
Sabato inizia con un accreditato che tenta di entrare in Sala Grande con nonchalance, pedalando in bicicletta. La sicurezza lo blocca immediatamente, ma lui replica: “Nel foyer c’è tanto spazio inutilizzato.”
Harmony Korine si presenta alla conferenza stampa del suo delirante Baby Invasion, film girato in prospettiva multiplayer in realtà aumentata, con un gigantesco sigaro acceso. Sembra Baby Hermann di Roger Rabbit. Alla domanda di un giornalista “Come pensa che distribuirà questo film?”, risponde in una nuvola di fumo “chi ha mai detto che voglio distribuirlo?!”. In conferenza anche un Baby Invader mascherato che, nell’ilarità generale, risponde alle domande solo scuotendo la testa.
In giro per il festival con un nido d’uccelli in testa. Fa parte della troupe del film brasiliano Manas in concorso alle Giornate degli Autori. Il cappello è un copricapo indigeno portafortuna che si chiama Tererè.
Netflix organizza un party a bordo piscina all’Hotel Excelsior. L’ufficio stampa internazionale comunica: “A partire dall’autunno ci saranno molte interviste da fare.” Finalmente i giornalisti possono brindare.
In serata è programmata la proiezione del film in concorso, The Brutalist, con Adrien Brody. Il titolo sfiora le quattro ore di durata e l’organizzazione senza preavviso decide di ripristinare l’intervallo a metà proiezione. I giornalisti inizialmente disorientati, si alzano per sgranchirsi. Poi all’improvviso compare il conto alla rovescia sullo schermo, nessuno è al suo posto, buio e confusione generale.
Ma, a proposito di stroncature, come si concludono le serate al Festival? Con uno sgroppino dal Maleti: 300 g di sorbetto al limone, 20cl di prosecco extra dry e 5 cl di vodka. Gli astemi? Riportano tutti gli altri a casa.
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