Greta Scarano: “I bambini autistici non devono essere inclusi, ma piuttosto devono essere previsti”

L’attrice è ora nei cinema come regista con La vita da grandi, ispirata alla storia di Damiano e Margherita amati dai giudici di Italia’s Got Talent nel 2019

Esce in sala, in concomitanza con la giornata mondiale dell’autismo, celebrata ieri, La vita da grandi, primo film da regista di Greta Scarano, e prima prova per il grande schermo per l’attore Yuri Tuci, grande talento del teatro, affetto da autismo ad alta funzionalità. Greta Scarano è l’attrice che avevamo imparato ad amare fin da subito, da Qualche nuvola, commedia amara firmata da Saverio Di Biagio e interpretata insieme a Michele Alhaique. Poi è venuto molto altro: da Squadra antimafia alla serie Circeo, all’ultima stagione del Commissario Montalbano, passando per l’exploit di Smetto quando voglio. 

Adesso, Greta ha scelto di stare dietro la macchina da presa. E di raccontare dolcezza, ricchezza, sogni e desideri d’un personaggio affetto da sindrome di Asperger, ispirandosi a una storia vera. Quella dei fratelli Damiano e Margherita Tercon, autori del libro Mia sorella mi rompe le balle. Damiano e Margherita avevano conquistato i giudici di Italia’s Got Talent nel 2019. E hanno conquistato anche Greta, che si è liberamente ispirata alla loro vicenda nello scrivere il film, interpretato da Matilda De Angelis e da Yuri Tuci, attore pratese, alla prima esperienza cinematografica.  

“Avevo visto l’esibizione di Damiano e Margherita Tercon a a Italia’s Got Talent e mi hanno folgorata”, dice Greta Scarano. “Ho scoperto il loro libro, l’ho comprato e mi sono immersa nel loro mondo. Più di tutto, mi ha colpito la grandissima autoironia di Damiano”.

La storia del film è anche quella di due fratelli che si riscoprono…  

Ero interessata al punto di vista di entrambi: l’equilibrio di queste famiglie è affidato al coinvolgimento dei siblings, che si prendono cura e sostengono il fratello o la sorella più fragili. Mi piaceva raccontare due sguardi diversi, ma complementari, della stessa storia. 

Vi siete confrontati con Damiano e Margherita?

Moltissimo. Loro sono stati consulenti della sceneggiatura, che abbiamo scritto insieme a Sofia Assirelli e Tieta Madia. 

La regia è un approdo a cui tendeva da tempo?

Sì, da sempre. Ma non avevo mai trovato la storia giusta. Qui ho sentito un grande potenziale emotivo” 

Come ha scoperto Yuri Tuci?

È stato un colpo di fulmine. Ho visto il trailer del suo spettacolo, Out Is Me, e mi sono innamorata di un attore potente, carismatico. Avevo fatto mille provini, ad attori neurotipici e neuro divergenti, ma soltanto lui mi ha conquistata. È un vero attore, e avevo bisogno di qualcuno che sapesse recitare davvero. Sono corsa a Prato per conoscerlo. 

Che tipo di persona ha trovato?

Gli ho chiesto: Sei agitato per il provino, mi ha risposto: L’ansia non mi pervade, ma sento molto pathos. Un’eleganza così, nel parlaro, non la trovavo da tempo. 

Il film porta in primo piano la questione dell’autismo. E di chi vive e convive con l’autismo.

Quella dell’autismo è una condizione che riguarda sempre più famiglie. Ma una delle cose che ho capito è che non esiste un solo autismo, ma mille sfaccettature diverse. E che una diagnosi non può definire una persona. La terza cosa che ho capito è che oggi un bambino su 59 nasce con la sindrome di Asperger. Quindi, i bambini autistici non devono essere inclusi, ma piuttosto devono essere previsti. 

La vita per una persona autistica è ancora difficile?

Certamente. Damiano ha tentato il suicidio, e anche Yuri ha vissuto momenti molto difficili. Bisogna accendere un faro sulle loro storie, e non bisogna lasciare sole le famiglie. In Argentina, il presidente Javier Milei vuole ripristinare il termine ‘idiota’ per le neurodivergenze. Mi sembra aberrante e pericoloso.

Qual è la situazione in Italia? C’è un sostegno da parte dello Stato per le famiglie che convivono con le neurodivergenze?

Più che lo Stato, ci sono tante associazioni che cercano di formare un circolo virtuoso di solidarietà e attenzione. Bisogna creare una rete di supporto istituzionale affinché le famiglie che vivono la disabilità mentale non si sentano abbandonate. 

Come ha lavorato con Matilda De Angelis?

L’ho sempre ammirata, mi è sempre piaciuta moltissimo come attrice, come donna. E ha creato una chimica perfetta con Yuri, vivendo il progetto con grande responsabilità. 

L’autismo è stato esplorato, al cinema, a varie riprese, con film che hanno avuto anche un grande successo di pubblico, come Rain Man, che nel 1989 si è aggiudicato quattro premi Oscar. O come Buon compleanno Mr. Grape, che nel 1993 segnava il folgorante esordio di Leonardo DiCaprio nel ruolo di un adolescente con la sindrome di Asperger. 

Ha tutti i tratti dell’autismo Lisbeth Salander, l’eroina della trilogia Millennium di Stieg Larsson e dei film tratti da quei romanzi. Fra i film che trattano il tema, c’è anche Music, il film d’esordio dietro la macchina da presa della cantante. Sia, lei stessa diagnostica con sindrome di Asperger, e due ottimi film italiani: In viaggio con Adele di Alessandro Capitani, e Quanto basta di Francesco Falaschi. La vita da grandi è prodotta da Groenlandia di Matteo Rovere col sostegno della regione Emilia-Romagna.