
Il debutto cinematografico di Finn, Smile (2022), era chiaramente ispirato all’horror di possessione come The Ring e It Follows, dove una maledizione mortale viene trasmessa da una vittima all’altra, mentre il protagonista cerca disperatamente di sfuggirvi. Nonostante il tema familiare, il film funzionava, in parte grazie allo stile e alla tensione costante portati dal regista-sceneggiatore e anche per il modo inquietante in cui avveniva il passaggio: un semplice e grande sorriso. Il film è costato circa 17 milioni di dollari e ne ha incassati oltre 200 milioni a livello globale, rendendo inevitabile un sequel.
In Smile 2, la psichiatra interpretata da Sosie Bacon viene sostituita da Skye Riley (Naomi Scott), una superstar globale del pop devastata dai traumi, di cui l’entità malvagia si nutre. Questo cambio porta il personaggio principale da una professionista con esperienza e un passato difficile, a una sorta di ibrido tra Katy Perry e Lady Gaga, talmente fragile che ha poche possibilità di salvarsi.
Nonostante ciò, il film, ben interpretato, offre un’esperienza divertente, con una raffica di spaventi improvvisi e visioni intrise di sangue. Tuttavia, si perde ogni forma di moderazione, preferendo un approccio più audace ed esagerato. Qualsiasi film con un credito speciale per “effetti mostruosi” non punta certo alla sottigliezza.
Naomi Scott è bravissima nel mostrare come il terrore di Skye si intrecci con il senso di colpa per le persone ferite durante i suoi problemi di dipendenza. Questo conflitto la spinge anche a voler continuare a soddisfare gli obblighi professionali come sessioni fotografiche, prove, fitting per i costumi e altre ripetute attività.
Nonostante il peggiorare delle crisi di Skye, sua madre Elizabeth la spinge a rispettare la tabella di marcia, ricordandole che la casa discografica, guidata da Darius (Raúl Castillo), ha investito milioni nel tour. “Devi restare idratata”, continua a dirle la madre, che crea un divertente tormentone con la costante presenza di bottiglie di Voss water che Skye beve senza sosta.
Una scena particolarmente memorabile all’inizio del film è un incontro con i fan, in cui Joshua gestisce una lunga fila di ammiratori entusiasti, facendoli avvicinare uno alla volta per un autografo e una foto. Skye all’inizio è calorosa e paziente con loro, fino a quando un fan ossessivo e squilibrato la mette a disagio. (Non sarà l’ultima volta che lo vedrà, almeno nella sua mente.) Non appena riesce a riprendersi, una ragazzina con i codini arriva in cima alla fila, mostrando l’inconfondibile sorriso maniacale che tormenta i sogni e le ore di veglia di Skye.
L’incerto alternarsi tra ciò che è reale e ciò che è una vivida allucinazione diventa alla lunga un punto debole, anche se alcune di queste sequenze sono dei veri e propri capolavori visivi.
Man mano che il sequel sprofonda nel grottesco stile grand guignolesco con il tormento finale di Skye, diventa meno inquietante e più distaccato. Gli elementi che rendevano Smile così disturbante vengono sacrificati in favore di uno spettacolo sanguinoso, e la semplicità del concetto si perde mentre il film supera le due ore di durata.
Smile 2 conferma Finn come un regista visivamente talentuoso, capace anche di dirigere bene i suoi attori. Forse, però, dovrebbe limitarsi un po’ di più e concentrarsi maggiormente sulle sue capacità narrative. Tuttavia, c’è molto da apprezzare in un regista così privo di timidezza, e il sequel lascerà sicuramente molti fan dell’horror con un sorriso da orecchio a orecchio.
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