Teatri lirici: con il rinnovo del contratto nazionale si fermano gli scioperi delle Fondazioni sinfoniche

Il primo accordo raggiunto è definito "il migliore possibile in termini economici con questa prima fase di recupero" e prevede aumenti a partire da gennaio 2024. Resta da affrontare il tema dell'equo compenso per i lavoratori autonomi

Di THR ROMA

I teatri lirici si avviano alla risoluzione della crisi dei rinnovi. È stata firmata infatti, nella tarda serata del 20 novembre, una prima intesa preliminare per i rinnovi del contratto collettivo nazionale (Ccnl) delle Fondazioni lirico-sinfoniche. Lo annunciano le segreterie nazionali (Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil) che a fronte dell’intesa raggiunta comunicano la revoca, a partire dal 21 novembre,  gli scioperi ancora in corso.

I rinnovi riguardano i periodi 2019-2021 e 2022-2024 e l’intesa, dicono i sindacati, conferma i “punti qualificanti oggetto della trattativa di questi mesi”. L’accordo prevede un aumento dei minimi tabellari del 4% con decorrenza da gennaio 2024, il riconoscimento dell’una tantum dell’8% e il trasferimento di una quota economica di 150 euro da aggiungere ai minimi tabellari dagli integrativi aziendali al Ccnl nazionale per tutte le fondazioni.

Per i periodi precedenti al triennio 2019/2021, invece, “le parti rinviano la discussione in attesa di condizioni di copertura economica che lo consentano”. A questo si aggiunge l’impegno ad affrontare il tema dell’equo compenso per i lavoratori autonomi. Le parti inoltre presenteranno congiuntamente al tavolo ministeriale la richiesta di garanzia che i futuri rinnovi saranno agganciati alle dinamiche retributive del pubblico impiego.

Sui teatri lirici le organizzazioni sindacali ritengono il risultato raggiunto “il migliore possibile in termini economici con questa prima fase di recupero rispetto al pregresso, ma molto importante per le dinamiche normative e retributive che mette in moto, ancorate, per metodo, al pubblico impiego”. E proseguono: “Crediamo ci siano quindi tutte le premesse per rinnovare nei giusti tempi un contratto obsoleto che deve diventare un punto di riferimento certo e non più marginale per i lavoratori del settore”.

(Ansa)