T-shirt e cappellino da baseball neri, sullo sfondo una camera d’albergo. THR Roma incontra Jon M. Chu su Zoom, sette ore di fuso a dividere il regista statunitense dalla sua prima intervista dedicata al lancio del trailer di Wicked, adattamento cinematografico dell’omonimo musical di Winnie Holzman e Stephen Schwartz, tratto dal romanzo Strega – Cronache dal regno di Oz in rivolta di Gregory Maguire. Romanzo a sua volta rivisitazione de Il meraviglioso mago di Oz di L. Frank Baum reso un classico senza tempo anche grazie al film del 1939 diretto da Victor Fleming con protagonista una giovane Judy Garland.
La pellicola, negli Stati Uniti in sala dal 27 novembre con Universal Pictures in attesa della seconda parte che arriverà nei cinema nel 2025 – scelta dettata, secondo quanto dichiarato dallo stesso regista con una lettera pubblicata su X nel 2022, per dare più spazio alla storia e raccontarla andando più a fondo nei personaggi – vede protagoniste Cynthia Erivo e Ariana Grande nei panni, rispettivamente, di Elphaba, la futura malvagia strega dell’Ovest, e Glinda, la strega buona del Nord.
Ma Jon M. Chu si era già confrontato con l’adattamento di un altro musical, In the Heights di Lin-Manuel Miranda, prima di prendere le redini di uno dei più grandi successi di Broadway di tutti i tempi. E si era già ritagliato un posto nella storia del cinema grazie al fenomeno mondiale Crazy Rich Asians, una delle dieci commedie romantiche con i maggiori incassi di tutti i tempi oltre che il primo film in studio contemporaneo in più di 25 anni a presentare un cast tutto asiatico.
Un tematica quella della rappresentazione presente anche in Wicked, come dimostra il primo trailer in cui Elphaba viene giudicata per il suo aspetto e la sue pelle verde. “Era davvero importante per me e Cynthia – entrambe persone di colore – fare un film su una persona letteralmente di colore che non riguarda necessariamente le cose che stiamo attraversando ora. Ma ha dei paralleli con il modo in cui le persone ci guardano”. Nel cast del film, tra i tanti, anche Michelle Yeoh, Jeff Goldblum, Jonathan Bailey e Peter Dinklage.
“Il modo migliore per riunire le persone è dare loro un buon nemico”. Una frase che si sente nel trailer e che sottolinea quanto il cinema possa essere universale, senza tempo. Come crede che Wicked film risuoni nel nostro tempo?
Penso che quella frase sia perfettamente tirata fuori da lì. Elphaba canta: “Qualcosa è cambiato dentro di me. Qualcosa non è più lo stesso. Ho smesso di giocare secondo le regole del gioco di qualcun altro” (un verso di Defying Gravity, ndr). Come per me. Questo la dice lunga. Ho iniziato a lavorare al film durante il periodo del Covid e potevo sentire che il mondo intero stava cambiando. Stiamo crescendo in un modo che non avremmo mai potuto immaginare. E abbiamo dovuto affrontare cose scomode e difficili che abbiamo messo da parte per così tanti anni. E questo è ciò di cui parla Wicked.
In che modo?
È la storia della malvagia strega dell’Ovest, questa iconica persona malvagia che pensiamo di conoscere, contro Glinda, la strega buona. Eppure non conosciamo tutta la storia, che qualcuno cioè abbia creato il termine “strega malvagia”. E forse non era lei. Forse era qualcuno che aveva bisogno di dividere quel mondo di Oz. E scopriremo che anche lei è una persona che ha molte speranze e sogni, che crede nella terra di Oz e nel mago. Ma alla fine dovrà cavarsela da sola, perché il mago non crede in lei. Penso che capiremo l’intera storia.
