
Per quanto dovremmo forse scomodare ideologicamente Freaks, il capolavoro del 1932 firmato da Tod Browling, per analizzare l’ultima “sventura” del Fedez nazionale preferisco rifarmi a qualcosa di più poetico.
Qualcuno sa di cosa parlo quando scrivo Grand Guignol? Pochi, forse pochissimi. Inizialmente si trattava di un teatro parigino, poi tramutatosi in uno spettacolo itinerante, risalente alla seconda metà dell’800 e oggi riproposto in giro per il mondo con un certo successo. Caratteristica delle rappresentazioni del Grand Guignol era l’essere macabro, grottesto, cruento. Protagonista concettuale era il dolore, un dolore che macinava tanti soldi.
A questo punto vi starete chiedendo perché io faccia riferimento al teatro del grottesco. Semplice, perché da quel famoso 1897 a oggi, dopo molto più di un secolo, non è cambiato niente.
Fedez non è solo un cantante o un imprenditore, è qualcosa di più: è un’immagine, per molti un’icona, per altri un simbolo, e Instagram è il suo palco, ma quello che mette in scena non è un concerto, è una vita, con gioie (ultimamente poche) e amarezze.
Ecco, qui arriviamo al punto. Gli artisti che separavano il privato dal pubblico, per mille ragioni sono un ricordo dello scorso secolo, quando pudore e intimità avevano ben altri valori, ma oggi le cose sono cambiate, in meglio o in peggio non sta a me deciderlo. Così, forse perché conscio che il pubblico di oggi è lo stesso del Grand Guignol, Fedez ha dato in pasto al mondo il suo ultimo dolore, così come fece in altre occasioni. Ha fatto tutto naturalmente, con tanto di foto sul lettino e richiami a Khaled, tenendo tutti con il fiato sospeso, tutti speranzosi che anche questa volta se la cavasse, come fortunatamente è stato, con tanto di stories in cui ha pubblicato i versi di una nuova canzone che avrebbe scritto nella notte e che, per quanto lui abbia smentito si riferiscano alla madre dei suoi figli, all’apparenza sembrano ricordare le ultime vicende familiari.
Per quanto sia bene tutto ciò che finisce bene, e noi per primi auguriamo a Fedez di riprendersi al più presto, resta l’amarezza di un mondo che ancora ha bisogno del Grand Guignol.
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