The Last of Us 2: parlano Pedro Pascal, Bella Ramsey e Gabriel Luna

La serie, la cui prima stagione è stata molto amata, arriva il 14 aprile su Sky, in contemporanea con l’America

LOS ANGELES – A poco più di un anno dal debutto della prima stagione, la serie HBO e Sky Exclusive ispirata al capolavoro videoludico di Naughty Dog è pronta a riportare gli spettatori nell’universo post-apocalittico di Joel ed Ellie. 

La seconda stagione arriverà in esclusiva su Sky dal 14 aprile, in contemporanea assoluta con gli Stati Uniti, e per parlare di questi nuovi attesi sette episodi, parte del cast e i creatori della serie si sono riuniti al London Hotel di West Hollywood: Pedro Pascal, Bella Ramsey, Gabriel Luna, Isabela Merced, Young Mazino, insieme agli showrunner Craig Mazin e Neil Druckmann.

Cosa significa ritornare con il secondo capitolo di una serie di successo come The Last of Us?

Pedro Pascal: È davvero una cosa speciale per me tornare in questo mondo, soprattutto ora, con un’identità nuova, espansa in un certo senso. C’è qualcosa di emozionante nel poter offrire al pubblico una nuova stagione di uno show che è stato molto amato al suo esordio, in cui tutti noi abbiamo messo così tanto impegno e lavoro. Lo si capisce guardando quanto è dimagrito Craig Mazin, uno dei nostri creatori 

Come è cambiato il vostro lavoro sul set, ora che i vostri personaggi sono più vecchi di cinque anni? 

Bella Ramsey: Ellie, il mio personaggio, l’abbiamo lasciata che aveva quattordici anni, ora ne ha diciannove. Per lei l’adolescenza è stato un periodo molto formativo, anche questo è uno dei motivi per cui lei e Joel (il personaggio di Pascal, ndr), hanno avuto una relazione conflittuale, anche se in realtà ci sono ragioni più profonde. Devo dire che non mi è piaciuta la sensazione di essere antagonista di Pedro in alcune scene. In realtà, a camere spente, siamo sempre rimasti amici, ci sopportiamo ancora piuttosto bene.

Dunque, sembra di capire, che il rapporto tra il protagonista e Bella è destinato a rafforzarsi e ad evolversi?

PP: Innanzitutto, per me, è stato interessante scoprire l’evoluzione di Joel.  In effetti, tuttavia, per il mio primo giorno sul set, gli showrunner Craig Mazin e Neil Druckmann mi hanno fatto il regalo di girare diverse scene in cui eravamo solo io e Bella. Nonostante fra i nostri due personaggi ci fosse una distanza dolorosa, per me è stato molto piacevole perché nelle pause eravamo comunque insieme: mi sono sentito un po’ come se fossi tornato a casa.  

Quali sono i cambiamenti nel suo approccio al personaggio dopo aver passato insieme a lui una intera stagione?

PP: Ero grato di essere tornato a vestire i panni di un personaggio che amo, anche se in realtà per questa stagione ho fatto più fatica a separare lo stato d’animo di Joel dal modo in cui mi sentivo personalmente. Al punto che non è stato molto sano per me.  Sentivo realmente quel dolore e suppongo che questo non fosse una cosa positiva per il mio corpo e per la mia sanità mentale. 

Nella prossima stagione vedremo tornare Tommy Miller, il fratello di Joel interpretato da Gabriel Luna

PP: Diciamo che per i nostri due personaggi è stato costruito un bellissimo arco narrativo. Ho cominciato The Last of Us insieme a Gabriel. Per conoscerci meglio, prima dell’inizio della prima stagione, io e lui siamo andati a fare rafting insieme e ci siamo divertiti parecchio. Poi abbiamo girato le prime scene della serie, in cui eravamo molto uniti. Dopodiché i nostri personaggi si sono separati, per poi ritrovarsi in mezzo alla neve, molto tempo dopo. Questo ha fatto tornare in Joel diverse memorie dal passato, che hanno scatenato in lui emozioni importanti. È sembrato logico riprendere la seconda stagione approfondendo quel rapporto che si era perso. 

Come ha iniziato a costruire una relazione con Pedro Pascal, che vi consentisse di interpretare quella dei vostri personaggi sullo schermo

Gabriel Luna: Penso che sia importante ricordare che prima di iniziare a lavorare insieme, c’è stata una chiamata Face Time fra di noi, che mi ha fatto sentire un’inquietante familiarità con Pedro. Ero ancora in quarantena e le frontiere erano chiuse. Pascal mi ha anche mandato del materiale per studiare insieme gli accenti dei nostri personaggi. Entrambi abbiamo passato parecchio tempo in Texas, lui ha vissuto a San Antonio e io sono cresciuto ad Austin; quindi, sin da subito abbiamo avuto delle radici comuni da cui partire. Quando ci siamo trovati di persona, per provare il testo di una scena al tavolo di un bar, ho capito che fra noi si era creato un legame reale, su cui avremmo potuto lavorare. Questo ci ha permesso di prendere il copione di questi nuovi episodi e farlo nostro, senza cambiare le battute ma redendolo più personale.