La serata cover di Sanremo 75: i duetti sotto la lente dell’esperto

Anche la serata cover è stata per lo più all’insegna dell’omaggio dei grandi della musica italiana, con sporadiche eccezioni.

La cover, nel contesto del festival, è sempre una buona occasione per gli artisti di prendere un brano, anche ben conosciuto e consolidato nella memoria collettiva, e dargli una forma diversa, un nuovo significato, magari più vicino a quella che è la sensibilità dell’artista stesso. 

Le reinterpretazioni più interessanti

Hanno lasciato un’ottima impressione, ad esempio, Joan Thiele e Frah Quintale, portando Che Cosa c’è di Gino Paoli: con un arrangiamento raffinato e rispettoso dell’epoca nel quale il brano è uscito (1964) – che aggiunge alla strumentazione dell’originale solo batteria e basso elettrico – i due hanno tracciato una linea assolutamente coerente con il pezzo portato da Thiele al festival.

Una sorpresa è stata l’esecuzione di Quando, Quando di Massimo Ranieri con i Neri Per Caso: l’arrangiamento vocale della band a cappella è ricco e pieno di soluzioni armoniche piacevoli; tuttavia, il vero punto di interesse è il contrasto che si va a creare con la voce dello stesso Ranieri.

Il timbro caldo e avvolgente del coro rimanda alla dimensione introspettiva e malinconica del pezzo originale, mentre la voce aperta e proiettata al pubblico di Ranieri crea un’altra dimensione, offrendo contemporaneamente due chiavi di lettura, due mood diversi.

Non può non essere discussa anche la cover sui generis di Lucio Corsi e Topo Gigio di Nel blu dipinto di blu: si accennava nel precedente articolo di come questo, nonostante il fascino nostalgico sia della canzone che del personaggio, possa essere un preludio ad interpreti “virtuali”: questi ultimi in effetti sono già una realtà in alcune parti del mondo.

In Giappone, la Virtual Idol Hatsune Miku, un personaggio 3D con voce sintetizzata, riempie gli stadi ed è una presenza consolidata nel pop mainstream locale. Sarebbe interessante, anche se fortemente distopico, immaginare in un futuro prossimo un personaggio simile sul palco sanremese.

Le occasioni “perse”

Se la serata delle cover dà l’opportunità di trovare una nuova chiave di lettura a pezzi conosciuti: si potrebbe quindi pensare a quelle che sono state le occasioni “perse” della serata. 

Un esempio: sarebbe stato interessante sentire L’estate sta finendo, pezzo sì musicalmente allegro, ma lievemente malinconico a livello testuale, con un arrangiamento orchestrale pieno e solenne (accennato giusto all’inizio dell’esecuzione), trasformandolo in una ballad struggente. O, viceversa, immaginare una versione elettronica e pronta per il dancefloor di Fiori rosa, Fiori di pesco, che con suoni moderni potrebbe addirittura risultare compatibile con alcuni dei pezzi in gara quest’anno (e che sarebbe rimasto in linea con l’identità musicale di Rose Villain e Chiello).

Le interpretazioni canore

Tra le varie prove canore della serata, di spicco è stata quella di Serena Brancale con Alessandra Amoroso: l’incontro delle loro voci, dal timbro diverso ma complementare, ha creato una versione che, pur rimanendo fedele all’originale, risulta coinvolgente e dall’ottima esecuzione tecnica.

Di nota anche la prova di Giorgia e Annalisa, con quest’ultima che riesce forse ad entrare meglio nella dimensione canora di Adele.

Infine, è da notare il sangue freddo e la professionalità di Bresh e Cristiano De André: i problemi tecnici (specialmente quando riguardano l’ascolto in cuffia, come nel caso di De André), possono creare non pochi impedimenti all’esecuzione. Nonostante quest’ultima sia stata fermata, il duo è rimasto assolutamente concentrato, portando un’esibizione più che buona.