Ciò che resta della notte: amore, fuga e desiderio, il romanzo rock’n’roll di Francesco Giuliani nel vortice delle passioni

Relazioni, ossessioni, tradimenti, sesso e tantissima musica per un esordio letterario inusuale. Dove le canzoni - dai Rolling Stones a Dylan, da Clapton agli Who - sono le schegge di redenzione in una narrazione febbrile e fortemente sensuale, quasi un viaggio cinematografico tra abisso e rinascita. Nelle librerie dal 21 giugno

“L’essere umano è un abisso, vengono le vertigini a guardare giù”: certo, questo lo disse, in un altro mondo, Wozzeck nell’omonima opera lirica di Alban Berg. Ma lo si potrebbe dire pure di Julian, cinquantenne inopinatamente diventato chirurgo plastico, in effetti malato di musica. Nel suo caso prevalentemente rock e blues, gli infiniti Rolling Stones o l’Eric Clapton di Call Me the Breeze, ma non solo, ovviamente anche Muddy Waters e il Van Morrison di Tupelo Honey, eppure affiora il jazz esistenziale di Keith Jarrett e persino la rabbia liberatoria dei Clash. È anche ossessionato dall’amore, Julian, nel senso che si perde costantemente – egocentricamente, follemente, visionariamente – nel vortice delle sue relazioni con le donne (che sin da subito ammette di non capire): un intreccio di passioni anche violente, la moglie Francesca, l’amante White, prima c’erano state Vicky e pure Frida, un vortice di innamoramenti, tradimenti, attrazioni e abbandoni. Come accade nelle canzoni che ci accompagnano da tutta la vita, l’amore è una sorta di maleficio, talvolta esaltante talaltra mortifero, e la passione è la condizione che determina le nostre esistenze: di questo parla, in sostanza, Ciò che resta della notte, il primo romanzo di Francesco Giuliani, che dal 21 giugno approderà in libreria con Marlin editore, di passioni che si nutrono l’una dell’altra, talvolta letali, quasi sempre brucianti (anche quando durano meno di un lampo d’immaginazione).

Lo scrittore e avvocato Francesco Giuliani, autore di Ciò che resta della notte

Lo scrittore e avvocato Francesco Giuliani, autore di Ciò che resta della notte

È un libro rock’n’roll questo di Giuliani, nel senso che è la musica a puntellare questo romanzo degli abissi, un libro sensuale non solo perché narra l’eros egocentrico del suo protagonista perduto nel vortice delle sue amanti – dove pure Thanatos ha un suo ruolo – e non solo perché il suo rapporto con la musica, con gli strumenti, con le chitarre, le Telecaster e le Gibson, e finanche i giradischi, i vinili, i microfoni, gli amplificatori è ovviamente sensuale, ma perché perduto nel mondo dei sensi è anche il suo rapporto con la Napoli nella quale Julian ritorna dalla Roma dove lavora, l’increspatura delle onde, la luce del Golfo, il calore dei vicoli.

“I miei tradimenti non si limitavano al ristretto ambito del sesso; non avrebbe avuto senso, e forse non ce l’avrei fatta, pieno come ero del mio idealismo infarcito di ipocrisia”, dichiara Julian, drogato d’amore, tra un concerto, un dj-set e una valanga di canzoni, che sbucano ad ogni angolo, tra un abbraccio, un amore, un incontro, una scenata violenta, quasi a comporre una vera e propria colonna sonora al romanzo. Non a caso, dato che Ciò che resta della notte ha un’anima cinematografica, zeppa di immagini, suoni e dialoghi infiniti.

La copertina di Ciò che resta della notte, di Francesco Giuliani

La copertina di Ciò che resta della notte, di Francesco Giuliani

E non a caso Giuliani-Julian ha realizzato una vera e propria playlist, estremamente ampia e varia, a commentare il libro, dall’epifania tragica di Like a Rolling Stone di Bob Dylan all’attacco liberatorio di Glad dei Traffic (che addirittura provoca lacrime al nostro nelle prime pagine del romanzo), passando dagli orizzonti infiniti di Epitaph dei King Crimson e la disperata speranza di Can’t Find My Way Home dei Blind Faith (e ne stiamo citando solo una manciata di questo soundtrack grandissimo e straordinariamente vario).

Sono schegge di redenzione, le canzoni, a fronte di un matrimonio ormai infelice, dove l’incontro con Alexandra detta White (la quale scrive di musica su un giornale, peraltro) fa saltare tutte le certezze di Julian in un crescendo ipnotico che sembra il mantra terrorizzante di I Want You, il pezzo più oscuramente potente dei Beatles (che nel libro non c’è, ma ci starebbe bene).

La musica come chiave di comprensione delle scene, anche: come quando (non riveliamo troppo, i sacrifici al Dio Spoiler sono vietati) una delle scene di sesso più torride del libro – non sono poche – è preannunciata da Behind Blue Eyes, uno dei pezzi-icona degli Who. Citiamo a memoria il testo: “No one knows what it’s like to be the bad man, to be the sad man, behind blue eyes” (nessuno sa cosa voglia dire essere il cattivo, essere quello triste, dietro occhi azzurri, dicono Pete Townshend & co, concludendo “my love is vengenace, that’s never free”, “il mio amore è una vendetta, mai gratuita”).

La chiave di comprensione è la fuga, la paura, l’amore e la morte. E soprattutto il desiderio: per quello ci sono mille canzoni che parlano all’anima. Anche quella che sanguina in eterno, al suono di una Telecaster lancinante, libera e dolorosa.