Dilemma mercato vs autori, una proposta: una commissione di esperti che finanzi dieci film esordienti all’anno

Il produttore indipendente Nicola Giuliano interviene nel dibattito seguito all'intervento di Paolo Del Brocco al Bellaria Film Festival: per superare l'impasse di potrebbe costituire un fondo dedicato a cui dovrebbero contribuire non solo il ministero e dal tax credit, anche Rai Cinema, Medusa, Warner, Universal e tutti gli operatori del sistema, streamer compresi

Nicola Giuliano è fondatore, insieme a Francesca Cima, della Indigo Film. Ha tenuto a battesimo gli esordi di Paolo Sorrentino e Piero Messina.

Non ho intenzione di entrare nel merito di questa discussione causata dall’intervento di Paolo del Brocco. Mi limito a dire che le sue riflessioni sono  conseguenza di una situazione che esiste e che non può essere liquidata appellandosi ideologicamente al sacrosanto diritto di libertà dell’espressione artistica. Anche chi come me fa un mestiere diverso quello del produttore indipendente, e che si dedica al cinema degli esordi e della complessità, si pone sempre più spesso questo tipo di domande ed è costretto a fare i conti con le difficoltà a volte insormontabili di produrre e finanziare questo tipo di cinema.

Volevo provare, restando nel tema, a cercare di individuare una strada che sia propositiva, visto che la ricerca e l’affermazione di nuovi talenti e di nuove forme di narrazione sono indispensabili alla sopravvivenza dell’industria dell’audiovisivo ( “Non ci sono più i nuovi Garrone e Sorrentino” è la seconda affermazione più ricorrente nel settore dopo “il cinema  italiano è in crisi”).
Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema

Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema

Partirei dal discorso sugli esordi e da una domanda in particolare. Chi si fa carico in questo momento di finanziare questo tipo di opere? La risposta è semplice. Il tax credit, il ministero e Rai Cinema. Punto. Che tipo di budget queste fonti di finanziamento riescono a garantire? Una forbice che va dai 500 ai 900 mila euro all’incirca. Da ex organizzatore direi che, in assenza di cast di richiamo, con lo spaventoso incremento dei costi di produzione, cinque settimane di ripresa sono già un traguardo incredibile da raggiungere. Ne sono stati fatti tantissimi così, pochi hanno ottenuto una visibilità tale che permettesse ai registi di lanciarsi verso l’opera seconda, La temutissima prova riservata ai pochissimi emersi,  immediatamente catturati da realtà più potenti. Inutile dire che il discorso riguarda anche le giovani e poco strutturate Società di produzione che hanno faticosamente lavorato a quell’esordio a volte per anni.
Cosa accadeva invece negli anni dei famosi esordi dei Garrone e Sorrentino? Innanzitutto c’erano almeno due interlocutori. Gli esordi, nella nostra storia, di Sorrentino, Molaioli, Capotondi, Messina, sono stati finanziati da Mediaset/Medusa. E in ogni caso si era prevista, all’inizio degli anni 2000, una sorta di rete di sicurezza per i primi film: ne venivano finanziati dieci all’anno dal ministero con una cifra pari a 1 milione di euro di oggi (considerate l’inflazione), e il film finanziato riceveva in automatico l’acquisto della finestra pay da Tele +  e la distribuzione in sala dell’Istituto Luce. C’era quindi il budget necessario a realizzare un’opera non semplicemente amatoriale.
Matteo Garrone, regista di Io, Capitano. Il suo film è il candidato italiano agli Oscar ed è stato nominato ai Golden Globes

Matteo Garrone, regista di Io Capitano

La mia proposta è quella di tornare a un sistema non dissimile da quello, avvalendosi però della pluralità degli operatori presenti oggi sul mercato che, a parte Rai Cinema (gliene si dia il merito, anche se istituzionale in quanto società di servizio pubblico), se ne stanno sulla sponda del fiume ad aspettare di raccogliere, in mezzo a tanti cadaveri strozzati dalle difficoltà economiche e produttive, i pochi sopravvissuti.
Per essere sintetici e chiari. Io credo che vada nominata una commissione di esperti le cui capacità e valori morali siano indiscutibili. Che a questa commissione sia dato il compito di valutare qualità e fattibilità finanziaria di dieci opere prime l’anno. Che si costituisca un fondo dedicato al finanziamento di questi film generato dalla contribuzione di tutto il sistema, quindi oltre che dal ministero e dal tax credit, anche  da Rai Cinema, Medusa, Warner, Universal, Vision, Netflix, Amazon , Disney, cioè da tutti gli operatori che dopo aver ricevuto tanto proprio in termini di tax credit dalla fiscalità generale e quindi dallo Stato, restituiscano in piccola parte. Non è una tassa da pagare, è l’investimento necessario alla sopravvivenza e alla prosperità del settore in cui loro stessi operano.
Utopia? Non mi sembra un progetto così difficile da realizzare.