Recensione di “The Fabulous Four”: Susan Sarandon e Bette Midler Sono Ex Migliori Amiche in Una Commedia Che Oscilla Tra Deboli e Acuti

Sheryl Lee Ralph, Megan Mullally e Bruce Greenwood completano il cast del film ambientato a Key West e diretto da Jocelyn Moorhouse.

Che viaggino in gruppi di tre o quattro, le donne di successo di una certa età e le loro stravaganti avventure stanno vivendo un momento magico nell’industria cinematografica. L’ultimo arrivato in questo sottogenere è una commedia leggera che solo a tratti risulta soddisfacente, ma almeno The Fabulous Four non enfatizza eccessivamente il tema dell’amicizia o i momenti di rivelazione catartici.

Qualunque siano i difetti del film, il titolo non è falsa pubblicità; non c’è niente di banale nel quartetto centrale di personaggi, amiche di lunga data che si riuniscono quando una di loro decide, con brevissimo preavviso, di sposarsi. Come per Book Club, tuttavia, la favolosità riguarda più gli attori – in questo caso, due vere icone (Susan Sarandon e Bette Midler) e due supreme maestre della battuta (Sheryl Lee Ralph e Megan Mullally). I titoli di apertura sono una dichiarazione d’amore per tutte e quattro.

La regista Jocelyn Moorhouse non è estranea a cast femminili di grande potenza, con risultati variabili (How to Make an American Quilt, The Dressmaker). Qui si limita a farsi da parte per lasciare spazio alle sue star, anche se è solo nell’ultima mezz’ora che gli eventi trovano il loro ritmo. Questo è particolarmente evidente quando il tenue sottofondo shakespeariano di identità scambiata viene portato alla luce in una sequenza perfettamente interpretata, girata e inquadrata (Roberto Schaefer è il direttore della fotografia). Per buona parte delle buffonate, la sceneggiatura di Ann Marie Allison e Jenna Milly impiega gag che si basano troppo su TikTok e le gomme al THC (perché è divertente quando i boomer le usano?).

L’azione ruota attorno a un weekend di nozze nella soleggiata Key West, con Marilyn, aggressivamente esuberante e insicura, interpretata da Midler, che si sposa per la seconda volta, solo pochi mesi dopo la morte del marito di 48 anni. Ma c’è anche l’assurda menzogna architettata da Kitty (Ralph), una botanica che sta trovando la sua vena imprenditoriale con gli edibili a base di cannabis, e Alice (Mullally), una cantante rock con un profondo apprezzamento per i prodotti di Kitty. La loro missione è quella di attirare la cardiochirurga Lou (Sarandon) in Florida per i festeggiamenti perché Marilyn la vuole davvero lì, anche se le due donne non si parlano da molti anni, cioè da quando Marilyn rubò il ragazzo di Lou quando avevano vent’anni. Il fatto che lei abbia costruito una vita con lui, per quasi mezzo secolo, è però una notevole complicazione.

Si scopre che Lou, fan di Hemingway e amante dei gatti, è anche incredibilmente credulona. Così sale su un volo per il sud con le sue amiche credendo di andare a prendere il gatto a sei dita che ha vinto dal museo Hemingway. È una messinscena che crolla entro pochi minuti dall’arrivo delle tre amiche nella sontuosa villa fronte mare di Marilyn.

Segue il via vai dei preparativi per il matrimonio, un baccanale itinerante tra alcol, feste e parasailing, con il fidanzato di Marilyn che sta alla larga di proposito (suo e degli sceneggiatori), per non intromettersi nel weekend delle ragazze. E seguono l’imbarazzo e i silenzi accusatori tra Marilyn e Lou, quest’ultima che partecipa con riluttanza alla grande celebrazione, mantenendo sempre un prudente distacco. Lungo il cammino, incontra due uomini affascinanti: il proprietario del bar e super-flirt Ted (Bruce Greenwood) e il capitano dagli occhi scintillanti Ernie (Timothy V. Murphy). Sarandon è fantastica nel segnalare l’imbarazzata e fanciullesca consapevolezza di sé che la loro attenzione, in particolare quella di Ted, accende in Lou.

Ma a suo merito, il film non tratta l’essere single come un problema da risolvere. Ralph, il cui personaggio non è in cerca di amore, pronuncia una battuta chiave sulla forza delle donne single, e lo fa con una naturalezza disinvolta che la rende ancora più efficace.

Ci sono messaggi meno sottili in una trama che coinvolge la figlia di Kitty, Leslie (Brandee Evans), desiderosa di ricoverare la madre in una casa di cura gestita dalla chiesa, e lo spogliarellista maschile (Kadan Well Bennett) che si rivela essere qualcuno vicino a entrambe le donne. Alice, nel frattempo, vive un libidinoso viaggio con un uomo più giovane. La sua personalità emerge forte e chiara, ma nonostante la bella voce, le credenziali di Alice come cantante di successo passano in secondo piano. È la straordinaria capacità comica di Mullally che funziona, insieme alla perfetta alchimia con l’altrettanto abile Ralph, valorizzata dal sapiente montaggio di Gabriella Muir.

Da segnalare la rinfrescante presenza di un coro di giovani, i cosiddetti Zillennial – Renika Williams, David Goren e Abigail Dolan, i nuovi arrivati della festa di nozze conosciuti da Lou durante il volo per la Florida – che la supportano sia nel mondo reale che su TikTok, mentre le avventure dei personaggi si intrecciano sull’isola.

La Marilyn di Midler rimane per gran parte del film un personaggio evanescente e superficiale, che in alcuni momenti mette la performance un po’ in difficoltà, ma che in definitiva ha un suo senso. È strano ma anche logico che l’ossessione di Marilyn per TikTok, con la sua continua pubblicazione di prove della sua esistenza favolosa, sia più preoccupante per Alice e Kitty del fatto che stia sposando qualcuno che conosce da pochi mesi. Nel finale, quando Marilyn in un risvolto tanto privato quanto spettacolare, il motivo della sua frenetica vacuità diventa chiaro, e la sceneggiatura, senza enfatizzarlo, spiega la fretta delle sue nozze.

I costumi di Marie Schley descrivono  molto senza esagerare. Al centro del film c’è il contrasto reale tra la sempre chic Marilyn, con la sua ricchezza matrimoniale, e il look utilitaristico e confortevole che Lou, seria e indipendente, preferisce. La loro riconciliazione, dopo un iniziale allontanamento dovuto alle loro diverse personalità, richiede una serie di situazioni comiche e bizzarre, con qualche trovata più riuscita di altre. The Fabulous Four va oltre gli stereotipi del genere e, nonostante qualche sbavatura, raggiunge l’obiettivo.

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