
“Al netto del sanguinolento gore, la pura originalità delle sue dinamiche e l’ingegnosa trasgressione del suo punto di vista, lo rendono un’ emozionante avventura di mitiche proporzioni” ha scritto Milana Vujkov su “Lola On Film” di questo “rape and revenge” femminista che è il film di esordio di Coralie Fargeat, la regista francese di The Substance che attualmente è candiata col suo film a tre Oscar (film, sceneggiatura e regia).
Ne è protagonista Jen che si fa un weekend di sesso clandestino con un ricco uomo sposato, in un singolare cottage circondato da un deserto di vastità equatoriale.
Il vero film inizia quando Jen, interpretata da Matilda Luz, (ex modella, nata a Milano che ha lavorato anche con Giovanni Veronesi e Gabriele Muccino) viene stuprata da uno dei due amici di lui che lo hanno raggiunto per una caccia in quella sterminata landa arida: quando lei non si accontenta della ramanzina con la quale il padrone di casa rimbrotta l’amico stupratore, il trio tenta di farla fuori.
Dopo essere sopravvissuta al tentativo di omicidio, precipitata da un burrone, trasformerà la sua vendetta in una caccia sadica dei cacciatori, dove il sangue renderà ancor più rossa la terra rossiccia delle rocce del deserto.
“Bellissimo, brutale, folle e glorioso, Revenge è un tour de force di creatività contorta che il genere horror non vedeva da anni” ha scritto Andrew Murray su “The Upcoming”, ed in effetti il film istruisce cerimonie di violenza e spettacoli di azione ed efferatezza che fanno pensare ad un film di Tarantino girato da un Sergio Leone strafatto di ketamina.
Per il critico, è fin troppo facile tracciare in questo esordio le ossessioni di angoscia femminile e di rivincita sessista, di mutilazione e manipolazione del corpo parenti strette dell’horror, alla base dell’abbagliante impressione suscitata da The Substance.
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