
Il museo si sta sempre più affermando come un centro vitale all’interno della comunità, un luogo di rifugio per chi cerca chiarezza e un punto di riferimento per chi è alla ricerca di risposte alle questioni contemporanee. Si è trasformato in un catalizzatore di cambiamenti, capace di stimolare incontri, riflessioni e un’accresciuta consapevolezza civica. Proust affermava che i musei sono come case in cui si custodiscono i pensieri del passato, e che il vero tesoro risiede in quei pensieri piuttosto che nelle opere stesse. Tuttavia, nonostante l’interesse per i musei, si nota una certa superficialità nell’approccio di molti visitatori, spesso ridotto a un fugace scatto di fronte a opere famose. In questo contesto, emerge l’importanza di spostare l’attenzione dalle poche opere iconiche, come la Gioconda, per riscoprire e valorizzare la vasta ricchezza delle collezioni meno conosciute. Questa riorganizzazione delle priorità potrebbe evitare che l’interesse del pubblico si concentri esclusivamente su pochi capolavori, rischiando di oscurare il valore complessivo delle collezioni.

Photo @museumselfieday
Nell’era digitale, i social media hanno giocato un ruolo crescente nel promuovere musei e monumenti, spesso attraverso l’intervento di influencer, che non fanno altro che seguire la tendenza diffusa di scattare e condividere immagini delle opere d’arte. Anche il Ministero dei Beni Culturali italiano ha avviato campagne per avvicinare il pubblico al patrimonio artistico, come l’iniziativa “L’arte ti somiglia“, che incoraggiava i visitatori a identificarsi con le opere d’arte. Un esempio emblematico è l’iniziativa #museumselfieday, promossa dall’esperto di comunicazione digitale Mar Dixon. Questo evento globale, giunto alla sua terza edizione, invita i visitatori a scattarsi un selfie davanti alla propria opera d’arte preferita e a condividerlo sui social. Il successo di questa iniziativa, che richiede la presenza fisica del visitatore davanti all’opera originale, è stato enorme, dimostrando il potenziale dei social media nel creare connessioni reali tra le persone e l’arte.

Foto @Quick_museum_arternative_social_media.
In Italia, musei come il Guggenheim di Venezia e il Museo del ‘900 a Milano hanno adottato strategie simili, sviluppando piani editoriali sui social media che includono iniziative come l’hashtag #Howdoyousee, con cui i visitatori sono invitati a condividere le loro fotografie scattate all’interno delle sale. Queste foto vengono poi selezionate e pubblicate sul profilo Instagram del museo, contribuendo a creare un dialogo continuo tra l’istituzione e il suo pubblico. Questo tipo di coinvolgimento ha portato a un significativo aumento delle presenze nei musei, come dimostrano i dati del Guggenheim, che nel 2015 ha registrato un record di 400.741 visitatori, il più alto dalla sua apertura nel 1980. Il Museo del ‘900 di Milano, ad esempio, ha utilizzato iniziative come #MuseoIdeale e #cacciaaldettaglio per coinvolgere il pubblico in modo innovativo, portando il numero di follower su Instagram da 1.600 a 12.300 in meno di un mese.

Foto @weAReinMOMA
Anche il Museo Poldi Pezzoli di Milano ha visto triplicare le visite in tre anni, grazie a campagne social mirate, come quella legata alla mostra sui quattro profili delle Dame dei Pollaiolo. Il Museo Madre di Napoli ha lanciato il concorso Show_Yourself@Madre, che ha permesso a giovani artisti di pubblicare le proprie opere online e, successivamente, di esporle nella collezione permanente del museo. Questa iniziativa ha non solo avvicinato un nuovo pubblico, ma ha anche dimostrato come il digitale possa essere un ponte verso esperienze culturali reali. D’altro canto la ripresa del turismo post-pandemia ha ulteriormente evidenziato l’importanza della digitalizzazione per i musei. I social media e le nuove tecnologie, come la realtà aumentata e il Metaverso, stanno trasformando l’esperienza museale, rendendola più immersiva e accessibile. Mentre però grandi istituzioni come la Galleria degli Uffizi e il Museo Egizio di Torino stanno guidando questa transizione, molte altre realtà, soprattutto quelle di piccole dimensioni, faticano a tenere il passo a causa della mancanza di risorse e competenze digitali.
Basarsi, quindi, unicamente sui social media può risultare limitante. L’obiettivo principale dovrebbe essere quello di coinvolgere attivamente il pubblico, ispirando giovani e adulti a esplorare e apprezzare consapevolmente la diversità e la ricchezza del patrimonio culturale. È inoltre fondamentale finanziare progetti di valorizzazione che possano essere guidati da giovani ben preparati, desiderosi di dare il loro contributo in luoghi meno noti del nostro paese. Il rilancio del turismo e l’accelerazione della digitalizzazione nei musei sono certamente progressi significativi, ma per ottenere una trasformazione duratura è necessaria una strategia nazionale che vada oltre il semplice richiamo dei visitatori tramite il marketing digitale. Il dibattito sull’evoluzione dei musei non dovrebbe limitarsi alle polemiche su ospiti VIP e alla ricerca di nuovi pubblici, ma piuttosto concentrarsi sulla valorizzazione complessiva del patrimonio culturale. È fondamentale spostare l’attenzione dalle poche opere iconiche, che spesso monopolizzano l’interesse generale, per riscoprire e promuovere la vasta ricchezza delle collezioni meno conosciute. Questo cambiamento di prospettiva non solo arricchirebbe l’esperienza culturale dei visitatori, ma contribuirebbe anche a una più profonda consapevolezza del patrimonio artistico e culturale.
In questo contesto, l’apertura dei depositi museali rappresenta una delle strategie più promettenti. I depositi, tradizionalmente inaccessibili al pubblico, custodiscono una quantità enorme di opere d’arte e reperti storici che raramente vedono la luce. Aprire questi spazi significa offrire ai visitatori l’opportunità di esplorare una parte del patrimonio culturale spesso trascurata. Uno degli esempi più significativi di questa tendenza è il Museo Archeologico Nazionale di Paestum Velia, uno dei primi a inaugurare l’apertura del proprio deposito al pubblico. Questa iniziativa non solo amplia l’offerta culturale del museo, ma consente anche di valorizzare opere e reperti che altrimenti rimarrebbero nascosti. I visitatori possono così immergersi in un’esperienza più completa e approfondita, scoprendo pezzi di storia che altrimenti resterebbero relegati nell’ombra.

‘Museo vivo’ utilizzo della realtà virtuale nel museo nazionale archeologico di Cerveteri. Foto ANSA
Per garantire che i musei rimangano pertinenti e sostenibili nell’odierno scenario globale, è essenziale adottare una strategia che integri in modo armonioso l’innovazione digitale, l’educazione e la promozione culturale. I musei devono continuare ad adattarsi, non solo per attrarre nuovi visitatori, ma anche per diventare centri attivi di dialogo e inclusione, in grado di affrontare le sfide contemporanee e contribuire a un futuro più giusto e sostenibile. È cruciale trovare un equilibrio tra modernizzazione e tradizione, accessibilità e investimento culturale, concentrandosi non solo sulla quantità di ingressi, ma soprattutto sulla qualità dell’esperienza offerta, con una visione orientata a un investimento a lungo termine.
This content was entirely crafted by Human Nature THR-Roma
THR Newsletter
Iscriviti per ricevere via email tutti gli aggiornamenti e le notizie di THR Roma