E penso che tutto il nostro mondo stia cercando di scoprire quale sia la vera storia e chi saremo. Dobbiamo decidere se il prossimo capitolo della nostra storia sarà scritto da noi negli anni a venire. Credo che questo ci aiuti a vedere quanto sia difficile il cambiamento e ad abbracciare l’idea che l’unica via d’uscita è passarci attraverso. E che non è solo ballare su una strada di mattoni gialli o avere qualcun altro accanto che ti dà felicità. Dobbiamo procurarcela da soli. È ciò che ci insegnano Elphaba e Glinda. E questo è il viaggio che stiamo facendo. Dobbiamo solo andare avanti.
Elphaba viene giudicata per il suo aspetto. “Sei verde”, le dicono. Quanto è importante per lei avere la possibilità di darle voce, di darle il potere di essere vista da persone che provano lo stesso? Quanto è importante per lei quel: “Sì, lo sono”?
Cynthia e io abbiamo parlato a lungo, quasi ogni volta che Elphaba si è presentata su quel set, di cosa significasse per lei farsi spazio, essere qualcuno che non sente di meritare di sognare. È così affascinante che questo sia un musical, perché dove riesce a sognare e a rivelarsi al pubblico è attraverso la musica, quando canta The Wizard and I. La sua visione è che la gente un giorno farà il tifo per lei e che il mago la capirà. Era davvero importante per me e Cynthia – entrambe persone di colore – fare un film su una persona letteralmente di colore che non riguarda necessariamente le cose che stiamo attraversando ora.
Ma ha dei paralleli con il modo in cui le persone ci guardano. E anche Ariana, la cui Glinda intraprende un viaggio davvero interessante, viene vista come qualcosa di preciso. Ma noi riveliamo che è qualcosa di molto diverso. Ariana si sente allo stesso modo nel suo personaggio pubblico rispetto alla sua persona. Abbiamo cercato di tirarne fuori quanta più verità possibile.
In questo è stato importante il confronto con Steven Schwartz e Winnie Holzman?
Steven, che ha scritto la musica, e Winnie, che ha scritto la storia, lo capiscono implicitamente. È tutto integrato e siamo noi a decidere come interpretarlo con la macchina da presa – ora che non siamo sul palco – che può arrivare a due pollici dalla loro faccia e far vedere le sfumature. Riusciamo a portare il pubblico a dire che quello che sta dicendo il personaggio non è quello che sente, e possiamo anche usare il silenzio per dipingere davvero le immagini. Cerchiamo di prendere quei momenti che si trovano tra le scene della storia, già viste sul palco, e proviamo a rivelare cose nuove su questi personaggi.
Nel trailer è possibile ascoltare alcune delle canzoni. Ovviamente hanno un ruolo molto importante nella storia. Come avete lavorato per incorporarle nella loro narrazione?
Non posso parlare molto di come ho integrato la musica nella storia, solo perché è stato fatto così tanto lavoro prima che arrivassi io. Ed è stato fatto così tanto sul palco, per vent’anni. Voglio dire: il pubblico ha parlato da solo. Continuavano a tornare a teatro. Il musical è diventato parte della nostra vita, parte della mia vita. Ho avuto modo di vedere Wicked mentre veniva preparato a San Francisco, prima ancora che arrivasse a Broadway. È stato davvero speciale per me vederlo da giovane, senza mai pensare che avrei avuto la possibilità di dirigere il film un giorno (ride, ndr). E anche in quella forma, anche se era molto diversa da quella di Broadway, aveva già tutte le radici e le caratteristiche che mi hanno afferrato e sono rimaste con me per tutti questi anni.
Si trattava di portare la mia esperienza di come io, in quando giovane asiatico-americano di inizio anni Duemila, mi sentissi nel vederlo e dire: “Wow, è come un album del mio artista preferito. Vorrei solo che i miei genitori lo vedessero per cercare di capirmi”. E così quando abbiamo iniziato a lavorare al film, si trattava di assicurarci che qualunque cosa stessimo facendo non ne togliesse il potere, e che il potere dell’amicizia tra queste due donne fosse la storia nel suo insieme. L’idea che puoi avere amici e amicizie così forti che non sempre durano. E va bene così, perché non significa che se ne siano andati. Hanno sempre la loro impronta nel tuo cuore. Era un’idea davvero riconoscibile per me.
