The Blue Trail: dall’esilio alla libertà. Il road movie acquatico che racconta la magia dell’Amazzonia ha conquistato Berlino

La fantasia distopica di Gabriel Mascaro vede protagonista Denise Weinberg nei panni di un'anziana brasiliana che rifiuta di piegarsi ai dettami autoritari di un regime che discrimina le persone in base all’età

I film sui futuri distopici sono all’ordine del giorno, ma è difficile ricordarne uno che ti trascini nella gioia ribelle della liberazione come The Blue Trail (O Último Azul) di Gabriel Mascaro. La sua favola immaginifica è uno schiaffo alla discriminazione sull’età, con gasteropodi allucinogeni, pesci tropicali in duello e “furgoni per rughe” con pianali a gabbia in cui vengono trasportati via gli anziani non conformi, mentre i ragazzini scattano foto col cellulare. Lo spirito sovversivo che si risveglia gradualmente nella protagonista settantasettenne riecheggia nei piaceri sfacciati della trama, in un film tanto fantastico quanto radicato nella realtà terrena.

Mascaro ha avuto la sua svolta internazionale nel 2015 con l’inebriante Neon Bull, una contemplazione riccamente sensuale della linea sottile che separa l’uomo dalla bestia, che ha sovvertito le nozioni convenzionali di machismo attraverso l’osservazione di una famiglia improvvisata di addestratori di animali che lavorano nel circuito dei rodei nel nord del Brasile. Il cowboy con un debole per le colonie delicate e il disegno di abiti da donna era un rifiuto degli stereotipi di genere attraverso uno dei protagonisti maschili più sexy e teneri dello schermo dell’ultimo decennio.

Il regista, che ha iniziato con alcuni documentari, ha proseguito nel 2020 con Divine Love, una satira della nefasta intersezione tra il cristianesimo evangelico e il conservatorismo di estrema destra. Prendendo di mira l’ipocrisia religiosa e l’invadenza autocratica del governo in ogni aspetto, dal matrimonio alla gravidanza al sesso, il film ha evocato uno scenario futuristico e spaventosamente plausibile, in cui la procreazione è diventata politica. Un sogno bagnato di J.D. Vance.

Il corpo è stato sempre un motivo tematico nei lungometraggi narrativi di Mascaro. Così è anche in The Blue Trail, in cui la proprietà del corpo anziano di Tereza (Weinberg) viene invalidata da editti burocratici. Ma in un glorioso “vaffa” al potere autoritario, il regista e il suo co-sceneggiatore Tibério Azul celebrano la vitalità fisica di Tereza e persino il ritrovato erotismo mentre si svolge il suo viaggio di trasformazione.

Una ripresa mozzafiato con drone verso la fine del film mostra un alligatore che scivola sulla superficie di un affluente del Rio delle Amazzoni. Simboleggia l’emancipazione di Tereza in un’elegante inversione rispetto all’inizio, quando lavorava in uno stabilimento di lavorazione della carne di coccodrillo. 

A 77 anni, Tereza pensa di avere ancora tre anni prima della sua rimozione obbligatoria da parte del governo alla “Colonia”, un insediamento isolato per anziani. La politica è progettata per liberare le generazioni più giovani dalla responsabilità e incoraggiare così la produttività e la crescita.

Quando Tereza viene informata dal suo capo alla fabbrica che sta andando in pensione non volontariamente, viene anche a sapere che lo stato ha abbassato l’età per il trasferimento da 80 a 75 anni e, fino alla rimozione, la figlia Joana (Clarissa Pinheiro) diventa la sua tutrice legale. Mascaro racconta dunque l’amara ironia di una donna che ha cresciuto la figlia da sola mentre faceva due lavori, per poi essere privata della sua autonomia mentre Joana raccoglie il sussidio economico. 

Tereza ha sempre sognato di volare su un aereo e, nel tentativo di realizzare un desiderio prima di essere portata via, cerca di comprare un biglietto all’aeroporto per una destinazione qualunque. Ma tutti i viaggi sono strettamente monitorati.

Rifiutandosi di abbandonare il suo sogno, Tereza dà a Cadu (Rodrigo Santoro), un pilota di barche fluviali dall’aspetto losco, una parte dei suoi risparmi per trasportarla lungo il Rio delle Amazzoni, a Itacoatiara, dove si dice che possa trovare un volo illegale.

La comunicazione tra loro è inizialmente laconica e lui si infastidisce alle sue domande. Ma quando un segnale di fuoco d’artificio gli dice che la rotta è temporaneamente chiusa, si fermano in un affluente per aspettare, ed è qui che Mascaro introduce il primo elemento di realismo magico che rimodella con grazia la storia. Anche la colonna sonora elettronica di Memo Guerra assume toni più rilassanti, che echeggiano i ritmi dolci del fiume.

Mentre galleggiano su un gommone, Cadu trova una “lumaca sbavante blu” sfuggente, una specie che secerne una bava cerulea che, se usata come collirio, si dice illumini il cammino di una persona verso il futuro. Non perde tempo a provarla.

Tereza è inizialmente preoccupata mentre il barcaiolo inizia a bruciare di febbre. In preda al delirio, balbetta di andare a trovare il suo amore perduto, la donna che si è lasciato sfuggire per seguire la passione della barca. Quando arriva il segnale di via libera, che dice loro che è sicuro procedere, Cadu non è in grado di guidare l’imbarcazione, quindi fa a Tereza un corso accelerato.

Tereza prosegue da sola, ma incontra anche una compagna di viaggio ideale in Roberta (Miriam Socarrás), conosciuta come “la suora”, una donna esuberante e dallo spirito libero di un’età simile che è capitano di una barca su cui naviga su e giù per il Rio delle Amazzoni vendendo Bibbie digitali a comunità fluviali credulone.

Ad ogni passo del suo viaggio, Tereza acquisisce conoscenze che espandono il suo mondo. 

La qualità picaresca della storia sta nell’essere piena di sorprese, sviluppi e colpi di scena avventurosi e divertenti. Molto della riuscita di questo film sta negli attori che vi prendono parte, in particolare Denise Weinberg: Tereza si illumina fisicamente, mentalmente, emotivamente e forse anche spiritualmente mentre continua i suoi viaggi.

Miriam Socarrás è altrettanto accattivante, con occhi luminosi, una grande risata di cuore e una contagiosa gioia di vivere. Insieme, lei e Weinberg si alimentano a vicenda di energia in un gioioso scambio di calore vitale. Ed è bello vedere Rodrigo Santoro interpretare un rude rubacuori.

I film di Mascaro si distinguono per la grande padronanza del colore e della luce. Le giungle verdeggianti che fiancheggiano il fiume sono quasi iridescenti, i cieli sono di un blu incontaminato e le increspature scintillanti del Rio delle Amazzoni e tutte le sue curve sinuose sono ipnotiche. Girato nello stretto formato 1:33, il film ha un’intimità che contrasta piacevolmente con le sue ampie vedute naturali.

Ciò che è notevole di The Blue Trail e lo rende una delizia è che nonostante tutta l’oppressione che si respira, è un film pieno di speranza e fede nella resilienza umana a qualsiasi età. L’immagine finale farà volare il cuore di ognuno. E no, non è quella che ci si aspetta.