
Iniziai ad interessarmi alla relazione tra arte e nuove tecnologie a partire dalle prime esperienze risalenti agli anni Settanta quando, nell’ambito di un inedito scenario e immaginario tecnologico – popolato da corpi post organici e corpi virtuali –, gli artisti iniziavano a mutuare dal mondo della comunicazione dispositivi sofisticati quali video e computer per analizzarne il funzionamento alla ricerca di nuovi effetti percettivi e di coinvolgimenti più intensi e immersivi.La teoria del transumanesimo – riconducibile all’attuale e vivacissima riflessione attorno all’intelligenza artificiale – era ancora lontana eppure il dibattito su come scienza e tecnologia possano condurre l’uomo a superare i limiti della biologia era già avviato. Ricercatore a tutto tondo, Bill Viola ha sempre sentito la necessità di studiare i dispositivi che ha utilizzato in relazione ai meccanismi della percezione umana e in questo incessante dialogo tra arte, scienza e tecnologia risiede, oltre la bellezza delle immagini evocate, il suo essere un contemporaneo “artista Rinascimentale”. Tuttavia le esperienze che ha proposto non sono solo estetiche ma soprattutto estatiche per ogni spettatore che, mente limpida e cuore aperto, si è abbandonato al suo “sublime tecnologico”. Tecnologia, fisiologia, filosofia. La sua videoarte, letta nella sua interezza, è per chi la vive una pratica ri-creativa di consapevolezza e conoscenza intima, un evento deterritorializzante e di dilatazione del tempo attraverso cui, superando i limiti del sensoriale, è possibile intraprendere un viaggio interiore verso l’Essere e la contemplazione del divino interiore.
Nel flusso del sistema video (flusso rappresentato spesso attraverso il simbolismo dell’acqua come metafora di vita, luce, fonte battesimale e pertanto purificazione, trasformazione, rinascita) lo spettatore, guidato dalle meravigliose apparizioni create dal Dio/demiurgo Viola, travalica la soglia dell’invisibile e incontra il sé inorganico, immateriale, essenziale, libero finalmente dall’ego e dall’immagine fossilizzata derivante da cultura e società che definiscono il “chi sono”. Il vero sé riconoscibile solo in un perpetuo qui e ora in cui non esiste inizio e non esiste fine. Ed è in tali esercizi di eternità e liberazione che si racchiude il senso spirituale del Buddismo Zen e del misticismo cristiano di cui la videoarte di Viola è intrisa.
La sofferenza, il dolore, la morte e tutti i temi portati avanti da Viola ci propongono, proprio come accade nella vita, un’opportunità per chi sa coglierla di guardare tutti quegli automatismi che, proprio come un video, vanno in loop guidando pensieri, azioni, decisioni. Opere meditative, dunque, che come un maestro sufi costituiscono un potenziale/potente ponte tra mondo fisico e interiore, diventando un dispositivo, tecnologico e ancestrale, di necessaria trasformazione ed evoluzione. Ed è in questo che si racchiude il senso dell’esistenza umana e dell’opera di Viola: il ricordo di Dio. Il ricordo di sé.
Questo articolo è in ricordo dell’immenso Professor Marco Maria Gazzano che nel corso degli anni ha dedicato il suo preziosissimo tempo all’Editore e al suo team nel realizzare progetti in materia di videoarte. In particolare l’esposizione “Le visioni interiori” nel 2008 al Palazzo delle Esposizioni a Roma. Riserviamo un saluto speciale alla curatrice e companga di vita Kyra Petrov.

In ricordo del Professore e critico d’Arte Marco Maria Gazzano
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