Tutti i film mai realizzati (o finiti) di Stanley Kubrick, da Il Signore degli Anelli con i Beatles a Napoleon

Le opere in epoca nazista - tante - e il suo desiderio di adattare la propria versione di Pinocchio. Molte le operazioni iniziate, mai proseguite, quasi andate in porto. Ognuna unica a modo suo. Altre dirette da colleghi (e amici) registi

Lo sappiamo benissimo: Stanley Kubrick ha girato il vero (finto) atterraggio sulla luna e la cura Ludovico era un simulacro del progetto MKUltra organizzato dalla CIA negli anni sessanta. Con simili teorie anche la morte di uno dei più grandi registi del novecento non poteva che avere sfumature complottiste. E il Novecento Kubrick lo ha concluso veramente, morendo il 7 marzo 1999, stroncato da un infarto che non gli permise di vedere l’uscita il 16 luglio dell’ultimo film della sua carriera, Eyes Wide Shut. Una scomparsa prematura, avvenuta meno di una settimana dopo averne completato il montaggio, che aggiunse un ulteriore alone di mistero all’opera tratta dal romanzo dello scrittore e chirurgo viennese Arthur Schnitzler.

Fa sorridere pensare che cospirazionisti o meno, fan sfegatati o voyeur di passaggio, abbiano voluto costruire anche attorno al momento di passaggio dall’esistenza alla sua fine – con definitivo passaggio allo statuto di mito – un racconto come di quei tanti che ha realizzati Stanley Kubrick. O, dall’altra parte, come quei tanti altri che invece non ha mai concretizzato. Se tutti sono a conoscenza dello sforzo immane che avvolse il tentativo che impegnò l’autore a portare Napoleone sullo schermo – prima del Joaquin Phoenix di Ridley Scott, dopo il sistema Polyvision di Abel Gance – meno sono noti i tentativi di film sul nazismo o le sceneggiature preliminari non portati a termine.

E chissà come sarebbe andata con i Beatles al posto di Peter Jackson e la sua combriccola per Il Signore degli Anelli, mentre sappiamo benissimo come Steven Spielberg si è preso cura della sua versione di Pinocchio, diventato il bambino (non) vero di I.A – Intelligenza Artificiale – anche se Kubrick, con Collodi, aveva tutto un altro paio di maniche.

I film sull’epoca nazista

Nel 1953 Stanley Kubrick debuttò con Paura e desiderio, genere guerresco che replicherà con Orizzonti di gloria (1957) e Full Metal Jacket (1987), ambientato durante un conflitto mai specificato e concentrato sulle condizioni che affliggono i soldati durante la lotta armata. Fu nei decenni successivi, tra gli anni sessanta e ottanta, che tentò di concentrarsi su una pellicola d’ambientazione nazista. Una fascinazione di lunga data, confermata da uno dei suoi assistenti, Anthony Frewin.

Al centro aveva  Joseph Goebbels, ministro della propaganda del Terzo Reich e braccio destro di Hitler, nonché il regista Veit Harlan, alla direzione di svariate opere antisemite particolarmente apprezzate dal ministro di cui sopra. Harlan che in qualche modo è stato anche un “familiare” di Kubrick, avendo costui sposato in terze nozze la nipote Christiane Susanne Harlan, ma tutto ciò che rimanere del progetto fu lo schema di un racconto ancora tutto da sviluppare.

Non fu il solo film papabile in aria da seconda guerra mondiale. The Aryan Papers vide lo script completato all’inizio degli anni novanta, su ispirazione dal libro semi-autobiografico Wartime Lies di Louis Begley, e un cast già opzionato: Julia Roberts e Uma Thurman. Il film riportava la storia di un ragazzo di Varsavia – ad interpretarlo sarebbe dovuto essere Joseph Mazzello – che si nascondeva insieme a sua zia durante il regime nazista. A farlo desistere la visione di Schindler’s List di Spielberg nel 1993.

A Kubrick, comunque, le idee su possibili progetti sul nazismo non mancavano. Da annoverare anche il biopic sulla vita di Dietrich Schultz-Koehn, ufficiale nazista che scrisse recensioni sulle scene musicali tedesche sotto lo pseudonimo Dr. Jazz. O il film scritto da Andrew Birkin tratto da Memorie del Terzo Reich. Infine The German Lieutenant, che sceneggiò lui stesso nel 1959 in collaborazione con Richard Adams e Alan Ladd protagonista, per una pellicola che avrebbe visto due ufficiali tedeschi alle prese con una missione suicida durante gli ultimissimi giorni della seconda guerra mondiale.

