Rebel Moon non avrebbe dovuto avere una director’s cut. Ma Zack Snyder la farà comunque

Il regista promette una "Snyder Cut" di un'ora più lunga per il suo prossimo film in due parti su Netflix. "Per me è un'immersione profonda, versioni alternative che ho sempre realizzato nel corso della mia carriera"

Rebel Moon, l’epopea fantascientifica di Zack Snyder a cavallo tra Star Wars Dune (e qualche rallenty), è stata presentata con il primo teaser trailer direttamente dal palco della Gamescom di Colonia. Il regista de L’uomo d’acciaio ha già rivelato i suoi piani per una versione più lunga del progetto, che comprenderà circa un’ora di riprese aggiuntive. Un’altra – ennesima – “Snyder Cut”.

Prima di arrivare alla spiegazione di Snyder, ci si potrebbe chiedere perché Rebel Moon abbia bisogno di una versione alternativa. Il regista non sta realizzando un titolo di supereroi della Warner Bros. obbligato a soddisfare i requisiti restrittivi di distribuzione nelle sale: Rebel Moon è destinato a Netflix e viene già distribuito in due parti.

Se Snyder voleva che la durata fosse maggiore – e dato che aveva già la libertà creativa di girare le riprese aggiuntive e il budget per completarle con gli effetti visivi – perché non rilasciare direttamente quella versione sul servizio di streaming? La cosa insolita è che Rebel Moon ancora non lo ha visto nessuno.

I tagli del regista sono di solito considerati reattivi e correttivi, e danno ai fan la promessa di un miglioramento. Forse i fan di Snyder considereranno Rebel Moon perfetto così com’è? (E anche se così non fosse, un regista non dovrebbe almeno fingere che sia così fino all’uscita del film?).

Una “Snyder cut” di Rebel Moon

Snyder, dal canto suo, riconosce che la sua inclinazione a rielaborare retroattivamente i suoi film è in qualche modo “nota”, e ha spiegato il suo ragionamento in questo modo sul sito di pubbliche relazioni di Netflix: “La director’s cut di Rebel Moon contiene quasi un’ora di contenuti extra, quindi penso che sia una versione più estesa dell’universo cinematografico”, ha dichiarato il regista di 300.

“Contiene molti più dettagli. La director’s cut per me è un’immersione profonda, che notoriamente ho sempre realizzato nel corso della mia carriera. Non so perché, ma quello che posso dire è che per me le director’s cut sono sempre state qualcosa per cui ho dovuto lottare”, ha continuato il regista.

“Nessuno li voleva. Era un frutto illegittimo che cercavo sempre di mettere insieme, perché pensavano che ci fosse una versione più profonda dei miei lavori – aggiunge Snyder – con Netflix, invece, abbiamo girato delle scene apposta per la director’s cut. Quindi, in questo senso, è stata una vera e propria rivelazione, perché dà un secondo impulso ai fan. Sono davvero entusiasta!”.

Un metodo discusso

In precedenza, Snyder ha creato versioni estese di Justice League del 2017, Batman v. Superman: Dawn of Justice del 2016, Dawn of the Dead del 2004, Sucker Punch del 2011 (Snyder ha in programma un ulteriore montaggio di Sucker Punch) e Watchmen del 2009.

Si tratta di un approccio cinematografico che è l’opposto di quello classico. Martin Scorsese, in un’intervista a EW nel 2019, ha affermato che non avrebbe mai realizzato una director’s cut: “No, no, no, no, no!”.

“La director’s cut è il film che viene distribuito – ha spiegato il regista di The Irishman – a meno che non sia stato tolto al regista dai finanziatori e dallo studio. Il regista ha preso le sue decisioni in base al processo che stava affrontando in quel momento. Potrebbero esserci problemi di soldi, qualcuno potrebbe morire durante la realizzazione, lo studio cambia direzione e la nuova guida lo odia. A volte il regista dice: ‘Vorrei poter tornare indietro e rimettere tutto a posto’. Sono cose che succedono. Ma credo che, una volta che il dado è tratto, bisogna accettarlo e dire: ‘Questo è il film che ho fatto in quelle circostanze'”.

Detto questo, si potrebbe sostenere che l’approccio di Snyder sia altrettanto valido. Peter Jackson ha rilasciato le acclamate edizioni estese della sua trilogia de Il Signore degli Anelli, vincitrice di molteplici Oscar. George Lucas ha realizzato diverse versioni della sua trilogia originale di Guerre stellari (con risultati certamente contrastanti). Dichiarare: “Ci sarà una sola versione di ogni film, ora e per sempre”, sembra una posizione arcaica nata dal vecchio sistema di produzione degli Studios che di fatto imponeva questa politica.

Approccio moderno?

L’approccio di Snyder è probabilmente più moderno. È come la differenza tra scrivere un libro con una macchina da scrivere e un computer portatile: l’era della distribuzione digitale si presta più facilmente alla revisione. Inoltre, ovviamente, la seconda versione “ma aspettate, questa versione è diversa/migliore” è un modo per generare potenzialmente più entrate, non solo per dare un altro morso artistico alla mela. Snyder ha certamente il tipo di rapporto con la sua base di fan che gli permette di promuovere i vantaggi di una diversa interpretazione della sua visione.

Tuttavia, Star Wars e Il Signore degli Anelli non sono stati originariamente costruiti per riempire l’infinita voragine dello streaming. Quindi il progetto di Rebel Moon ha qualcosa di incerto: “Ma se non vi piace, ce n’è un altro!” o “Ecco alcune scene che mi piacciono, ma di cui non sono molto sicuro”.

La prima parte di Rebel Moon si intitola A Child of Fire, e debutterà su Netflix il 22 dicembre, mentre la seconda si chiama The Scargiver, con l’uscita prevista per il 19 aprile 2024. I film hanno come protagonista Sofia Boutella nel ruolo di Kora, “una donna misteriosa che aiuta a organizzare i residenti pacifici di un pianeta per combattere contro un governo autoritario”. Nel cast figurano anche Doona Bae, Ray Fisher, Staz Nair, Michiel Huisman, Charlie Hunnam, E. Duffy e Djimon Hounsou.

Traduzione di Pietro Cecioni