiamo visto nella serie Mediaset  “Se potessi dirti addio“, dove interpreta Diego Carli, il commissario che sta indagando sulla morte di Lorenzo, il marito della protagonista Elena Astolfi.

Non solo set ma anche sala di doppiaggio: la sua voce è protagonista in molte pellicole e di tanti supereroi: “Deadpool” uno di questi.

Lo abbiamo incontrato per voi.

Cosa è per te il cinema?

Proprio ieri sono andato al cinema e sono riuscito a dimenticarmi tutto quello che era fuori, ho preso le distanze dalla mia vita reale e per due ore ho sognato! Per  me il cinema è sognare, è vivere la vita degli altri, entrare nel mondo e nel cuore della gente attraverso il silenzio e il buio della sala. Credo che sia una delle più grandi invenzioni dell’epoca moderna: è il circo delle emozioni per antonomasia. Di alcuni film ricordo ancora dove li ho visti e con chi li ho visti, è come spegnere e accendere la luce dei sentimenti, dell’andare dentro le storie, dentro il montaggio, dentro le inquadrature, dentro i flashback o i flash forward dei film. È un grande treno il cinema, è un viaggio all’insegna di cose belle che ti entrano dentro attraverso le immagini, i suoni e la fotografia. Ne parlo e mi emoziono perché andare in sala è un evento, vuol dire condividere, vuol dire stare con altre persone.  Per un periodo ho amato andare da solo al cinema a vedere i film. È un’esperienza clamorosa quasi psicanalitica, lo consiglio a tutti,  invito tutti una volta nella vita ad andare al cinema da soli perché può essere un incontro con se stessi. Credo che sia la cosa più bella da fare anche con i bambini. Andare al cinema con i propri genitori credo sia un momento catartico nella vita di ogni bambino. Dobbiamo farlo per loro e per noi. Come portarli a teatro e poi portarli alle mostre, secondo me dobbiamo creare un mondo per i nostri figli fatto di arte e magia.

Attore e doppiatore, emozioni diversi nell’ interpretare i ruoli?

Il doppiaggio è pura recitazione. Con il doppiaggio entri dentro lo sguardo e dentro i respiri degli attori, è un viaggio continuo che cambia tra un film o una serie o un cartone animato e l’altro. È un lavoro di improvvisazione ma anche di studio, di tecnica, di emozioni di pancia, di stomaco e di cuore. È una professione talmente complessa e sfaccettata che risulta difficile descriverla esaustivamente a parole. Credo che sia uno dei lavori più completi in assoluto. Ho avuto l’opportunità di doppiare grandi attori e per me ogni volta non è solo un viaggio ma un evento eccezionale. La cosa più bella è entrare in contatto con il personaggio che doppi, perché bisogna sempre ricordare che noi non stiamo doppiando degli attori, noi stiamo doppiando dei personaggi e questa è la cosa più bella e affascinante di questo lavoro. Puoi doppiare per tante volte lo stesso attore che fa diversi personaggi e quindi quel personaggio che lui interpreterà avrà uno sguardo diverso, avrà dei respiri diversi, avrà dei battiti del cuore diversi, avrà delle emozioni diverse, avrà tutto diverso dagli altri personaggi che hai già doppiato attraverso di lui e il lavoro che devi fare è quello di entrare dentro quel determinato personaggio e tutto diventa estremamente emozionante.

Come  vedi l’arrivo dell’ AI nell’industria cinematografica?

L’arrivo dell’intelligenza artificiale lo vedo solamente come un altro esame per le teste cinematografiche. Vorrà dire mettersi alla prova ancora di più, vorrà dire migliorarsi ed essere sempre di più all’altezza, studiare sempre di più e portare avanti i propri progetti aiutati dall’intelligenza artificiale, ma di certo non sostituiti. Spero che prima o poi, come in Europa, si riesca a far entrare in vigore delle leggi anche a livello mondiale per l’uso dell’AI. È un ramo che va immediatamente disciplinato.

Francesco Venditti attore, nel film “Camere da letto” (1977).

Cosa consiglieresti a un giovane che vuole intraprendere la carriera dell’attore?

Quello che mi viene da consigliare ai giovani attori è andate a teatro,  andate al cinema, leggete leggete leggete, ascoltate musica, andate ai musei, andate alle mostre, andate alle sagre, incontrate persone. Studiare, leggere ma soprattutto non stare attaccati ai social. Questi mezzi sono una nuova dipendenza nella nostra quotidianità. Non dico che un attore non li debba avere, ma io credo che un professionista debba lasciar perdere quel mondo lì e dare importanza all’incontro, alla parola. È fondamentale prepararsi adeguatamente, sia dal punto di vista professionale che personale. Occorre dedicarsi allo studio e alla formazione attoriale, ma è altrettanto importante curare l’aspetto psicologico. Per raggiungere una preparazione completa, è consigliabile farsi affiancare da figure specializzate come mental coach o psicologi. Questo approccio integrato garantisce non solo competenze tecniche, ma anche la solidità emotiva e mentale necessaria per affrontare le sfide della professione.

Il doppiaggio italiano è sempre stato considerato un’eccellenza, è ancora così?

Sì, il doppiaggio italiano è sempre un’eccellenza,  rimarrà sempre un’eccellenza perché ci sono dei grandi attori e perché ci sono dei grandi doppiatori. Mi è dispiaciuto molto ascoltare le parole di Elio Germano al quale tendo sempre la mano dicendogli di entrare dentro le sale di doppiaggio a vedere quanto talento c’è,  quanto studio, quanta bravura, quanta abnegazione c’è. Dobbiamo  essere trattati come un’eccellenza e pensare che siamo tutti sulla stessa barca: un doppiatore non è differente da un attore che fa cinema o televisione. Tanti doppiatori arrivano dal teatro, siamo artisti dentro una grande Magia.

Quale è il tuo sogno nel cassetto?

Il mio sogno nel cassetto non posso dirlo altrimenti non sarebbe più nel cassetto, però posso dire che uno dei miei sogni l’ho realizzato che è quello di avere vicino a me una donna straordinaria come Cristina e di avere quattro figli stupendi: Alice, Tommaso, Mia e Leonardo che mi danno la forza e l’energia di creare mondi per loro e viaggi per loro. Cerco di organizzare ogni anno un viaggio con loro ed in questo viaggio cerchiamo di nutrirci di nuove esperienze, andando a cercare cose nuove ed emozioni.  Alla fine il vero scopo di ognuno di noi è quello di creare ricordi e, come un attore vive di ricordi che deve andare a ritrovare per tirare fuori le emozioni, l’amore familiare vive di ricordi.

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