
Dopo lo sciopero di Hollywood del 2023 che aveva paralizzato intere produzioni cinematografiche, si riaccende il dibattito sul pericolo dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale in film e serie tv. A destare preoccupazioni è l’utilizzo di software per campionare e modificare la voce degli attori, uno in particolare: Respeecher. Già salito agli onori della cronaca per aver reso immortale la voce di James Earl Jones, storico doppiatore di Dart Vader in Guerre Stellari scomparso a settembre 2024, oggi è tornato sul banco degli imputati per essere stato utilizzato in due film protagonisti agli Oscar 2025.
In The Brutalist, vincitore di 3 statuette tra cui miglior attore protagonista, la tecnologia della società ucraina è stata sfruttata per modificare la voce di Adrien Brody e Felicity Jones perfezionando la loro pronuncia ungherese. A spiegarlo è stato Dávid Jancsó, montatore del film: “Hanno fatto un lavoro straordinario, ma volevamo perfezionarlo al punto che nemmeno i locali potessero notare la differenza”. In Emilia Perez, il software è stato invece utilizzato per armonizzare la voce di Karla Sofìa Gascon.
Mentre l’industria americana si confronta sull’uso dell’AI, in Italia i doppiatori sono in allarme. ANAD – Associazione Nazionale Attori Doppiatori ha diffuso un video per denunciare l’uso sregolato di una tecnologia che può rubare letteralmente le voci degli artisti senza consenso. “Chiediamo di difendere il doppiaggio nel paese che gli ha dato i natali, ci sono migliaia di operatori del settore a rischio”, è l’appello lanciato dagli attori.
“Il problema non è solo arginare l’uso delle nostre voci come alimento per il machine learning ma è anche stabilire delle regole precise sul consenso”, spiega a Hollywood Reporter Roma Georgia Lepore, regista, attrice, doppiatrice e vicepresidente di ANAD. “Stiamo cercando di capire come far certificare la nostra voce come dato biometrico, cioè un dato che permette di riconoscerti”, come un’impronta digitale.
È una regolamentazione precisa che viene chiesta con urgenza dalle rappresentanze di tutto il mondo. Con questo obiettivo è nata UVA- United Voice Artists, un’unione di associazioni di artisti e di organizzazioni sindacali a livello globale, per proteggere la proprietà intellettuale e l’intelligenza artistica.
Rispetto ad altri paesi europei, l’Italia è riuscita a fare dei passi importanti.
A giugno 2024, dopo un confronto con le sedi locali delle piattaforme di streaming, è stata inserita nei contratti una clausola a tutela delle performance artistiche che non potranno essere rielaborate dall’AI.
Ma l’intelligenza artificiale può essere un’opportunità per il cinema? “Nelle produzioni può aiutare in termini di risparmio di soldi e di tempo”, risponde Georgia Lepore. “Ma l’umano vincerà sempre sull’artificiale. Perché l’umano ha una cosa che si chiama empatia, l’artificiale no. Lo scambio delle emozioni è alla base della vita, dell’interazione tra le persone. È il motivo per cui si fanno i film, si scrivono le canzoni, i libri e si dipingono i quadri.”
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