In quest’ottica, avere un materiale di partenza già così forte e consolidato l’ha aiutata?
Lavorare con Steve e Winnie è stato davvero divertente, perché ho potuto andare pagina per pagina nella loro vecchia sceneggiatura e hanno potuto dirmi perché ogni parola è lì dentro, tutti gli alti e bassi di ogni scena, cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato o cosa è stato tagliato. Abbiamo trascorso sei mesi su Zoom ogni giorno durante il Covid parlando di ogni scena. Questo ha lasciato che tutte le cose importanti emergessero in cima. Una volta che sapevamo dov’erano le cose migliori, ci siamo detti: “Okay, cosa ci manca in questa storia?”. Abbiamo iniziato a costruire scene che servissero. Perché a volte in uno spettacolo teatrale puoi saltare alcuni ritmi emotivi, ma in un film devi davvero crederci.
E per quanto riguarda le nuove canzoni?
Non ci sono nel primo film, ma solo nel secondo. Ne parleremo in un altro momento (ride, ndr). Ma lasci che le dica una cosa: sono bellissime.
Durante il processo produttivo e poi sul set, hai mai avuto paura? Hai mai sentito la pressione di confrontarsi con un’opera così amata?
Sì, ho paura ogni giorno. La quantità di amore che c’è per Wicked è rappresentata da generazioni, da persone che hanno vissuto e ascoltato il musical e lo hanno portato nelle loro case, nella vita dei loro figli e dei figli dei loro figli. La responsabilità è profonda e la sento. Ma so anche che lavorerò meglio di chiunque altro, che ci metterò tutto il mio cuore e la mia anima e che troverò ogni opportunità per portare ciò che c’è di speciale nel film. Sono un amante del musical in sé, quindi posso assicurarli che è nelle mani giuste. Ma questo non significa che sia facile e che ogni giorno, quando siamo sul set – se lo facciamo bene – dovrebbe essere spaventoso.
In questo è stato aiutato dalle sue protagoniste?
Cynthia porta nuove sfumature ad ogni parola di questi testi e nella sceneggiatura, mentre Ariana porta parole e modi totalmente nuovi di interpretare Glinda, modi a cui le persone potrebbero non essere abituate. Ma l’essenza di questi personaggi è ciò di cui tutti ci siamo innamorati ed è ancora lì. Quel nucleo c’è ancora. Fondamentalmente ci siamo tenuti per mano, abbiamo trattenuto il respiro e abbiamo detto: “Dobbiamo, per il bene di ciò che questo progetto significa per tutti, essere audaci”. E così eravamo lì, l’uno per l’altro, per superare tutto questo, fino ad oggi. La cosa buona è che ha dato i suoi frutti, perché penso che siamo davvero orgogliosi di ciò che abbiamo creato e non vediamo l’ora che la gente lo veda.
Un’ultima domanda: come descriverebbe Wicked con una parola?
(Una lunga pausa, ndr). Una parola? Oh cavolo, è difficile. Penso che sia trascendente. Penso che sia il lavoro, la maestria che è stata curata in ogni dettaglio nelle scenografie di Nathan Crowley, nei costumi di Paul Taswell, nella fotografia di Alice Brook, con cui ho lavorato insieme al college, nelle coreografie di Christopher Scott. E poi: Cynthia, Ariana, Michelle Yeoh, Jeff Goldblum, Bowen Yang, Ethan Slater, Marissa Bode, Jonathan Bailey. Qualcosa che nessuno di noi individualmente avrebbe potuto creare. Era destino.
THR Newsletter
Iscriviti per ricevere via email tutti gli aggiornamenti e le notizie di THR Roma