Russell Crowe, il gladiatore è tornato: “L’intelligenza artificiale è una minaccia per la creatività”

La superstar neozelandese è di nuovo a Roma nel doppio ruolo di cantante - con un concerto a Cinecittà - e di ambasciatore per sostenere la candidatura della capitale per l’Expo 2030. “Quello che ricevo qui in Italia, in termini di affetto e riconoscimento artistico, è fantastico, senza paragoni. L'IA? Siamo a un punto di svolta molto pericoloso"

Il gladiatore è tornato nell’antica Roma. E no, stavolta non per combattere nell’arena del Colosseo, ma per esibirsi dal vivo con la sua band, oltreché per ingaggiare una strenua battaglia contro l’intelligenza artificiale. Stiamo parlando di Russell Crowe, che con gli Indoor Garden Party ha suonato al Teatro Romano, all’interno degli studi di Cinecittà, affiancato dai The Gentlemen Barbers e dalla cantante irlandese Lorrain O’Reilly.

“Credo che l’intelligenza artificiale sia una minaccia alla creatività. Se lasciamo che prenda il sopravvento andrà perduta la creatività della mente umana e le nostre vite saranno tutte molto più povere”, scandisce la superstar neozelandese, maglietta nera e jeans scuri.

L’attore e regista si trova di nuovo nella capitale nel doppio ruolo di cantante e ambasciatore di Roma – ruolo di cui era stato insignito lo scorso ottobre dal sindaco Roberto Gualtieri in occasione della sua partecipazione ad Alice nella Città, la kermesse dedicata alle giovani generazioni collegata alla Festa del cinema – per sostenere la candidatura della città per l’Expo 2030 con una serie di iniziative organizzate proprio in collaborazione tra Alice nella Città, di cui sono direttori Fabia Bettini e Gianluca Giannelli, e l’assessorato grandi eventi del Comune di Roma.

[jwplayer 6gPX61T2k1q9v1yn embed=”div”]

Un concerto gratuito – compreso nel ciclo “Aspettando Alice” –  nell’ambito del tour italiano della band che il 27 giugno toccherà anche Bologna e il cui ricavato sarà devoluto alle popolazione alluvionate dell’Emilia Romagna.

Lo incontriamo prima del soundcheck. L’attore scende le scale della sala Fellini accompagnato da Bettini, Giannelli e Nicola Maccanico. Dopo aver regalato all’amministratore delegato un cappellino e una cravatta da parte del primo ministro australiano Anthony Albanese – grande fan dei Rabbitohs, squadra di football dell’attore – Crowe si concede ai giornalisti.

Russell Crowe e i pericoli dell’IA

Lo sciopero degli sceneggiatori a Hollywood è in corso dal primo maggio e l’uso dell’intelligenza artificiale è ormai un tema caldo che ha superato i confini degli Stati Uniti. “È una questione che va presa con grande, estrema e profonda serietà. E anche il fatto di avere soltanto film di enorme budget ha modificato il modo di fare cinema, cambiamenti che riguardano anche la sceneggiatura”, sottolinea l’attore.

“Siamo a un punto di svolta estremamente importante e pericoloso. Il sindacato di sceneggiatori e attori insieme ai produttori stanno spingendo per cercare di trovare una soluzione”, insiste. Crowe però non sembra particolarmente ottimista: “Si può pensare che magari, trattandosi di persone adulte, prenderanno soluzioni mature. Ma purtroppo, quando ci sono tanti soldi in gioco, la situazione non è ideale.  La speranza che ho è che una soluzione venga trovata al più presto. Per quanto mi riguarda, credo che uno sciopero prolungato o lunghe trattative tra produttori e Studios non porterebbero a una situazione migliore, ma peggiore”.

Russell Crow con Nicola Maccanico a Cinecittà

Russell Crow con Nicola Maccanico a Cinecittà

Che ne è del biopic su Mark Rothko

Abbiamo visto l’attore impegnato con la sua seconda regia, Poker Face, e l’abbiamo visto nei panni di padre Gabriele Amorth ne L’esorcista del Papa, così  come in Kraven – Il cacciatore di J.C. Chandor. Ma c’è un progetto, Rothko, legato alla vita e alle opere di Mark Rothko per la regia di Sam Taylor-Johnson che era stato annunciato e del quale non si è più saputo nulla. “Non so a che punto sia il progetto. La sceneggiatura era brillante e volevo davvero lavorare con Sam. Credo che il budget non fosse abbastanza ampio, e se vuoi fare un film su Rothko devi avere una scala produttiva di un certo tipo. Inizialmente avremmo dovuto farlo nel 2019, ma siamo al 2023”.

Russell Crowe, solo davanti al green screen

Da oltre trent’anni nell’industria cinematografica – da attore ha lavorato con grandi cineasti come Ron Howard, Michael Mann, Peter Weir, Zack Snyder – l’ex Massimo Decimo Meridio de Il Gladiatore, leggendario kolossal di Ridley Scott ha visto cambiare sotto i suoi occhi il modo di fare film. “È qualcosa che ho provato sul set di Robin Hood nel 2010 (sempre diretto da Scott, ndr). Era un set enorme con molte costruzioni e con una massiccia presenza fisica. Avevano addirittura ricostruito un castello. È lì che ho avuto la mia epifania. Mi sono reso conto che quella sarebbe stata l’ultima volta che sarei stato su un set di quella portata”, ricorda Russell Crowe.

“Poi, negli anni, ho avuto modo di partecipare ai film Marvel. Ti trovi in location enormi che in post produzione vengono riempite da altre cose e tu sei solo davanti a un green screen”. E ancora: “C’è senza dubbio nostalgia per il passato, ma bisogna fare i conti con il cambiamento. Non c’è più una via di mezzo: ormai si passa dai blockbuster a film da low budget. Manca la fetta centrale, come poteva essere un film come A Beautiful Mind. Certe cose oggi le realizzano solo con le serie tv”.

Roma, il Colosseo e il gladiatore

L’occasione del concerto con gli Indoor Garden Party è solo l’ultimo capitolo di una lunga storia che lega Russell Crowe alla Città Eterna. Basta farsi un giro sul suo profilo Instagram per scoprire quanto ami l’Italia e la sua capitale. “Il mio legame con Roma inizia con Il Gladiatore, al mille per mille. Ho fatto tante altre cose dopo quel film. Ma quello che trovo qui è assolutamente fantastico. L’accoglienza che le persone mi riservano qui è fatta di calore e familiarità”.

Quasi si commuove, il barbuto Russell: “Mi considerano quasi uno zio. È qualcosa che trascende la fama e la notorietà. Non è soltanto perché sono famoso. Quel che trovo qui in Italia, in termini di affetto e riconoscimento delle mie qualità artistiche, non lo ricevo in Australia”.

Ma Crowe ci tiene anche a sottolineare che no, nel sequel de Il gladiatore lui non ci sarà. “Non sono stato contattato e tutto quello che so sul film lo leggo sui giornali!”.

Un’ultima battuta prima di congedarsi e andare a provare con la sua band. A proposito del suo ruolo di Ambasciatore a sostegno della candidatura della capitale per l’Expo 2030. “Un concerto nel Colosseo per Roma Expo 2030? Sapete quanto cazzo sarò vecchio? Verrò con la carrozzina! Preferirei farlo l’anno prossimo!”