
James Cameron, il regista premio Oscar di film come Avatar, Terminator e Titanic, sembra cautamente ottimista sul ruolo che l’intelligenza artificiale generativa può giocare nel cinema, anche se nutre qualche riserva sui prompt “alla maniera di” che hanno proliferato dopo che nelle scorse settimane molte immagini nello stile dello Studio Ghibli hanno invaso internet.
“Penso che dovremmo scoraggiare il prompt di testo che dice ‘alla maniera di James Cameron’ o ‘alla maniera di Zack Snyder'”, ha detto Cameron in un podcast, aggiungendo: “Mi fa venire un po’ di mal di stomaco”.
Eppure, Cameron riconosce che la capacità di creare contenuti che imitano grandi talenti è innegabilmente interessante e rispecchia ciò che lui stesso fa nella sua testa.
“Aspiro a essere nello stile di Ridley Scott, nello stile di Stanley Kubrick. Questo è il mio prompt di testo che mi gira in testa come regista”, ha detto Cameron. “Nello stile di George Miller: grandangolo, basso, a tutta velocità, che arriva a un primo piano stretto. Sì, voglio farlo. Conosco le mie influenze. Tutti conoscono le proprie influenze.”
Cameron è stato ospite di Boz to the Future, il podcast condotto da Andrew Bosworth, il CTO del gigante tecnologico Meta. L’ultimo episodio, uscito mercoledì, presentava una lunga conversazione sull’intelligenza artificiale generativa, con Cameron che si mostrava ottimista sul suo utilizzo negli effetti speciali e incerto se gli studi, i giganti tecnologici e i legislatori dovesserero concentrarsi sulla regolamentazione degli input dei modelli di intelligenza artificiale o degli output.
Cameron l’anno scorso è entrato nel consiglio di amministrazione della società di intelligenza artificiale Stability AI. Stability è l’azienda dietro il modello di immagini Stable Diffusion.
“Ai vecchi tempi, avrei fondato un’azienda per capirlo. Ho imparato che forse non è il modo migliore per farlo. Così ho pensato: ‘Va bene, entrerò nel consiglio di amministrazione di una buona azienda competitiva che ha una ottima reputazione'”, ha detto Cameron a proposito della decisione. “Il mio obiettivo non era necessariamente fare un sacco di soldi. L’obiettivo era capire lo spazio, capire cosa hanno in mente gli sviluppatori. A cosa puntano? Qual è il loro ciclo di sviluppo? Quante risorse devi investirci per creare un nuovo modello che faccia una cosa specifica, e il mio obiettivo è cercare di integrarlo in un flusso di lavoro di effetti speciali.”
“E non è solo ipotetico, se vogliamo continuare a vedere il tipo di film che ho sempre amato e che mi piace fare e che andrò a vedere – chiamatelo Dune, Dune – Parte Due, qualcosa del genere, o uno dei miei film, o grandi film con molti effetti e molta CG – dobbiamo capire come dimezzare i costi”, ha continuato. “Ora, non si tratta di licenziare metà del personale e della società di effetti speciali. Si tratta di raddoppiare la loro velocità di completamento di una determinata inquadratura, in modo che la tua cadenza sia più veloce e il tuo ciclo di produzione sia più veloce, e gli artisti possano passare a fare altre cose fighe e poi altre cose fighe, giusto? Questa è la mia visione a riguardo.”
Quando si tratta della controversa questione del “training” dei modelli di intelligenza artificiale, Cameron sembra suggerire che i regolatori e gli avvocati dovrebbero concentrarsi maggiormente sull’output dei programmi e della tecnologia AI, piuttosto che sugli input e sui dati di addestramento.
“Molta dell’esitazione a Hollywood e nel mondo dell’intrattenimento in generale, riguarda le questioni del materiale di origine per i dati di addestramento, e chi si merita cosa, e la protezione del copyright e tutta quella roba lì. Penso che le persone la stiano guardando nel modo sbagliato”, ha detto Cameron a Bosworth. “Sono un artista. Chiunque sia un artista, chiunque sia un essere umano, è un modello. Sei già un modello, e hai un computer di carne e ossa da un chilo e mezzo.”
“Siamo modelli che si muovono nello spazio e nel tempo e reagiscono in base ai nostri dati di addestramento”, ha continuato. “Quindi il mio punto di vista è che, come sceneggiatore, come regista, se copio esattamente Guerre Stellari, mi faranno causa. Anzi, non arriverò nemmeno a quel punto. Tutti diranno: ‘Ehi, è troppo simile a Guerre Stellari, ora ci faranno causa’. Non riceverò nemmeno i soldi. E come sceneggiatore, hai una sorta di filtro etico incorporato che dice: ‘Conosco le mie fonti, so cosa mi è piaciuto, so cosa sto emulando’. So anche che devo allontanarmene abbastanza da farla diventare una mia creazione indipendente. Quindi penso che l’intera faccenda debba essere gestita da un punto di vista legale, per quanto riguarda l’output, non l’input. Non puoi controllare il mio input, non puoi dirmi cosa guardare e cosa vedere e dove andare. Il mio input è qualunque cosa io scelga che sia, e qualunque cosa si sia accumulata nel corso della mia vita. Il mio output, ogni sceneggiatura che scrivo, dovrebbe essere giudicata in base a quanto sia troppo simile, troppo vicino al plagio.”
Invece, Cameron delinea una visione in cui prodotti di intelligenza artificiale più mirati aiutano i registi a creare le loro visioni in modo più completo, sostenendo che i giganti dell’intelligenza artificiale come OpenAI e, sì, anche Meta, non sono realmente in competizione per il business di Hollywood.
“Guardate OpenAI, il loro obiettivo non è fare film con l’intelligenza artificiale generativa. Voglio dire, siamo un piccolo neo sul loro sedere, intendo in termini di scala di cui stiamo parlando, vogliono realizzare prodotti di consumo per 8 miliardi di persone”, ha detto Cameron. “E sono sicuro che Meta si muova in maniera simile… i film sono solo una piccola, minuscola applicazione, un minuscolo caso d’uso. Questo è il problema. Quindi saranno gruppi di sviluppatori di intelligenza artificiale generativa più piccoli, tipo boutique, a cui posso rivolgermi e dire: ‘Ehi, ho un problema qui. Si chiama rotoscopio’.”
Cameron sta attualmente lavorando al prossimo film della saga di Avatar, Avatar: The Seed Bearer, che uscirà a dicembre e, a quanto pare, includerà una didascalia che indica che non è stata utilizzata alcuna intelligenza artificiale generativa nella creazione del film.
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