Bambini veri, registi in seconda e storie fantastiche

Molti potrebbero pensare che la visione di Pinocchio che aveva Kubrick sia poi confluita interamente nel film sugli androidi in carne e ossa. Nel 2001 Steven Spielberg scrisse A.I. – Intelligenza artificiale partendo dal racconto di Brian Aldiss e il soggetto di Ian Watson. L’ideatore di tutto, a metà anni novanta, era stato Stanley Kubrick. A rallentare il processo di produzione del film fu la consapevolezza che, di lì a breve, le tecnologie sarebbero avanzate al punto da potergli permettere una resa migliore. Qualche anno dopo la sua scomparsa, perciò, l’amico Spielberg si mise al lavoro per la versione ispirata al classico di Carlo Collodi, mescolata all’Astro Boy di Osamu Tezuka.

Secondo un altro degli assistenti di lunga data di Kubrick, Emilio D’Alessandro, il regista era intenzionato nel realizzare comunque un adattamento più strettamente ispirato al burattino di legno, destinato a diventare il primo film “per famiglie” dell’autore, per una pellicola dai temi universali e che, sembrerebbe sempre secondo alcune dichiarazioni di D’Alessandro, avrebbe fatto “sentire felici i bambini”.

Più felici di quanto furono i Beatles quando, negli anni sessanta, attratti dal successo di Stanley Kubrick, tentarono di acquistare i diritti de Il Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien e di convincerlo a dirigerli nei ruoli principali. Ma per lo sceneggiatore e regista la trama dell’epopea fantasy era “troppo immensa” per poter essere trasposta sul grande schermo. Così rifiutò gentilmente l’offerta, portando progressivamente anche i Beatles a perdere di interesse, vista soprattutto la ritrosia di Tolkien nell’affidare alla band il suo capolavoro.

Napoleon, la Waterloo di Kubrick

La leggenda narra di cinquecento biografie e di circa 18.000 opere letterarie sull’impero francese lette per prepararsi e stendere la sceneggiatura, scritta in due anni, del suo Napoleon. Anche il numero di fotografie per scegliere e riprodurre le location – Inghilterra, Francia, Italia, Romania – fu scioccante: 7.000 scatti. Dopo l’imprescindibile 2001: Odissea nello spazio del 1968, per Kubrick era arrivato il momento di dedicarsi alla biografia su larga scala di Napoleone Bonaparte.

Altri numeri impressionanti: più di cinquantamila comparse da ingaggiare. Numero previsto di mesi di riprese: cinque. L’attore bramato: uno. Jack Nicholson. Tuttavia il tentativo fu la Waterloo di Stanley Kubrick. E fu proprio la battaglia in cui l’imperatore venne sconfitto a dare nome al film del 1970 di Sergei Bondarchuk, sempre con al centro la figura di Napoleone, che segnò un fiasco tale al botteghino da spaventare ben bene la MGM, fermando il piano di produzione. Il rischio era troppo elevato. E un capitale da 40.000.000 di dollari era davvero proibitivo.

Se nel 1969 ci fu il blocco dell’epopea Napoleon, l’afflato di Kubrick si tramutò in un altro dramma storico: Barry Lyndon. Tutto merito di William Makepeace Thackeray e del suo romanzo che gli era capitato sotto mano in quel periodo.

Vari ed eventuali

Fu sempre la MGM che, qualche anno prima della debacle di Napoleon, offrì nel 1956 a Kubrick e al suo produttore James B. Harris un corrispettivo di 75.000 dollari per la creazione di un film. La scelta ricadde su The Burning Secret, dal romanzo Bruciante segreto di Stefan Zweig, ma che nonostante il regista avesse già cominciato a scrivere con Calder Willingham ha fermato per alcuni cambi ai vertici. Era invece di trentasei pagine il trattamento che sempre Harris commissionò allo scritto Jim Thompson per Lunatic at Large, sulla relazione tra un soldato e un’aspirante suicida, che non andò mai in porto.

Fu poi il turno di Natural Child, dall’omonimo libro sempre di Willingham con i suoi quattro giovani bohémien nel cuore della Grande Mela nella metà del novecento. Di certo distante dal ragazzo che doveva diventare sacerdote invece è finito a fare il ladro in I Stole 16 Million Dollars, dall’autobiografica di Herbert Emerson Wilson, e al contempo dalla fantascienza di Shadow on the Sun, sci-fi thriller basato su un dramma seriale radiofonico.

Per non dimenticare altre due guerre che Stanley Kubrick non riuscì mai a compiere o a vincere: quella di secessione e lo scontro per I due volti della vendetta, concluso dal protagonista Marlon Brando, con cui arrivò alle strette al punto da abbandonare il lavoro e lasciare la regia all’attore, segnandone l’unico film da regista nella sua inter carriera nel 1961.