Margherita Giusti: “L’animazione in Italia è un mondo a parte. E più femminile, perché più ‘sicuro’ di un set”

La regista di The Meatseller, David al miglior cortometraggio, è ospite al Bellaria Film Festival 2024: “Mancano i finanziamenti, ma qualcosa si sta muovendo. Il mio è stato un caso fortunato, anche grazie a Luca Guadagnino”

Alla cerimonia dei David di Donatello dello scorso 3 maggio, Margherita Giusti si è detta giustamente orgogliosa ma non sorpresa di ritirare la statuetta annunciata settimane prima. Questo perché il “cinema breve” ha poco spazio sia nell’Accademia (con una sola categoria che racchiude anche documentario e animazione) sia nella quotidianità delle produzioni e delle programmazioni in sala.

È di fatto impossibile che chi sia riuscito a guardare il – bellissimo – cortometraggio che è The Meatseller, miglior corto ai David 2024, appunto, sia riuscito a farlo fuori da un circuito festivaliero. Anche per questo è lodevole l’iniziativa del Bellaria Film Festival 2024 che porta al suo pubblico il corto vincitore insieme agli altri quattro nominati.

“Credo che quest’anno la cinquina fosse molto particolare e già il fatto che fossimo in due, io e Simone Massi, ad avere un corto animato è comunque indicativo. O che ci fosse un lavoro sperimentale come quello di Francesco Montagner, non animazione pura ma, credo, pixelation da riprese con attori veri. Il problema fondamentale dell’animazione è economico. Costa troppo. Ma adesso comunque la richiesta del pubblico è forte”.

Gradualmente si arriverà a un punto in cui, si augura Giusti, le tantissime maestranze italiane che lavorano nell’animazione all’estero verranno riconosciute. Adesso, tuttavia, “non esiste ancora un sistema produttivo che funzioni veramente”. Sono più i piccoli progetti e i collettivi, come il suo stesso Muta Animation a fare ciò che altrove fanno gli Studios, con mezzi chiaramente ridotti.

The Meatseller è stato per me un caso molto fortunato. Ero già pronta a fare domanda per diversi bandi e residenze artistiche, che avrebbero richiesto anni, ma l’avrei fatto. Ho chiesto consiglio a Luca Guadagnino, con cui avevo già lavorato per il mio film di diploma al Centro sperimentale, ed è stato lui a voler investire direttamente nella produzione”, ricorda Margherita Giusti.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da margherita giusti (@ma.ggius)

The Meatseller, una storia vera

Non è un progetto semplice, quello di The Meatseller. Si tratta di un documentario animato che racconta la vera storia di Selinna Ajamikoko, attraverso la sua stessa voce. Selinna da alcuni anni vive in Italia, dove fa la macellaia, mestiere che ha imparato dalla madre in Nigeria. Il suo viaggio attraverso l’Africa è stato doloroso e difficile, anche da mettere in scena, ma ha avuto un lieto fine grazie anche al mestiere che è riuscita a portare avanti, vivendo del suo lavoro in Italia.

“Volevo raccontare diverse storie di empowerment femminile attraverso il lavoro. Quando ho incontrato e intervistato Selinna mi sono fermata a lei. Quello che aveva da dire era già molto forte”.

Il progetto è stato fin da subito pensato in animazione 2D, sia perché, come afferma Giusti, è questa la sua tecnica di lavoro principale, sia perché è un documentario “senza materiale”, se non la testimonianza diretta di Selinna. “Tutto quello che si vede (la violenza che subisce Selinna nei campi di concentramento in Libia, prima della traversata del Mediterraneo, ndr) è accaduto realmente, è solo reso in modo un po’ più simbolico. L’animazione serve anche a condensare tutto o a preservare Selinna nei passaggi più duri”, che il corto rende quasi onirici. “Quella sequenza, in particolare, è stata l’ultima che ho realizzato, totalmente da sola. Avevamo già, nell’ordine, scritto la sceneggiatura, fatto gli storyboard, trovato i soldi e trovato Luca Guadgnino. L’ho lasciata per ultima ed è stata la più complessa. Forse oggi la rifarei diversamente”.

Quando dice “abbiamo”, Margherita Giusti si riferisce soprattutto alla co-autrice del soggetto Margherita D’Andrea e alle colleghe (Elisabetta Bosco, Viola Mancini, Elisabetta Bonandin) con cui ha lavorato e con cui condivide il collettivo Muta Animation, nato durante la pandemia, subito dopo il diploma al Csc.

“L’animazione mi ha salvata”

“Anche in questo l’animazione è un po’ un mondo a parte. Pieno di donne (che fanno rete, ndr) soprattutto ai festival, perché è un ambiente più chiuso e più sicuro rispetto ai set”. In che senso lo spiega subito dopo: “È qualcosa che io sento particolarmente, avendo lavorato circa sei anni come assistente alla regia. Ero molto giovane, avevo circa 19 anni e sono stata davvero malissimo. L’animazione invece mi ha salvata. È strano dirlo, ma pur essendo un ambiente molto competitivo è più sano di un set, oltre a dare più libertà di espressione. Ed è nell’animazione che ho capito anche che tutti sono bravi in maniera diversa e si può sempre imparare da ciò che fanno gli altri. Invece i set, o almeno quelli che facevo io, non erano così”.

Non avrà intenzione di tornare a breve su un set, ma sicuramente Margherita Giusti ha già un piano per il prossimo futuro. Sempre con Luca Guadagnino sta pensando a un lungometraggio di animazione, di cui non può dire nulla ancora se non che non sarà un altro documentario animato. E che potrebbe essere necessariamente diverso nello stile, pur prediligendo la tecnica di disegno su carta, per reggere una canonica durata di circa 90 minuti.