Sean “Diddy” Combs accusato di violenza sessuale da un produttore: è la quinta denuncia in pochi mesi

Rodney "Lil Rod" Jones sostiene di essere stato costretto dal cantante ad avere rapporti. Cita inoltre in giudizio tutto lo staff dell'artista per i tentativi di intimidazione subiti dall'entourage e dalle case discografiche

Sean “Diddy” Combs è stato citato nuovamente in giudizio per violenza sessuale, questa volta da un produttore che l’accusa di averlo molestato e abusato.

Rodney “Lil Rod” Jones, questo il nome del querelante, in una causa depositata lunedì 26 febbraio presso il tribunale federale di New York, sostiene di essere stato costretto da Combs a compiere atti sessuali e a organizzare incontri con alcune sex worker per lui per oltre un anno, mentre lavorava per il fondatore della Bad Boy Records al suo ultimo album.

La reazione di Sean “Diddy” Combs

In una dichiarazione, Shawn Holley, avvocato di Combs, ha definito la causa “pura finzione”. “Il suo sconsiderato fare nomi e cognomi su eventi che sono pura finzione e che semplicemente non sono accaduti non è altro che un evidente tentativo di finire sui giornali”, ha aggiunto Holley. “Abbiamo prove schiaccianti e inconfutabili, le sue affermazioni sono del tutto false”.

La denuncia segna almeno la quinta causa intentata contro Combs da quando la sua ex-compagna di lunga data Cassie, il cui vero nome è Casandra Ventura e che un tempo era sotto la sua etichetta, lo ha denunciato a novembre per violenza sessuale. Cassie, che ha raggiunto un accordo con Combs, lo ha accusato di averla ripetutamente violentata e abusata fisicamente per quasi un decennio.

Il cantante ha negato tutto. Accuse di questo tipo sono arrivate anche da una donna non identificata che era minorenne all’epoca della presunta aggressione e da Joi Dickerson-Neal, che è apparsa brevemente in uno dei video musicali di Combs, tra le altre.

Il contenuto della denuncia

Secondo la denuncia, Combs avrebbe toccato Jones senza consenso come parte del suo “modello e pratica ricorrente” di comportamento sessuale scorretto, ed è arrivato anche a sfruttare sessualmente e drogare il produttore.

“Il signor Jones ritiene che il signor Combs lo abbia drogato”, si legge nella denuncia. “Il signor Jones ricorda di essersi svegliato nudo, stordito e confuso. Era a letto con due sex worker e il signor Combs”. Jones sostiene che Combs lo stesse “adescando per passarlo ai suoi amici”.

La denuncia include diverse foto di festini a casa di Combs, in cui non solo circolavano molte sostanze stupefacenti, ma molti minorenni e sex worker venivano convinti a partecipare, quindi adescati. È in questi festini che sarebbero stati consumati i presunti atti sessuali a cui Jones dice di essere stato costretto dal magnate della musica.

Le persone coinvolte nei fatti

La causa cita anche il capo dello staff di Combs, Kristina Krorram, il figlio Justin, l’amministratore delegato della Universal Music Group sir Lucian Grainge e la casa discografica, l’ex-amministratrice delegata della Motown Records Ethiopia Habtemariam e la casa discografica, la Combs Enterprises, e molti altri. Sono accusati di aver cospirato con Combs e di aver tratto profitto dai suoi presunti crimini in una cosiddetta “impresa Ric” (dal Racketeer influenced and corrupt organizations act, che punisce le organizzazioni corrotte e associate al racket, NdT), che è essenzialmente una forma di criminalità organizzata.

“I membri dell’impresa Rico condividono tutti uno scopo comune: arricchirsi finanziariamente e sessualmente a spese di produttori, musicisti, autori, creatori e artisti, massimizzando i ricavi degli imputati attraverso mezzi fraudolenti”, si legge nella denuncia. “Gli imputati hanno beneficiato finanziariamente del loro piano per frodare il querelante, intimidendolo con minacce di violenza, minacce di isolamento dall’industria della musica e dell’intrattenimento, minacce di mancato pagamento per il lavoro completato, false promesse di pagamenti in contanti, di Grammy come produttore dell’anno e di accesso garantito a progetti futuri”.

La causa prevede, tra l’altro, richieste di risarcimento per aggressione, inflizione intenzionale di stress emotivo e violazione delle leggi sullo sfruttamento sessuale. Jones chiede almeno 30 milioni di dollari.

Traduzione di Nadia Cazzaniga